«Ai miei tempi non si guardava troppo agli orari di lavoro, si guardava molto più alla dimensione e alla crescita personale, al voler buttare il cuore oltre l'ostacolo, puntare a diventare i migliori in cucina o in sala per diventare poi imprenditori o proprietari di quel ristorante. Io credo che l’impegno debba essere sempre riconosciuto.
Certo che conta lo stipendio, ma altrettanto conta la volontà, la determinazione e soprattutto il credere che da dipendente puoi diventare imprenditore e da imprenditore puoi diventare un leader.
La gavetta ci vuole, la formazione è importante e i bravi maestri sono fondamentali. I giovani motivati possono anche pensare di partire con stipendi più bassi per arrivare a vedere un futuro da imprenditori. Imparare dai migliori equivale ad un investimento personale che vale più del denaro.
I veri professionisti guadagnano più di mance che di stipendio ed è ancora vivo il ricordo di quella o quell’altra lauta mancia che i clienti al termine della stagione estiva venivano a consegnarmi in piscina. In quei momenti comprendevo di aver fatto bene il mio lavoro e che il servizio di sala sarebbe diventato un investimento per il mio futuro».
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