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Ospitalità, ripartono gli investimenti immobiliari

Nonostante le difficoltà che spesso deve attraversare, l’Italia si conferma oggetto di grande interesse per gli operatori stranieri: la metà degli investimenti nel settore alberghiero viene infatti dall’estero.

di Alessandro D’Andrea
presidente Associazione direttori d’albergo
 
18 febbraio 2020 | 08:35

Ospitalità, ripartono gli investimenti immobiliari

Nonostante le difficoltà che spesso deve attraversare, l’Italia si conferma oggetto di grande interesse per gli operatori stranieri: la metà degli investimenti nel settore alberghiero viene infatti dall’estero.

di Alessandro D’Andrea
presidente Associazione direttori d’albergo
18 febbraio 2020 | 08:35
 

Secondo Il Sole 24 Ore, il 2019 ha segnato una crescita record per gli investimenti immobiliari nel settore dell’ospitalità in Italia. Fondi internazionali, multinazionali del lusso, emiri e sultani dal Medio Oriente, infatti, aumentano gli investimenti nell’hotellerie di altissima gamma in tutto il mondo (basti pensare all’acquisizione avvenuta nel 2018 della catena Belmond da parte del colosso francese LVMH) e in molti casi in strutture iconiche del nostro Paese: solo nel primo semestre del 2019 l’ammontare degli investimenti ha raggiunto 2 miliardi di euro. L’ultima novità risale al 31 dicembre: l’annuncio del passaggio degli hotel del gruppo The Dedica Anthology da Värde Partners a Covivio, che ne affiderà la gestione a NH Hotels, con diversi brand.

Il 2019 ha segnato una crescita record per gli investimenti immobiliari nel settore dell’ospitalità in Italia (Ospitalità, ripartono gli investimenti immobiliari)

Il 2019 ha segnato una crescita record per gli investimenti immobiliari nel settore dell’ospitalità in Italia

Location storicamente di maggior appeal si confermano Roma, Milano, Venezia e Firenze. A Roma, in particolare, molti prestigiosi edifici sono stati acquisiti per essere trasformati in hotel, per la cui gestione si parla ad esempio di Accor e W-Marriott. Molto importante che la Capitale sia stata inserita dal Real Estate Advisor JLL fra le 50 città in fase di “managing momentum” (cioè quella fase in cui è consigliabile investire): sempre più urgente, dunque, sarà risolvere le problematiche che possono avere un effetto negativo sul turismo. Importanti operazioni riguardano anche destinazioni di vacanza - da Capri a Taormina, dalla Sardegna a Courmayeur.

Ciò non può che essere positivo per la qualità della nostra offerta di accoglienza, che - pur già d’eccellenza - potrà apprendere molto dall’ingresso di nuovi competitor e potrà consolidare la sua attrattività nel circuito del turismo d’élite. I lavoratori del settore avranno occasione di fare esperienza in hotel di catena anche rimanendo in Italia, formandosi con standard sempre più elevati e procedure di rodata e puntuale organizzazione, mettendosi alla prova in realtà dal più ampio respiro.

Il tessuto alberghiero italiano, che rappresenta il più grande portafoglio ricettivo in sede europea (davanti a Germania e Spagna) e il terzo assoluto a livello mondiale, è costituito per la grande maggioranza da strutture di categoria 3 stelle. Il numero degli alberghi a 4 e 5 stelle è in crescita, rispettivamente del 20 e 50%, mentre va riducendosi quello di categorie inferiori. Il tasso di penetrazione delle catene alberghiere resta basso rispetto alla media europea, e riguarda principalmente la fascia medio-alta. Ma non solo gli investimenti sono di buon auspicio: tra le 52 destinazioni “da visitare” nel 2020 secondo il New York Times l’Italia è presente tre volte, con la Sicilia (al 7° posto), il Molise e Urbino.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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