TripAdvisor: Recensioni non controllabili E il Tar annulla la maxi-multa
13 luglio 2015 | 18:08
TripAdvisor non dovrà pagare la multa da 500mila euro stabilita lo scorso dicembre dall’Antitrust, che accusò il sito di recensioni online di diffondere informazioni pubblicitarie non rispondenti al vero. Lo ha deciso il Tar (Tribunale amministrativo regionale) del Lazio, dopo che il portale americano ha confermato l’impossibilità di controllare ogni singola recensione che compare sul sito.
«TripAdvisor - recita la sentenza del Tar del Lazio - non ha mai asserito che tutte le recensioni sono vere, richiamando anzi l'impossibilità di controllo capillare e invitando a considerare le “tendenze” delle recensioni e non i singoli apporti. Non si rileva alcun messaggio ingannevole in quanto TripAdvisor esplicitamente nel sito evidenzia che non è in grado di verificare i fatti (e quindi la veridicità o meno) delle recensioni, che queste costituiscono mere opinioni degli utenti e che l'affidabilità del messaggio deriva dall'esame di un numero elevato di recensioni per la stessa struttura. Non essendo possibile verificare i fatti riconducibili ai milioni di recensioni, non si comprende quale nocumento per il consumatore abbia rilevato l'Autorità nelle sua valutazioni conclusive».
Una grande delusione per chi come Italia a Tavola ha sempre sostenuto l’importanza dei controlli e della trasparenza a tutela del consumatore e del ristoratore. L’intervento dell’Antitrust significava aver fatto un passo avanti nella lotta ai commenti fasulli. Ma quest’ultima sentenza sembra legittimare un sistema diffamatorio e scorretto nei confronti di tanti ristoratori onesti.
Federalberghi non ci sta e replica alla sentenza del Tar del Lazio, ritenendo che questo provvedimento conferma l'esistenza di un serio problema, in relazione al quale TripAdvisor, all’ombra di una legislazione lacunosa, continua inspiegabilmente a rifiutarsi di apportare correttivi, che con un minimo sforzo migliorerebbero di molto l'affidabilità del "gufo".
Ne è prova l'ennesimo caso eclatante registrato qualche settimana fa, che ha visto Italia a Tavola coinvolta in prima persona, in cui un ristorante in provincia di Brescia, sebbene inesistente, ha scalato le vette della classifica raggiungendo in un mese il primo posto grazie ad una decina di recensioni taroccate.
Secondo Federalberghi questa vicenda ha tuttavia il merito di aver rivolto al pubblico un messaggio forte e chiaro: l'invito esplicito a non prendere per oro colato tutto ciò che circola in rete, che purtroppo viene spesso inquinato da furbetti e mascalzoni che si nascondono dietro lo schermo dell'anonimato. Federalberghi conferma la propria disponibilità a collaborare con tutti i siti che pubblicano recensioni, incluso TripAdvisor, con l'obiettivo di far sì che vengano pubblicate solamente vere opinioni, di vere persone, che raccontano una era vacanza.
Italia a Tavola da parte sua continuerà a promuovere la campagna #NoTripAdvisor contro le false recensioni e l’anonimato sul web, schierandosi dalla parte di tutti quei ristoratori onesti che vengono ingiustamente offesi e calunniati, nonostante anni di duro lavoro e sacrifici (per maggiori informazioni e per ricevere gratuitamente la vetrofania CLICCA QUI e compila il form).
«TripAdvisor - recita la sentenza del Tar del Lazio - non ha mai asserito che tutte le recensioni sono vere, richiamando anzi l'impossibilità di controllo capillare e invitando a considerare le “tendenze” delle recensioni e non i singoli apporti. Non si rileva alcun messaggio ingannevole in quanto TripAdvisor esplicitamente nel sito evidenzia che non è in grado di verificare i fatti (e quindi la veridicità o meno) delle recensioni, che queste costituiscono mere opinioni degli utenti e che l'affidabilità del messaggio deriva dall'esame di un numero elevato di recensioni per la stessa struttura. Non essendo possibile verificare i fatti riconducibili ai milioni di recensioni, non si comprende quale nocumento per il consumatore abbia rilevato l'Autorità nelle sua valutazioni conclusive».
Una grande delusione per chi come Italia a Tavola ha sempre sostenuto l’importanza dei controlli e della trasparenza a tutela del consumatore e del ristoratore. L’intervento dell’Antitrust significava aver fatto un passo avanti nella lotta ai commenti fasulli. Ma quest’ultima sentenza sembra legittimare un sistema diffamatorio e scorretto nei confronti di tanti ristoratori onesti.
Federalberghi non ci sta e replica alla sentenza del Tar del Lazio, ritenendo che questo provvedimento conferma l'esistenza di un serio problema, in relazione al quale TripAdvisor, all’ombra di una legislazione lacunosa, continua inspiegabilmente a rifiutarsi di apportare correttivi, che con un minimo sforzo migliorerebbero di molto l'affidabilità del "gufo".
Ne è prova l'ennesimo caso eclatante registrato qualche settimana fa, che ha visto Italia a Tavola coinvolta in prima persona, in cui un ristorante in provincia di Brescia, sebbene inesistente, ha scalato le vette della classifica raggiungendo in un mese il primo posto grazie ad una decina di recensioni taroccate.
Secondo Federalberghi questa vicenda ha tuttavia il merito di aver rivolto al pubblico un messaggio forte e chiaro: l'invito esplicito a non prendere per oro colato tutto ciò che circola in rete, che purtroppo viene spesso inquinato da furbetti e mascalzoni che si nascondono dietro lo schermo dell'anonimato. Federalberghi conferma la propria disponibilità a collaborare con tutti i siti che pubblicano recensioni, incluso TripAdvisor, con l'obiettivo di far sì che vengano pubblicate solamente vere opinioni, di vere persone, che raccontano una era vacanza.
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Alberto Lupini
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