Il no tedesco al foodporn apre la porta a regole sul web. TripAdvisor è avvertita
28 agosto 2015 | 14:47
di Alberto Lupini
Un divieto che ha ampliato la definizione di copyright per includere anche «cibo curato in modo elaborato». Come dire che i cuochi che fanno cucina di qualità (non necessariamente stellati) ora sono considerati proprietari di copyright per le loro creazioni. Senza il permesso del cuoco, almeno in Germania, si potrebbe passare qualche guaio a pubblicare sui social network di fiducia le foto dei piatti, perché sono proprietà del loro creatore, lo chef appunto. Per lo meno l’idea.
La sentenza nasce dalla considerazione che la cucina contemporanea ai massimi livelli è considerata una forma d’arte. Su questo tutti, o almeno molti, sarebbero d’accordo. L’arte, qualsiasi sia la sua branca, si protegge col diritto d’autore, anche se spesso combina elementi già noti e diffusi. E questa è la regola della cucina. Ciò non vale ovviamente per i fast food basati su produzioni in serie e standardizzate. Che non sono, per loro natura, pezzi unici. L’interpretazione fornita dai giudici tedeschi si rivolge chiaramente a creazioni di particolare cura nel design, nella fantasia e nella composizione.
Detto questo, riteniamo che la sentenza della Corte tedesca faccia ridere perché giunge a chiudere la porta della stalla dopo che i buoi sono scappati da un pezzo. E dopo che la pestilenza dei milioni di esperti di cucina, spesso maleducati o incolti, si è diffusa a macchia d’olio grazie a programmi come MasterChef. Ma tant’è. L’aver messo al bando la mania del foodporn, cercando di tutelare i cuochi tedeschi, potrebbe infatti aprire la strada ad iniziative analoghe in tutta Europa. Gli chef francesi chiedono ad esempio da tempo iniziative serie per proteggere le loro creazioni.
Ma a ben guardare, le conseguenze potrebbero essere anche più profonde. Per la prima volta si affronta infatti il tema dell’immagine sul web per la cucina. E qui il riferimento d’obbligo è al marcio che attorno al cibo si è creato grazie a sistemi come TripAdvisor. Se un ristoratore può vietare che si riproducano immagini dei suoi piatti, a forza di sentenze provocate da azioni giudiziarie ben costruite, si potrebbe arrivare ad una tutela più generale dell’immagine di un cuoco, della sua cucina e del suo locale. E in tal modo ogni operatore dell’Horeca potrebbe decidere se essere presente, o meno, su siti senza gestione degli accessi e in cui si può pubblicare di tutto. Questa potrebbe essere la nuova sfida per dare dignità e tutela a ristoratori e albergatori. Si accettano proposte ed opinioni.
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Alberto Lupini