E adesso c’è chi, come il signor Walter Pentegallo (nella foto qui sotto, tratta dal suo profilo Facebook) (non si capisce bene a che titolo) definisce come diffamatoria la nostra vetrofania #NoTripAdvisor e si augura che TripAdvisor, di cui si dice “collaboratore”, prenda provvedimenti contro di noi.

Questa originale presa di posizione sarebbe, come tutte le opinioni, da rispettare. Se non fosse che questo signore ha minacciato e offeso su Facebook cuochi e ristoratori che hanno deciso di aderire alla nostra campagna contro le recensioni false (tra cui Marco Blasi, nella foto sotto), argomentando che noi saremmo pregiudizialmente contro TripAdvisor.
Il guaio è che queste dichiarazioni le ha fatte definendosi giornalista pubblicista. E qui casca l’asino. Può darsi che il suo sia solo un nome di fantasia, ma negli elenchi dell’Ordine dei giornalisti con esiste questo nominativo. La qual cosa implica un abuso di titolo professionale che la dice lunga sulla qualità di chi “collabora” con TripAdvisor. Se uno mente sul proprio status, e come tale è accettato in una struttura, figuriamoci quale può essere l’attenzione ai livelli di verità dei commenti.

Ma ancor di più stupisce una difesa d’ufficio fatta invocando il diritto (che nessuno mette in discussione) di fare recensioni, positive o negative che siano, definendo però tutti “critici enogastronomici”. Per essere dei critici bisogna minimamente avere dei criteri oggettivi di valutazione e, come si dice, intendersene un po’. Oltre che sapere esprimere in maniera corretta dei giudizi. Ognuno può per fortuna pensare e scrivere quel che vuole, ma c’è un limite. A parte l’educazione e il rispetto per chi lavora, cosa che spesso manca in certe valutazioni scritte di getto o chiaramente orientate a denigrare, i commenti devono essere veritieri e riguardare situazioni ben precise. I piatti che ho degustato in una data certa o il bagno della camera dove ho soggiornato.
Purtroppo così non è, ma su questi giudizi si fanno delle graduatorie di merito che sono peggio di quelle delle guide. Ed è proprio questo ad alimentare il mercato dell’imbroglio e delle recensioni false.
E pretendere che si debba prendere per buone classifiche assolutamente senza criterio è come scegliere i commenti la bar sui singoli giocatori per stilare una graduatoria che serve al CT della nazionale di calcio per comporre la squadra.
Ma forse il signor Walter Pentegallo ha la presunzione che basta definirsi falsamente giornalista pubblicista per pensare che tutti debbano prestare fede alle sue argomentazioni da “critico”.