Le discoteche sono chiuse dallo scorso febbraio e solo l’apertura estiva non è stata sufficiente. Anzi, a livello di opinione pubblica, ha creato un putiferio. Casi isolati hanno veicolato un’immagine negativa su tutto un settore che è composto da aziende, non il “paese dei balocchi”, ma aziende guidate da imprenditori che vivono e danno da vivere con il lavoro. Il saldo di questo ingranaggio dell’accoglienza, al momento, fa registrare un 30% delle attività che ha chiuso i battenti e una percentuale analoga è data per scontata a breve.
Esclusa la parentesi estive le discoteche sono chiuse dal mese di febbraio 2020
Presidente per l’Emilia Romagna di
Silb-Fibe-Associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo di spettacolo e di
Confcommercio per la provincia di
Rimini,
Gianni Indino è fuori dalla grazia di Dio.
«Nessuno si illuda - spiega - a queste condizioni
il settore è cancellato. Ci hanno costretto all’estinzione, come i dinosauri. Non abbiamo possibilità: tra un mese è un anno che siamo chiusi. Eppure abbiamo un peso e
rappresentiamo migliaia di aziende e di lavoratori. Siamo considerati dei reietti. Divertirsi, rilassarsi è ormai considerata cosa volgare; le emozioni sono eretiche. Siamo
stanchi e arrabbiati».
Se non sarà il virus saranno i debitiNelle vesti di presidente di Confcommercio per la provincia di Rimini, poco prima di Natale Indino aveva ammonito che se non sarà il virus a uccidere saranno i debiti che si accumulano «per colpa di un
Governo incapace di mettere in campo soluzioni efficaci che tengano conto dell’enorme difficoltà in cui versano le imprese, i lavoratori e le famiglie del nostro Paese. Eravamo pronti,
avevamo aguzzato l’ingegno: nei locali le prenotazioni arrivate per Natale e Santo Stefano ci avrebbero dato ossigeno, il Capodanno a mezzogiorno avrebbe potuto funzionare, i commercianti avrebbero potuto mitigare un po’ il crollo dei consumi con la voglia di fare shopping natalizio». Invece, niente.
Di delusione in amarezza il presidente si sposta sul versante
discoteche sottolineando il fatto che con un
ristoro annuo di 10mila euro non ci si lava la coscienza. Vanno a finire nella tassa sui rifiuti, senza contare tutte le altre
spese fisse che si pagano anche con le luci spente.
Gianni Indino
«Siamo
una risorsa – puntualizza – come ha ricordato il governatore
Bonaccini, un importante
tassello per il turismo. Nei giorni di apertura estiva le discoteche si sono rivelate una
fonte di attrazione che ha generato benessere per tutto il sistema di accoglienza della Riviera Romagnola. Eppure il
Governo naviga a vista, non ha idee. In un contesto come questo la
pace sociale è a rischio. Noi ci siamo, anche disposti a fare tamponi rapidi a spese nostre. Ma veniamo
considerati il superfluo. Un superfluo in grado di tranquillizzare e
contenere in sicurezza tanti giovani che hanno diritto a un minimo di serenità».
Per informazioni:
www.silb.it –
www.ascomrimini.it