Il futuro della nostra economia non è roseo. Anche il settore del turismo e dell’accoglienza rischia di soffrire a causa dei provvedimenti del Governo. Quello che più preoccupa è l’assenza di una politica di settore.
Un po’ la caduta delle esportazioni innescata dalla guerra commerciale contro tutti di Trump e dalla Brexit. Un po’ una manovra assistenzialistica e riforme strutturali o investimenti in grandi opere che sono bloccate o rinviate a non si sa quando. Il risultato è che l’economia italiana si è fermata e drammaticamente dobbiamo cominciare a pensare in termini di crisi economica in vista. È ben vero che in tutta Europa lo sviluppo sta rallentando, ma da noi (che già avevamo quello tendenzialmente più debole) sta letteralmente crollando. Le imprese, grandi o piccole, lo hanno avvertito da tempo, tanto che con la fiducia ai minimi storici verso un Governo si stanno fermando gli investimenti.
Matteo Salvini, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio (foto: www.tpi.it)
Accusare Conte-Di Maio-Salvini di essere la causa unica di quella che si prospetta come una nuova possibile recessione è forse ingeneroso, ma certo i giallo-verdi, con i mille fronti aperti con tutti e l’ostinazione a negare l’evidenza di una realtà che non è determinata dai soliti poteri forti (cosa c’è di più forte del Governo del cambiamento oggi in Italia?), ci hanno messo molto del loro.
Piaccia o non piaccia, il
reddito di cittadinanza è in ogni caso una realtà, anche se distrarrà miliardi che in questo momento sarebbero utili per investimenti produttivi (coi quali creare posti di lavoro reali). È inutile pensare di rimediare a questo nel breve periodo. I 5 stelle si sono assunti una responsabilità enorme e per il bene dell’Italia c’è solo da augurarsi che possano avere ragione.
Il fatto che in momenti di crisi si tentino esperimenti sociali almeno dubbi per tutti gli economisti (salvo che per i seguaci della decrescita felice immaginata da Grillo e Casaleggio) non ci può certo riempire di ottimismo, ma in momenti come questo occorre pensare a cosa si può fare per non soccombere. E ciò vale ovviamente anche per tutte le aziende dell’Horeca che negli ultimi tempi, grazie alla crescita del Pil degli ultimi 4-5 anni e grazie al
forte incremento del turismo, erano riuscite a recuperare un minimo di equilibrio. Ora però tutto sembra essere rimesso in discussione e soprattutto le aziende famigliari guardano con preoccupazione ad una possibile caduta della domanda. Ciò che fa paura è in particolare l’assenza di una
politica di settore per fare fronte a questa situazione, mentre le uniche novità cominciano a pesare come macigni su
ristoranti, bar od hotel. Ciò che è realmente insopportabile è ad esempio il
decreto dignità, che
eliminando i voucher ha cancellato ogni elasticità in un comparto che vive di picchi della domanda, giornalieri, settimanali o stagionali che siano. Se non si restituisce almeno questa valvola di sfogo da subito, il risultato sarà la crisi di molti locali e l’esplosione del lavoro in nero. Già oggi in molte cucine o dietro i banconi, grazie alla geniale iniziativa di Di Maio, è cresciuto il numero di addetti senza alcuna copertura o garanzia. È indispensabile un immediato ripensamento prima che sia troppo tardi.