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No al formaggio con il latte in polvere! La petizione raggiunge le 150mila firme

La petizione lanciata da Slow Food contro il latte in polvere utilizzato per fare i formaggi ha raggiunto le 150mila firme. Così gli italiani si schierano a difesa della trasparenza e del settore lattiero caseario. Entro il prossimo 29 settembre il Governo italiano deve dare una risposta alla richiesta dell’Unione europea

 
25 settembre 2015 | 14:56

No al formaggio con il latte in polvere! La petizione raggiunge le 150mila firme

La petizione lanciata da Slow Food contro il latte in polvere utilizzato per fare i formaggi ha raggiunto le 150mila firme. Così gli italiani si schierano a difesa della trasparenza e del settore lattiero caseario. Entro il prossimo 29 settembre il Governo italiano deve dare una risposta alla richiesta dell’Unione europea

25 settembre 2015 | 14:56
 

Si sono mobilitati in 150mila per difendere un diritto già sancito da una legge che l’Unione europea vorrebbe venisse abolita nel nostro paese. Sono i firmatari della petizione “Il formaggio si fa con il latte!” che Slow Food ha lanciato lo scorso luglio per sostenere la legge italiana 138 dell’11 aprile 1974, che vieta l’uso di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per fare yogurt, caciotte, robiole e mozzarelle. Questa norma, che fino a oggi ha permesso all’Italia di tutelare la sua biodiversità casearia, secondo Bruxelles rappresenterebbe una restrizione alla libera circolazione delle merci.



Le firme sono state raccolte attraverso la piattaforma Change.org, grazie al coinvolgimento delle condotte (i gruppi locali in cui è organizzata la chiocciola in tutta la Penisola), nel padiglione Slow Food a Expo e durante la manifestazione Cheese, appena conclusasi a Bra. Queste firme vengono oggi consegnate virtualmente dal presidente di Slow Food Italia, Gaetano Pascale, attraverso una lettera aperta al ministro alle Politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina, chiamato a ufficializzare la posizione del Governo italiano rispetto alla richiesta di abrogazione dell’Unione europea entro il 29 settembre, pena la messa in mora dell’Italia.
 
«Ancora una volta - afferma Gaetano Pascale - abbiamo ritenuto opportuno intervenire a difesa del settore lattiero caseario intercettando un rischio e facendoci portavoce dell’opinione di 150mila persone pronte a difendere la legge, il loro diritto alla trasparenza e con essa centinaia di piccole produzioni e il patrimonio di latti, mestieri, tecniche, tradizioni e comunità che custodiscono».

«Sia il Ministro Martina che il vice Ministro Olivero - aggiunge Pascale - ci hanno già assicurato di non voler abrogare la legge, ma abbiamo voluto estendere la nostra richiesta indirizzando la petizione anche alla Commissione, al Parlamento e al Consiglio europei, oltre che alla direzione generale agricoltura e sviluppo rurale, perché vorremmo che anche gli altri paesi europei scelgano la strada della qualità e della sostenibilità, sposando la legge».

La mobilitazione lanciata da Slow Food in questi mesi è stata sostenuta attivamente da diverse amministrazioni locali in tutta la penisola, dai produttori del lattiero-caseario e da associazioni di categoria, come la Confartigianato e l’Ordine dei medici veterinari. Dopo 15 anni Slow Food si è nuovamente impegnata con una raccolta di firme a favore del settore lattiero-caseario di qualità. Era infatti il 2000 quando partì la mobilitazione a difesa dei formaggi a latte crudo, all’epoca guardati con sospetto e a rischio divieto.

Da allora l’associazione della chiocciola ha continuato a impegnarsi, con i tanti Presìdi Slow Food e con Cheese, la manifestazione dedicata al settore lattiero-caseario che si è appena conclusa a Bra (Cn), registrando una straordinaria partecipazione del pubblico e di centinaia di casari e pastori italiani ed europei che hanno ribadito ufficialmente il loro “no” al formaggio fatto con il latte in polvere.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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