Fin dall’inizio avevamo detto di sentirci un po’ come
Davide contro Golia. E del resto cosa potrebbe fare una testata giornalistica contro un colosso multinazionale come TripAdvisor che - per la sua posizione dominante - si becca condanne in tutta Europa per distorsione del mercato? Certo non abbiamo mai pensato di poter abbattere il gigante, ma di minarne almeno in parte una credibilità immeritata, ci contavamo. E qualche breccia nella sua corazza la si comincia ad avvertire.
Dopo il lancio della
campagna #NoTripAdvisor abbiamo voluto dimostrare concretamente come è quasi una regola poter truffare su TripAdvisor. La beffa dell’
inesistente ristorante a Moniga che in un mese, grazie a 10 recensioni da 5 pallini conquista la prima posizione, conferma come il portale sia orientato a creare false classifiche che spingono gestori disonesti ad acquistare recensioni positive o negative per conquistare le prime posizioni o spingere in basso i concorrenti.
È proprio la graduatoria, coi relativi (ridicoli) certificati di eccellenza attribuiti a pioggia, a rendere del tutto inattendibile un sistema che non a caso è oggi contestato dalla gran parte della stampa che ha dato ampio rilievo al nostro “scherzo”.
Ma nonostante i fatti, TripAdvisor si permette di
replicare che il falso ristorante di Moniga sarebbe stato scoperto dai loro fantomatici sistemi di sicurezza. Peccato che la scheda del locale è stata tolta da TripAdvisor solo “dopo” che Italia a Tavola ha diffuso la notizia della beffa, perché
di controlli non ce ne sono proprio. E su questo purtroppo va detto che mentono sapendo di mentire.
E che dire delle altre risposte rispetto alle
nostre proposte che da tempo gli abbiamo fatto riguardo al collegare commenti solo alla
documentazione di ricevuta o fattura? Dicono che non si può fare perché in genere c’è una sola fattura e gli altri commensali non potrebbero fare commenti. A parte il fatto che una simile asserzione conferma quanto alcuni psicologi cominciano a dire a proposito di sindrome da recensione compulsiva, anche in questo caso siamo in presenza di balle clamorose. Se TripAdvisor non vuole cambiare i suoi sistemi, basta che tutti i clienti chiedano una ricevuta a testa e il gioco è fatto. Il ristoratore sarà magari un po’ scocciato, ma almeno avrà la certezza che chi scrive è in regola.
E in ogni caso TripAdvisor potrebbe anche generare QR code o codici a barre per permettere di inserire recensioni per il numero dei coperti o dei posti letto che risultano in ricevuta. La verità è che al portale non interessa proprio di trovare una soluzione per spazzare via le truffe su cui ingrassano in tanti.
E nel frattempo noi proseguiamo con la nostra compagna
#NoTripAdvisor il cui obiettivo di restituire dignità ai ristoratori e agli albergatori colpiti da recensioni false, e di dare un ruolo vero alla clientela, trova sempre più largo consenso.
Aumenta ogni giorno il numero dei locali che espongono la nostra vetrofania e sempre più cuochi prendono posizione incuranti degli attacchi che i supporter di TripAdvisor hanno cominciato a scatenare.