I Beni culturali si riprendono la “T”

Ci auguriamo che il Governo Conte “bis” raggiunga gli obiettivi che ha dichiarato. Il neo Ministro Franceschini ha ripreso la delega al Turismo, ma ricordiamo che è un settore che non può prescindere dall’enogastronomia

05 settembre 2019 | 10:34
di Alberto Lupini
Al nuovo Governo Conte - primo caso nella storia della Repubblica in cui un presidente resta a Palazzo Chigi guidando prima un governo di destra e poi uno di sinistra - non possiamo che augurare che possa agire per il meglio nell’interesse di tutti gli italiani. Il programma sembra assolutamente in linea con quello che chiede la maggioranza dei cittadini, mentre l’obiettivo di una maggiore collaborazione a livello europeo (dopo mesi di polemiche e di ventilate uscite dall’euro) non può che soddisfare tutto il mondo delle imprese.


Dario Franceschini, ministro dei Beni culturali e del Turismo (foto: www.artribune.com)

Resta da capire cosa succederà dopo i primi cento giorni, dedicati a bloccare l’aumento dell’Iva e a rimettere in ordine i conti dissestati da avventate politiche previdenziali e assistenzialistiche. Partiranno sul serio gli investimenti in infrastrutture capaci di rendere più efficiente il sistema Paese e riavviare un’economia in crisi? Sarà possibile ridurre il livello di tassazione e combattere sul serio l’evasione fiscale? Partirà una fase di sviluppo virtuoso basata su politiche verdi e di innovazione in campo energetico? Saranno riformati il sistema scolastico, la giustizia e la pubblica amministrazione? Sarà avviata una politica di “rieducazione civica” di un Paese che a volte sembra smarrire il senso comune dello stare insieme?

Se solo alcuni di questi obiettivi del programma di governo dovessero essere raggiunti, ci sarebbe da gridare al miracolo e Giuseppe Conte non dovrebbe prepararsi a trasferirsi al Quirinale, come dicono molti osservatori, ma dovrebbe essere fatto Santo.

Di carne al fuoco la nuova maggioranza giallo-rossa ne ha messa tanta. Forse anche troppa. Ma sembra tutta di qualità. Salvo forse qualche decisione che non convince del tutto. Il salario minimo sembra ad esempio una forzatura rispetto alla contrattazione fra le parti sociali, mentre non c’è alcun accenno rispetto a 3 punti negativi del primo Governo Conte: quota 100, che ha fatto saltare gli equilibri dell’Inps; il reddito di cittadinanza, che incoraggia il lavoro nero e un atteggiamento passivo rispetto al lavoro; l’abolizione dei voucher che sta creando sempre più danni alle imprese della filiera agricola, ai pubblici esercizi e agli hotel, costituendo di fatto l’ostacolo più grande allo sviluppo del turismo. E proprio la gestione del turismo costituisce forse un elemento di incertezza nel momento in cui questo comparto ha invece urgente bisogno di interventi decisi per non perdere il treno rispetto alle nuove regole che si stanno definendo a livello internazionale.

Se si può comprendere la volontà di Dario Franceschini (in passato il più longevo ministro a capo dei Beni culturali, nonché il più concreto e fattivo...) di riprendere anche la delega del Turismo che nel precedente Governo era stata invece accorpata nel ministero delle Politiche agricole (una delle poche cose buone dei giallo-verdi), temiamo che questo nuovo trasferimento possa congelarne per un po’ le attività. Era già successo a Centinaio di restare bloccato per mesi in attesa del passaggio di funzionari e dirigenti. Ora si potrebbe ripetere quel balletto, con l’aggravante che il ministero dei Beni culturali non ha le risorse che poteva mettere in campo quello delle Politiche agricole. E tutto ciò senza considerare che oggi non ci si può occupare realmente di motivazioni e flussi turistici esulando da quelli interessati al cibo, al vino, ai territori e alle loro tradizioni e culture enogastronomiche. I trend in questa prospettiva sono più che chiari e attendiamo senza pregiudizi che Franceschini chiarisca i suoi progetti. Per ora i Beni culturali si sono ripresi la “T” (Mibact), speriamo che a brevissimo ci siano anche i fatti.

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