Un italiano su quattro soffre di patologie allergiche. La rinite allergica colpisce il 25% della popolazione; l'asma il 5-6%. Le allergie alimentari in età pediatrica colpiscono il 7-8% dei soggetti, mentre nell'adulto il 5-6%. Eppure quasi un italiano su due crede di essere un soggetto allergico o intollerante. L'allarme allergie e intolleranze viene lanciato durante il congresso nazionale dell’Aaiito, Associazione degli allergologi e immunologi territoriali e ospedalieri italiani, dal 19 al 22 ottobre, presso il Palazzo del consiglio regionale di Reggio Calabria.
«Uno degli obiettivi principali di questo Congresso e della stessa Associazione - dichiarano Beatrice Bilò, presidente Aaiito, e Antonino Musarra, presidente eletto dell’Aaiito - è rappresentato da un aggiornamento scientifico di alto livello dei suoi soci che nel corso di questo Congresso riporterà sui principali aspetti innovativi relativi alla diagnostica e alla terapia delle malattie allergiche, con particolare riferimento ai gravi quadri di allergia alimentare, respiratoria e da farmaci. E di innovazioni in questo settore ce ne sono parecchie, tutte orientate verso una “medicina di precisione” che cerca di costruire per il singolo paziente il suo specifico percorso diagnostico-terapeutico».
Secondo le stime più recenti l’allergia alimentare interessa il 7-8% dei bambini di età inferiore a 3 anni e circa il 3-4% della popolazione adulta. Tuttavia la percezione globale di “allergia alimentare” nella popolazione generale risulta molto più alta, intorno al 30%. Gli alimenti responsabili della stragrande maggioranza delle reazioni allergiche sono: latte, uova, arachidi, pesci, frutta secca, soia nei bambini e, negli adulti, arachidi, noci, pesci, crostacei, soia, verdura e frutta.
«Quello delle intolleranze alimentari - aggiunge Beatrice Bilò - è un problema che risulta sempre più avvertito, spesso in maniera esagerata. Un fenomeno in crescita, con numeri raddoppiati nell'arco di cinque anni. Il problema è che spesso questa percezione, quella di essere intollerante o allergico a qualcosa, non corrisponde a realtà».
Quelli che si sottopongono più frequentemente a controlli sono le donne, soprattutto quelle tra i 40 e i 50 anni. I sintomi, effettivamente,sono spesso di difficile interpretazione: problemi intestinali, cefalea, prurito e stanchezza vengono facilmente etichettati come causati da allergie.
Test “senza valore scientifico”
«Quella delle intolleranze è sicuramente una “moda” - dichiara Antonino Musarra - sulla quale si concentra la maggioranza degli equivoci a causa della grande disinformazione. ll mercato ovviamente ci lucra, immettendo in commercio strumenti ed esami spesso non attendibili. Sono pochissimi, infatti, quelli che hanno un reale valore scientifico: solo il test per il lattosio e il test per l’intolleranza al glutine sono stati riconosciuti ufficialmente validi. Ed è facile accorgersi dell'approssimazione di questi test: a volte basta ripetere il test dopo pochi giorni per avere valori totalmente opposti. Questi test sono spesso eseguiti in farmacie ed erboristerie: in questo modo si alimenta un settore che si basa più sulla fantasia che sulla scienza».
Fra i test incriminati più frequenti ricordiamo il test citotossico, eseguito sul sangue, che esamina le modificazioni dei globuli bianchi a contatto con un alimento; il test kinesiologico, che valuta le variazioni di forza muscolare; il Vega test, che analizza le variazioni di conduttanza della cute. La convinzione comune è che queste allergie/intolleranze alimentari possano provocare disturbi di vario tipo, che vanno spaziano dai problemi gastrointestinali a quelli cutanei, dalle alterazioni umorali all'aumento di peso.
«È vero che l'eliminazione di alcuni ingredienti dalla nostra dieta - aggiunge Musarra - potrebbe indurre una apparente sensazione di benessere e di leggerezza, ma questo non significa che la diagnosi sia corretta. Non è un caso che le prime sostanze che vengono eliminate dalla dieta sono proprio le amine e il grano, che spesso provocano disturbi e pesantezza».