Ci risiamo. La schizofrenia che sembra a volte governare l'Unione europea potrebbe colpire ancora. In nome della liberalizzazione dei mercati e di un presunto rafforzamento delle aziende continentali (l'obiettivo è di permettere una concorrenza ad armi pari con chi produce vino nel sud del mondo o contrastare i grandi colossi amricani delle bibite...) l'Unione europea - o gli italiani che si nascondono dietro le presunte direttive Ue - sembra pronta ad abbassare nuovamente la guardia sulle condizioni già minime di genuinità e tipicità di alcuni prodotti. Gli ultimi casi sono quelli delle aranciate che potrebbero essere prodotte senza un grammo di arancia o dei vini rosé (di fatto oggi fra quelli più di tendenza e in alcuni casi a più alta qualità, pensiamo solo alle bollicine, a partire da quelle dell'Oltrepò) che invece che da pregevoli tecniche di vinificazione di uve a bacca rossa si potrebbe fare semplicemente miscelando fra loro vini rossi e vini bianchi.
E non ci si venga a raccontare che comunque il contenuto sarebbe indicato in etichetta: bibita 'al gusto” o 'al sapore” di arancia, in un caso, e 'rosato di metodo tradizionale” qualora si trattasse di un vino autentico, come il Chiaretto, nell'altro. Sempre di taroccamento si tratterebbe. Considerando poi la lentezza con cui la Ue procede sul piano dell'obbligo di indicazione in etichetta dei contenuti (pensiamo alla battaglia che abbiamo dovuto fare per ottenere quella dell'olio...), c'è da aspettarsi che le indicazioni del contenuto non sarebbero obbligatoriamente evidenziate come le avvertenze sui pacchetti di sigarette. Sarebbe già bello se l'Europa fissasse che debbano essere stampate "almeno" in corpo 6 (meno che per le prescrizioni, illeggibili, dei farmaci). La salute dei cittadini europei rischia di essere messa ulteriormente a rischio solo per rafforzare, forse, qualche grande industria.
Il problema è che a oggi su questi due temi si sono sono levate le voci di protesta dei produttori (nel caso del vino nemmeno di tutti, perchè dall'Abruzzo alla Puglia, che pure producono colti rosati, c'è un incomprensibile silenzio...), ma le istituzioni tacciono. Sarà perché nel caso del vino il ministero delle Politiche agricole ha già un bel po' di problemi con l'imminente entrata in vigore del nuovo Ocm e con i controlli che non potranno più essere svolti dai Consorzi. Il che non è poi un gran male se si pensa ai danni fatti con i mancati controlli a Montalcino...
Nel caso delle aranciate la cosa però è più sorprendente. Che fanno le Regioni Sicilia o Calabria? Che fa il Governo? E, soprattutto, cosa fanno i parlamentari italiani? La questione in realtà oggi è tutta politica e la si gioca in Italia. La normativa per eliminare la soglia di 'almeno” il 12% di materia prima (agrumi in questo caso) era già pronta dal 2007 in Europa ma era sttaa per fortuna bloccata. Ora il Senato della Repubblica italiana ha già detto «sì» a questo orrore approvando la scorsa settimana l'abolizione della quantità minima di frutta che il drink deve contenere per richiamarlo nel nome. Parrebbe con l'introduzione di una postilla tutta italiana al testo di conversione dei decreti della Ue. L?europa potrebbe anche non saperne nulla... Ora manca il voto della Camera e poi tutto sarà permesso. E il ministero della Salute non dice nulla...
Certo a nostra tutela le aziende virtuose potranno sempre indicare in etichetta la percentuale di 'arance vere” contenute, ma a noi sembra comunque un assurdo. Un modo per legalizzare i taroccamenti e mettere ulteriormente in crisi i produttori arance. Un altro dei simboli del Made in Italy a Tavola che per troppo tempo abbiamo snobbato. E che faranno in proposito i grandi produttori di aranciate come la San Pellegrino e la Coca Cola, multinazionali che non sono nemmeno dell'Unione europea? Davvero si deve lavorare solo per favorire la grande industria anche quando questa non è comunitaria?
In attesa di risposte dai politici lanciamo qualche proposta. Sul Rosé andiamo in massa a sottoscrivere l'appello per il NO alla norma europea che i consorzi del Bardolino e del Garda Classico (su questo finalmente uniti...) presentano al Vinitaly. E un modo civile per sostenere prodotti di alta qualità di fronte al disinteresse della politica. Sulle aranciate sarebbe bello se dalla ristorazione venisse invece una risposta concreta tipo quella di abolire, già da oggi, i dispenser di aranciate con pochi agrumi dai buffet della prima colazione. Basterebbe sostituirli con degli spremi agrumi (ce se sono di elettronici altamente funzionali) che garantiscono aranciate in tempo reale con la frutta fresca in bella vista. Altro che distributori automatici di improbabili brodaglie che danno bruciori di stomato. I baracchini di latta lasciateli a chi pensa che la pizza da forno si possa fare in due minuti e mezzo e si fa pubblicità gratuita sul Tg1...
Alberto Lupini
alberto.lupini@italiaatavola.net
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