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Cantina Suavia: il rilancio del Trebbiano di Soave grazie alle sorelle Tessari

La storia della Cantina Suavia e delle sorelle Tessari rilancia il Trebbiano di Soave nel cuore della zona Classica. Da Fittà a Milano, tra sperimentazione, tradizione e identità territoriale

 
21 aprile 2025 | 17:30

Cantina Suavia: il rilancio del Trebbiano di Soave grazie alle sorelle Tessari

La storia della Cantina Suavia e delle sorelle Tessari rilancia il Trebbiano di Soave nel cuore della zona Classica. Da Fittà a Milano, tra sperimentazione, tradizione e identità territoriale

21 aprile 2025 | 17:30
 

Ad uscire dalla routine della saga “vino+famigliona all’italiana” può aiutarci la storia della Cantina Suavia e della casata Tessari: sembra una di quelle in cui alla fine arriva il 7° cavalleggeri e «saves the day», come si dice in neoitaliano. Al dì d’oggi quest’azienda vitivinicola medio-piccola si presenta a Milano da “Linfa”, ristorante vegano-gluten free, ma pensate un po’: per i Tessari l’impianto delle vigne risale ai primi del ‘900, e comunque la vera svolta è il 1982, quando Giovanni e Rosetta, marito e moglie, decidono di interrompere il conferimento delle uve alla cantina sociale per vinificare in proprio, nel cuore della zona classica del Soave (Vr).

Cantina Suavia: il rilancio del Trebbiano di Soave grazie alle sorelle Tessari

Dal 1982 la famiglia Tessari ha deciso di vinificare in proprio

Suavia, una sfida controcorrente

Due i segni del cielo che dovrebbero invitare a lasciar perdere da subito: quattro figlie, in un’epoca in cui il “metoo” non è manco all’orizzonte e in campo enologico si possono ancora proferire bestialità del tipo «chi dice donna dice danno»: e neppure sottovoce. E poi un’entità problematica come il Trebbiano di Soave, di cui si progetta il rilancio: rispetto alla Garganega, altro alfiere del territorio, il Trebbiano è poco produttivo, richiede maggiori cure e attenzioni, è confondibile con un cuginame tutt’altro che nobile, come il Trebbiano Toscano, o Spoletino, o Abruzzese, viene identificato a torto o a ragione con il vinaccio del contadino, che se lo beve perché non può permettersi altro. Ma chi gliel’ha fatto fare, a Giovanni e Rosetta?

Cantina Suavia: il rilancio del Trebbiano di Soave grazie alle sorelle Tessari

Suavia: le sorelle Tessari

Ed è qui che arrivano i nostri, ma solo dopo lunga attesa: pian piano un trio di figlie benintenzionate (Meri, Alessandra e Valentina Tessari) prende in mano le redini dell’azienda vitivinicola e si dedica anzitutto a crederci, e in secondo luogo a modernizzare locali e impianti. Valorizzando il territorio e i suoi assi nella manica, da intendersi come sinonimo di “asset”(=risorsa): i terreni vitati hanno il privilegio di collocarsi nel punto più alto della zona Classica della denominazione del Soave, precisamente in località Fittà, nel comune di Soave, ad un’altitudine di 296 metri sul livello del mare. La zona Classica è la più antica, delimitata per la prima volta nel 1931, nonché la più vocata alla produzione del Soave per il microclima collinare e per la tipologia di terreni che qui si possono trovare, per lo più di origine vulcanica.

Suavia, il Trebbiano come bandiera

Oggi, Suavia si fa portavoce della necessità di riconoscere il Trebbiano di Soave come varietà obbligatoria nella composizione del Soave Doc, affinché la denominazione possa mantenere il suo legame più autentico con la storia e il terroir. «Riteniamo che sia arrivato il momento di restituire al Trebbiano di Soave il ruolo che merita all’interno della nostra denominazione. È un vitigno che ha sempre fatto parte della storia del Soave e che esprime con grande autenticità il carattere del nostro territorio», affermano le sorelle Tessari.

Cantina Suavia: il rilancio del Trebbiano di Soave grazie alle sorelle Tessari

Suavia: i vigneti

«La nostra famiglia - ribadisce Alessandra, portavoce di mestiere - crede da sempre in questo vitigno ma ha dovuto risalire la corrente; per dirne una, le quantità coltivate sono scese fino a contare meno del 2%, nell’area di Soave. Noi, collaborando con la Facoltà di Enologia dell’Università di Milano, abbiamo individuato 14 genotipi diversi di Trebbiano, li abbiamo monitorati per un paio d’anni studiando tutti gli aspetti vegetativi e produttivi, e abbiamo messo a dimora il risultato di questo sforzo analitico».

Suavia, le sfumature del Soave

Risultato: Cantina Suavia ha fatto del Soave Classico il suo punto di forza, diventando leader di mercato. Ora possiamo considerarci degli specialisti di questo vino, con l'obiettivo di affermarci sui mercati italiani ed esteri come punto di riferimento assoluto. La scelta è dunque quella di un’espansione verticale. Qui a Milano, da ‘Linfa’, abbiamo portato “Opera semplice”, un metodo classico sperimentale a dosaggio zero che viene prodotto solo nelle annate migliori, con i grappoli più belli e sani di Trebbiano di Soave. Maturazione in acciaio, sosta sui lieviti per 24 mesi in bottiglia e permanenza post-sboccatura in bottiglia per altri 24 mesi.

Cantina Suavia: il rilancio del Trebbiano di Soave grazie alle sorelle Tessari

Suavia: i vini degustati a Milano

Ancor più rappresentativo della storia e delle prospettive aziendali il Massifitti, Bianco Veronese Igt, 100% Trebbiano di Soave. Le uve provengono da un terreno esposto a sud, ad un’altitudine di 300 metri. Il nome Massifitti descrive il suolo vulcanico di quest’area, ricco di rocce basaltiche compatte di grandi dimensioni. Di un bel giallo paglierino, poco meno che brillante, il Massifitti al naso esprime aromi delicati di fiori bianchi, agrumi e un tocco minerale ben pronunciato. Al palato è fresco, sapido e di buona struttura, con un finale persistente. Da “Linfa” lo abbiamo provato assieme alle polpette a base di proteine di piselli, che non sono quel giocattolo plasticoso, abbrutito da aromi artificiali, che da vero curiosone compri al supermercato per poi darti del cretino dopo l’assaggio: al contrario, risulta ottima la consistenza, verace il sapore, notevoli anche le tre salse di accompagnamento, ossia sugo rustico di San Marzano, pesto di rucola e fonduta. Ci stava bene anche il Monte Carbonare, Soave Classico Doc, 100% Garganega, da uve che affondano le radici in una terra nerissima, vulcanica, ad un’altitudine di 280 metri con esposizione a nord-est e a nord-ovest. Che ovviamente riversa qualcosa nel calice: si percepiscono note sulfuree e fumé, con sentori di pietra focaia, agrumi e fiori di campo. Gradevole il finale, asciutto e persistente.

Una scommessa sul bianco di qualità

Una vocazione chiara e brillante, quella delle sorelle Meri, Alessandra e Valentina Tessari, che difatti si sono focalizzate sul bianco: la scommessa è quella di passare dal popolare / misconosciuto all’olimpo dei premi, ai riconoscimenti delle guide più famose … o magari più semplicemente a un vino di qualità, che non si beva perché è un po’ meglio dell’acqua, ma che abbia la dignità e la forza per essere un portabandiera del territorio di Soave.

Via Centro, 14 - Frazi. Fittà 37038 Soave (Vr)
Tel +39 045 7675089

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