In Italia una persona su cinque è convinta di avere un’allergia alimentare: l’incidenza reale, invece, è solo del 4,5% della popolazione adulta e oscilla dal 5 al 10% nei bambini. Ma sono sempre più diffusi test “alternativi” per diagnosticare allergie e intolleranze alimentari (dria test, vega test, biorisonanza, iridologia e analisi del capello).
A fare chiarezza in questo scenario variegato e a volte fantasioso interviene la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, che il prossimo 10 ottobre all'interno degli eventi dell'Expo di Milano organizza il convegno nazionale “L’Alimentazione e gli stili di vita nell’alleanza terapeutica e nella promozione della salute”, al Palazzo Reale.
«Una persona su cinque, in Italia, è convinta di avere un’allergia alimentare - spiega Gianluigi Spata, componente del Comitato Centrale della Fnomceo e promotore del convegno - ma l’incidenza reale, invece, è solo del 4,5% della popolazione adulta e oscilla dal 5 al 10% nei bambini». La Fnomceo insieme a tre società scientifiche di allergologia e immunologia clinica (la società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica, l'associazione allergologi immunologi territoriali e ospedalieri e la società italiana di allergologia e immunologia pediatrica), ha condiviso un documento su allergie e intolleranze alimentari.
«Qualunque percorso diagnostico-terapeutico - spiega il presidente della Fnomceo, Roberta Chersevani - deve essere fondato su principi di efficacia e appropriatezza a garanzia della salute dell’assistito e della collettività, come ricordato anche dal nostro codice deontologico. Proprio questo principio di appropriatezza clinica, patrimonio della nostra professione, è uno dei capisaldi della nostra dichiarazione di intenti per un nuovo Servizio sanitario, che è l’obiettivo dell’attuale mobilitazione».
In quest’ottica, il comitato centrale della Fnomceo ha voluto promuovere e sostenere la stesura di un documento condiviso con le società scientifiche sulla tematica dell’allergia alimentare, intorno alla quale aleggiano oggi molte incertezze, soprattutto nell’inquadramento e nel percorso diagnostico, conclude.