La ristorazione e in genere l'alimentazione è da sempre un punto di confine e di incontro fra le attività degli agricoltori, degli artigiani e dei commercianti. Un'area dove gli sconfinamenti sono all'ordine del giorno e i paletti per le competenze non sono sempre chiari. Ne è un esempio la polemica, che ha quasi dell'incredibile, fra la Fipe e la Coldiretti, su chi ha più titoli per parlare della pizza.
L'associazione dei piccoli agricoltori ha presentato oggi a Napoli la sua iniziativa per una pizza Doc (fatta cioè con materie prime di qualità ed italiane), ma la federazione dei pubblici esercizi di Confcommercio l'aveva contestata anticipatamente invitando anzi la Coldiretti, con una dichiarazione del presidente Lino Stoppani, a lasciare perdere la cosa e occuparsi invece della qualità delle produzioni agricole. Una nota che non ha certamente fermato il progetto Coldiretti che ha annunciato altre iniziative, rigirando ai commercianti la responsabilità sui prodotti taroccati in circolazione. Ed ecco, puntuale una nuova nota della Fipe che letteralmente invita la Coldiretti ad occuparsi degli agriturismi. In una nota Edi Sommariva, direttore della Fipe, afferma in particolare che la ristorazione è già certificata. Se ne occupa la nostra organizzazione con i marchi del Bollino Blu e del Ristorante Tipico. E per chi non si accontenta, lo fa anche all'estero con ARDI, l'unica associazione dei veri ristoranti italiani». Peccato, aggiungiamo, che non dica quanti sono questi bollini o marchi in Italia.
Ma Sommariva rincara poi la dose ricordando quali sono ruoli e mestieri degli imprenditori e aggiunge: «l'agricoltura si sta già occupando di gastronomia con gli agriturismi e sono proprio queste le strutture che la Coldiretti deve tenere sotto controllo, nello stesso modo in cui Fipe fa con i ristoranti. Esistono infinite realtà dove il cliente pensa di entrare per mangiare la cucina con i prodotti dell'orto e invece esiste a mala pena un rovo di more. Da dove vengono gli ingredienti usati per preparare quei piatti? Non sempre dalla produzione agricola della struttura di riferimento. Sono altri i campi in cui si può sconfinare a lavorare assieme; uno per esempio è quello delle frodi alimentari».Osservazioni pungenti a cui la Coldiretti replica con più distacco ricordando che la trasparenza sugli ingredienti utilizzati nella preparazione della pizza non deve far paura perché è una opportunità per le imprese e i consumatori che hanno il diritto di conoscere se vengono usate cagliate provenienti dall'est Europa invece della tradizionale mozzarella, pomodoro cinese invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi al posto dell'extravergine italiano e farina canadese o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale.
Una pizza su due contiene prodotti importati
Una su due contiene ingredienti principali importati dall'estero senza alcuna indicazione per i consumatori che credono di assaporare i prodotti della tradizione Made in Italy mentre viene loro servito un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza.
è la Coldiretti a presentare a Napoli la prima pizza firmata dagli agricoltori italiani per contrastare l'evidente rischio sulla perdita di originalità del prodotto più amato dagli italiani. Sempre più spesso nelle pizzerie viene servito un prodotto preparato - sottolinea la Coldiretti - con cagliate provenienti dall'est Europa invece della tradizionale mozzarella, pomodoro cinese invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi al posto dell'extravergine italiano e farina canadese o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale. In Italia sono stati importati in un anno - spiega la Coldiretti - 500 milioni di chili di extravergine, 86 milioni di chili di cagliate per mozzarelle, 130 milioni di chili di concentrato di pomodoro e 5 miliardi di chili di grano tenero.
Il rischio - sostiene la Coldiretti - è di perdere definitivamente lo storico legame con il territorio di provenienza della pizza che è nata a Napoli a metà del 1700 ed eretta per sempre a vessillo tricolore, con il bianco della mozzarella alla regina di casa Savoia nel 1889.
Oggi la pizza è la parola italiana più conosciuta all'estero con l'8%, seguita dal cappuccino (7%), dagli spaghetti (7%) e dall'espresso (6%), secondo un sondaggio on line della Società Dante Alighieri. In Italia ci sono 25mila pizzerie con 120 mila posti di lavoro e un fatturato di 5 miliardi di euro che è in crescita nonostante la crisi, come conferma - sottolinea la Coldiretti - una recente ricerca Doxa secondo la quale quando si tratta di scegliere qualcosa di 'gustoso', per la pausa pranzo, il 29% degli italiani predilige pasta, ma ben il 26% pizza.
L'operazione verità della Coldiretti smaschera gli inganni del finto Made in Italy con circa la metà dell'extravergine, delle mozzarelle e della farina utilizzata per la pizza che vengono importate dall'estero mentre il concentrato cinese che entra nelle frontiere italiane è ben il 20% del pomodoro coltivato in Italia. E alle perplessità sull'origine si aggiungono - continua la Coldiretti - quelle sul livello qualitativo considerato che una mozzarella sulle quattro impiegate non viene fatta direttamente dal latte, ma da cagliate importate dall'Est Europa. Una tendenza allo scadimento qualitativo che secondo la Coldiretti è accentuata dalla crisi economica in atto.
La Coldiretti garantisce gli ingredienti della Pizza Doc
Dubbi che vengono completamente fugati dall'arrivo della prima pizza firmata dagli agricoltori, realizzata nell'ambito del progetto della Coldiretti 'una filiera agricola tutta italiana” che garantisce l'origine nazionale di tutti gli ingredienti utilizzati oltre al rispetto del disciplinare per la pizza napoletana Sgt (Specialità tradizione garantita) in corso di riconoscimento da parte dell'Unione Europea che prevede, oltre agli imprescindibili pomodoro, mozzarella di bufala Dop o mozzarella Stg, olio extravergine d'oliva e origano, un diametro non superiore ai 35 centimetri, il bordo rialzato (cornicione) tra 1 e 2 centimetri e una consistenza insieme morbida, elastica e facilmente piegabile 'a libretto”.
Ad assicurare la disponibilità e l'originalità degli ingredienti ci saranno le strutture economiche associate alla Coldiretti che aderiscono al progetto come i Consorzi Agrari italiani che hanno messo in rete i 36 milioni di quintali di cereali di cui dispongono, il Consorzio Interregionale Ortofrutticoli (Cio) che lavora circa un quarto del pomodoro coltivato in Italia, l'Unaprol - Consorzio olivicolo italiano con il 60% della produzione nazionale di olio e i caseifici cooperativi in grado di offrire mozzarella di bufala campana e fiordilatte.
Gli ingredienti italiani costano meno di 2 euro per pizza
ll costo degli ingredienti per la pizza firmata dagli agricoltori tra farina, lievito, pomodoro, mozzarella ed extravergine di qualità e origine garantita Made in Italy rimane abbondantemente sotto i due euro e non rende dunque necessario alcun ritocco dei listini in pizzeria che dipendono soprattutto da altri fattori (lavoro, affitti, ecc.). A titolo di esempio - conclude la Coldiretti - sette grammi di olio extravergine italiano sulla pizza costano dieci centesimi all'esercente e danno il massimo per digeribilità, sapore e valori nutrizionali rispetto agli altri oli alimentari come colza, soia, mais, girasole e arachide.
GLI INGANNI NELLA PIZZA 'MADE IN ITALY”
- IL 50% DELLA FARINA DI GRANO TENERO IMPIEGATA PER LA PIZZA é IMPORTATA;
- LA METà DELLE BOTTIGLIE DI OLIO DI OLIVA CONSUMATE VIENE DALL'ESTERO
- LA METà DELLE MOZZARELLE NON A DENOMINAZIONE DI ORIGINE CHE SONO FATTE CON LATTE O ADDIRITTURA CAGLIATE STRANIERE
- BEN IL 20% DEL POMODORO IN SCATOLA VENDUTO IN ITALIA è ADDIRITTURA DI PROVENIENZA CINESE.
Fonte: Elaborazioni Coldiretti
LA PIZZA NAPOLETANA 'DOC” FIRMATA COLDIRETTI
Gli ingredienti: farina di grano tenero italiano, lievito di birra, acqua, pomodori pelati italiani, olio d'oliva extravergine italiano, mozzarella di bufala a denominazione di origine controllata o fiordilatte prodotto con latte italiano, aglio italiano, origano italiano, sale.
L'impasto: mescolando farina, acqua, sale e lievito si fa un impasto che viene fatto riposare due ore. Se ne ricavano dei panetti, a loro volta fatti lievitare per altre 4-6 ore, che vengono posti su un bancone e lavorati e fatti volteggiare con le mani in modo da formare dei dischi di pasta. Al centro la pizza deve avere uno spessore non superiore a 0,4 centimetri, mentre i bordi, il cosiddetto 'cornicione” devono essere alti 1-2 centimetri.
Il condimento: la Pizza Napoletana viene condita - precisa la Coldiretti - con 70-100 grammi di pomodori pelati italiani. Si aggiungono sale, origano, uno spicchio di aglio, 80-100 grammi di mozzarella di Bufala campana Dop o di fiordilatte prodotto con latte italiano tagliata a listelli e foglie di basilico fresco. Si distribuiscono quindi sulla superficie della pizza 4-5 grammi di olio extravergine d'oliva prodotto in Italia.
La cottura: servendosi di una pala di legno la pizza viene fatta scivolare all'interno del forno a legna, riscaldato a 485°C. La pizza viene fatta ruotare verso il fuoco, sollevandone un lembo per verificarne la cottura, che dovrà durare non più di 60-90 secondi.
In tavola: Al termine della cottura il pomodoro dovrà restare denso e consistente, la mozzarella sarà fusa, mentre il basilico e l'origano svilupperanno un aroma intenso. La Pizza Napoletana 'Doc” firmata dagli agricoltori italiani è così pronta per essere gustata.
Articoli correlati:
Uniti per la pizza
Il decalogo della buona pizza