Il mestiere del cameriere si evolve, ma la centralità rimane il fatto che si servono delle persone con l’obiettivo di soddisfare le loro aspettative e valorizzare i prodotti che arrivano a tavola. I ristoranti non possono fare a meno dei camerieri!
Ci tengo molto a precisare che il nostro mestiere è assolutamente sottovalutato, ed è forse per questo che i camerieri spesso scalpitano per diventare quello che non sono, dimenticando i principi di questo mestiere, nel disagio di voler andare “oltre” e fare quello che nella loro professione non è richiesto. Questo desiderio di voler emergere, di voler mettersi in mostra, è frutto di modelli sbagliati e rischia di creare figure molto poco professionali.
Si diventa camerieri con impegno e sacrifici
Ce ne accorgiamo intervistando candidati nei nostri locali che poi
una volta messi alla prova fuggono da un sistema che altro non vuole che
insegnare loro il mestiere. Va bene la psicologia, va bene il marketing, vanno bene i media, ma i ristoranti necessitano di personale che deve fare della sua dinamica di sala il punto di forza. L’ambizione poi è dietro l’angolo, certo, ed è sempre un bene, ma attenzione: nessuno è diventato mai “grande” senza aver superato l’infanzia. La formazione deve essere quella giusta! Da cameriere a manager di un ristorante, ad esempio, il percorso è lungo e faticoso, guai ad aggirare gli ostacoli senza affrontarli. Il vero professionista di sala è frutto della gavetta tra i tavoli, tra la gente. La vera esperienza, la vera crescita è lì. Non sono ammesse scorciatoie.
Concludo quindi invitando tutti i colleghi professionisti del settore a sacrificarsi un po’ di più cercando di dare il buon esempio, cercando di tramandare e insegnare le faticose fondamenta della sala. Identifichiamo le questioni più viscerali, o frutto del nostro ego di moderni manager, come punto di arrivo di un percorso che richiede anni e non come base di partenza per la crescita del cameriere professionista: non esiste un ristorante pieno di clienti e senza camerieri!