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Migliaia di allevatori in piazza a Roma sfidano Bruxelles sul latte in polvere

Gli allevatori italiani sono riuniti a Roma in piazza Montecitorio per protestare pubblicamente contro l’utilizzo del latte in polvere nella preparazione di prodotti caseari, sfidando la diffida di Bruxelles. Per l’occasione è stata allestita una maxi esposizione delle eccellenze lattiero-casearie italiane, con i prodotti più noti

 
08 luglio 2015 | 11:09

Migliaia di allevatori in piazza a Roma sfidano Bruxelles sul latte in polvere

Gli allevatori italiani sono riuniti a Roma in piazza Montecitorio per protestare pubblicamente contro l’utilizzo del latte in polvere nella preparazione di prodotti caseari, sfidando la diffida di Bruxelles. Per l’occasione è stata allestita una maxi esposizione delle eccellenze lattiero-casearie italiane, con i prodotti più noti

08 luglio 2015 | 11:09
 

Sono già migliaia gli allevatori, i casari e cittadini che sono giunti dalle diverse regioni italiane a Roma per manifestare in piazza Montecitorio a difesa del Made in Italy e impedire il via libera in Italia al formaggio e allo yogurt senza latte, su proposta dell’Unione europea, che la scorsa settimana ha diffidato l'Italia dal mantenere in vigore leggi troppo stringenti sull’utilizzo di latte in polvere concentrato e ricostituito per la fabbricazione del formaggio.



Coldiretti non è la sola a mostrare la sua contrarietà. In merito al richiamo che la Commissione Ue ha inoltrato all’Italia per porre fine alla legge n.138, in vigore nel nostro Paese dal 1974 interviene infatti anche l’Alleanza delle cooperative agroalimentari, che sostiene l'importanza di tutelare la qualità del made in Italy, oltre al lavoro degli allevatori e all'informazione ai consumatori.

Se andasse in porto, il provvedimento danneggerebbe e ingannerebbe i consumatori, mettendo a rischio un patrimonio gastronomico custodito da generazioni, con effetti sul piano economico, occupazionale ed ambientale. Davanti a Montecitorio i maestri casari hanno acceso la caldaia per mostrare a cittadini e parlamentari come si produce il vero formaggio made in Italy, sfidando l’imposizione di Bruxelles.

Intorno a loro amministratori, cittadini e allevatori con striscioni sui quali si legge “Oggi mandano in polvere il latte, domani il Paese”, “No a formaggi e yogurt senza latte, difendiamo il Made in Italy” e “Mamme, attente alle schifezze”. Sotto accusa l’asse franco tedesco che condiziona le politiche europee come si legge su un cartello “Frau Merkel - No all’Anschluss del Made in Italy”. Non è un caso che i principali produttori ed esportatori europei di latte in polvere siano Germania e Francia, dicono gli allevatori della Coldiretti.
 
Ma i cartelli denunciano anche “Dai regolamenti comunitari alibi per industriali nemici del Made in Italy” e “Gli industriali che vogliono fare il formaggio senza latte sono gli stessi che sottopagano il latte italiano”, per ricordare che la lettera di diffida inviata all’Italia dalla Commissione europea è stata purtroppo sollecitata dall’associazione italiana delle Industrie lattiero casearie, non a caso accusata in un altro striscione di “alto tradimento”.



A ricordare qual è la posta in gioco, la Coldiretti ha allestito per l’occasione una maxi esposizione delle eccellenze lattiero-casearie italiane, con i prodotti più noti, e curiosi, come il Bastardo del Grappa o il formaggio Imbriago, provenienti da tutte le regioni d’Italia, ma ci sono anche sacchi interi di polvere di latte che rischiano di contaminare queste specialità.
 
Con i manifestanti c’è il presidente nazionale della Coldiretti Roberto Moncalvo che, insieme ai rappresentanti della principali associazioni dei consumatori, accoglie i cittadini, i parlamentari dei diversi schieramenti e i rappresentanti delle Istituzioni che intendono sostenere la battaglia per il Made in Italy con una apposita sollecitazione al Parlamento per la difesa della qualità del sistema lattiero caseario italiano.

Il via libera alla polvere di latte farebbe sparire 487 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni italiane ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo da generazioni, e significherebbe inoltre aumentare la dipendenza dall’estero con la chiusura delle stalle, la perdita di posti di lavoro e l’abbandono delle montagne dove il formaggio si fa con il latte vero. A rischio c’è un settore che rappresenta la voce più importante dell’agroalimentare italiano con un valore di 28 miliardi di euro con quasi 180mila gli occupati nell’intera filiera, ma che svolge anche un ruolo insostituibile di presidio del territorio, nel quale la manutenzione è assicurata proprio dal lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali al pascolo.

Giorgio MercuriL’Alleanza delle cooperative agroalimentari è categorica nel ribadire la sua contrarietà alla proposta dell'Unione europea e si dimostra decisa nel voler salvaguardare il patrimonio caseario italiano. «Nessuna mediazione con Bruxelles - dichiara Giorgio Mercuri (nella foto), presidente dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari - Il nostro governo si schieri compatto senza alcun indietreggiamento a difesa della normativa nazionale che finora ha sempre vietato in Italia l’utilizzo di latte in polvere per la produzione di formaggi e derivati».

«È necessario altresì - aggiunge Mercuri - esigere da Bruxelles precise garanzie sulla tutela della qualità dei prodotti e sulla corretta informazione ai consumatori, attraverso l’obbligo di indicazioni in etichetta sulla presenza di latte in polvere nei prodotti caseari. Tale indicazione dovrà essere resa obbligatoria anche per quei prodotti a base di latte in polvere che vengono fatti all’estero e venduti nel nostro mercato e che non contengono alcuna informazione in merito».

«Ricordiamo infine - conclude Mercuri - che i nostri allevatori stanno vivendo già un momento particolarmente difficile, a seguito dalla liberalizzazione del mercato con la fine del regime delle quote latte. Anche l’ultimo decreto agricoltura convertito la settimana scorsa contenente misure specifiche per il settore, non ha accolto interamente le istanze dei produttori che miravano a calmierare attraverso le compensazioni gli effetti conseguenti allo splafonamento, ossia al superamento della quota produttiva nazionale fissata dall’Ue. I nostri produttori si sentono vittime di un sistema ancora poco trasparente, lento, che non consente l’adozione di politiche serie e strategiche per il settore».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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