Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
sabato 23 novembre 2024  | aggiornato alle 17:43 | 109190 articoli pubblicati

Siad
Siad

Camerieri non si nasce, si diventa imparando da chi è più esperto

Chi inizia a lavorare in sala deve integrarsi con i colleghi e ascoltare i loro consigli. Solo così, con il loro aiuto e tanta buona volontà, potrà approcciarsi nella maniera migliore al cliente.

di Marco Reitano
presidente Noi di Sala
 
25 ottobre 2019 | 09:00

Camerieri non si nasce, si diventa imparando da chi è più esperto

Chi inizia a lavorare in sala deve integrarsi con i colleghi e ascoltare i loro consigli. Solo così, con il loro aiuto e tanta buona volontà, potrà approcciarsi nella maniera migliore al cliente.

di Marco Reitano
presidente Noi di Sala
25 ottobre 2019 | 09:00
 

Dinamismo e capacità di interazione col pubblico sono le qualità più richieste ad un moderno cameriere, non è di certo una scoperta. Ma come possiamo agevolare/accelerare l'integrazione nello staff dei nuovi arrivati? La maggior parte di questi è rappresentata da giovani con poca o nessuna esperienza: cosa è giusto e cosa è sbagliato affinché l'integrazione sia efficiente e indolore?

L'aiuto dei colleghi più esperti è fondamentale per crescere sul luogo di lavoro (Camerieri non si nasce, si diventa imparando da chi è più esperto)

L'aiuto dei colleghi più esperti è fondamentale per crescere sul luogo di lavoro

L'argomento interessa tutto il mondo del lavoro, sebbene l'impiego nel settore accoglienza/ristorazione ne rappresenti probabilmente una fetta enorme, specialmente in un Paese turistico come l'Italia.

Entriamo nella questione, quindi, dicendo subito che il primo sforzo dovrebbe sempre farlo il nuovo arrivato. Parlo dell'atteggiamento ovviamente: "Sei nuovo? Allora devi imparare!". Per chi l'avesse dimenticato, "imparare" significa apprendere, accettando le istruzioni che arrivano dai colleghi più anziani. Il lavoratore novizio dovrebbe cogliere sempre l'opportunità di operare in base alle istruzioni ricevute dai colleghi; questo esonera da responsabilità ed è sufficiente a garantire la "sopravvivenza" alle prime giornate lavorative. Il timore di sbagliare infatti è sempre dietro l'angolo, specialmente per i più giovani.

Detto questo, passiamo alle nostre di responsabilità, cioè alle mie e a quelle di tutti i colleghi che svolgono con passione e professionalità il mestiere di sala. Vorrei subito puntualizzare che le difficoltà principali per i nuovi arrivati sono sì l'interazione coi colleghi prima, e col pubblico dopo. Tuttavia c'è anche una bella mole di standard di servizio/operativi da apprendere: in fondo parliamo di azioni controllate da gesti, da tempi di servizio e dalla conoscenza del luogo di lavoro, azioni che tutti - anche un bambino - potrebbero imparare.

Un buon manager ha il dovere di affidare al nuovo arrivato un tutor, un cameriere anziano o egli stesso, che gli dedichi tempo ed energie. Questo può essere impegnativo, certo, ma è fondamentale: qui infatti entrano in gioco gli standard "che contano", quelli comportamentali/relazionali, la comunicazione. Il nuovo arrivato va istruito, ma giorno dopo giorno ne va anche verificato l'operato. Si insegna tantissimo facendo notare imperfezioni ed errori commessi, anche se è chiaro che non può essere solamente uno schema compiti/verifica: gli incentivi e l'incoraggiamento non devono mai mancare, perché utili ad accrescere l'autostima del nuovo arrivato e la nostra allo stesso tempo! Insegnare agli altri arricchisce sia coloro impara, sia coloro che istruiscono, stimola in questi ultimi la perseveranza a svolgere al meglio e con costanza il proprio mestiere.

Per i primi tempi il giovane apprendista, ancora non "formato", non è ancora in grado di relazionarsi con il cliente, quindi per un po' chi istruisce dovrà fare il proprio lavoro dando una mano al nuovo arrivato! Per niente facile, ma è in questo modo che i risultati si ottengono.

Certo, l'argomento che stiamo trattando è enorme, non sempre facile, trattandosi di "risorse umane", e colpisce aspetti sia pratici che culturali. Vorrei però "stanare" una questione tra quelle per me colpevoli di un servizio mal allenato e poco professionale in migliaia di ristoranti italiani. E voglio farlo ponendo alcune domande. Quanti sono i camerieri professionisti? Cioè, quanti sono veramente in grado all'interno di un'attività di insegnare il mestiere ai nuovi arrivati? In un epoca in cui tutti vogliono o vorrebbero aprire un ristorante, i responsabili degli stessi sono professionisti del settore? Meditiamo.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali



Horeca Expoforum
Pavoni

Mulino Caputo
Di Marco
Debic