Nelle ultime 24 ore molti fra quotidiani, testate online e siti web hanno dato spazio alla notizia, pubblicata ieri da Italia a Tavola, del falso ristorante “Scaletta” di Moniga del Garda (Bs) che in un mese ha raggiunto la vetta della classifica di TripAdvisor grazie a soltanto 10 recensioni. Il portale, 10 minuti dopo la pubblicazione della notizia, ha subito rimosso tutte le recensioni, e dopo qualche ora ha eliminato del tutto il profilo del ristorante inventato.
Attendevamo da parte di TripAdvisor una qualche spiegazione o un commento riguardo alla totale assenza di filtri e sistemi di controllo. Ma, nonostante le nostre sollecitazioni, il sito americano ha preferito far pubblicare (presumibilmente a pagamento) ad un’altra testata, il Giornale di Brescia, un comunicato stampa. Ricordando ai responsabili di TripAdvisor che Italia a Tavola è una testata giornalistica che fa e ha sempre fatto informazione, è incredibile che la replica non sia stata mandata direttamente alla nostra redazione.
In ogni caso, per correttezza e dovere di cronaca, la riportiamo integralmente qui di seguito, secondo quanto riportato dal Giornale di Brescia.
«Creare recensioni o profili aziendali falsi solo per cercare di coglierci in fallo è un esperimento del tutto privo di senso, trattandosi di una pratica che differisce dalle frodi che monitoriamo e individuiamo quotidianamente. Sappiamo che quando un frodatore cerca di manipolare le classifiche sul nostro sito si lascia alle spalle degli schemi che abbiamo modo di tracciare e che tracciamo. Abbiamo analizzato a fondo le recensioni per più di dieci anni e possiamo quindi riconoscere i comportamenti normali di un recensore da quelli che non lo sono; è così che individuiamo le frodi. In qualità di sito di viaggi più visitato al mondo, siamo fortemente impegnati a garantire che i contenuti su TripAdvisor forniscano una fonte d’informazione utile e affidabile per coloro i quali pianificano un viaggio ovunque nel mondo. In questo caso, abbiamo indagato e rimosso dal sito le recensioni e il profilo che non rispettavano le nostre linee guida. Oltre a essere una violazione dei nostri termini di servizio e una pratica non etica, postare recensioni false è anche una violazione della legge in molti paesi e viola i termini del Codice del Consumo italiano».
Nel ribadire che Italia a Tavola, a differenza di quanto hanno scritto molte testate, non ha realizzato l’operazione, ma ha semplicemente sostenuto e dato rilievo ad un’iniziativa di alcuni ristoratori, vogliamo sottolineare alcuni punti della nota di TripAdvisor.
«Creare recensioni o profili aziendali falsi solo per cercare di coglierci in fallo è un esperimento del tutto privo di senso, trattandosi di una pratica che differisce dalle frodi che monitoriamo e individuiamo quotidianamente». A questo proposito dobbiamo mettere in evidenza che tutta l’operazione non è stata realizzata da hacker esperti, ma è avvenuta semplicemente utilizzando i normali strumenti forniti dal sito TripAdvisor, come un qualsiasi utente avrebbe potuto fare.
«Abbiamo analizzato a fondo le recensioni per più di dieci anni e possiamo quindi riconoscere i comportamenti normali di un recensore da quelli che non lo sono; è così che individuiamo le frodi». Appurato che non si trattava né di frode né di hackeraggio, ci chiediamo quali controlli siano stati fatti per un locale che è stato inserito ex novo due mesi fa (non l’altro ieri...) con un nome falso, un indirizzo falso e un numero di telefono falso. E come è possibile che di fronte a 10 recensioni tutte da “5 pallini verdi” non sia scattata nessuna verifica sull’attendibilità, tanto che automaticamente il locale “fantasma” è schizzato in breve tempo in vetta alla classifica?
Ci chiediamo, quindi, quante altre recensioni fasulle saranno state pubblicate, dato che i controlli di TripAdvisor sembrano inesistenti... Per tutelare gli esercenti onesti e i consumatori che si affidano a TripAdvisor, continuiamo a sollecitare che il sito adotti in tempi brevi sistemi di verifica più restrittivi ed efficaci, come il semplice obbligo di esibire il conto pagato prima di pubblicare una recensione (positiva o negativa che sia), prova inconfutabile dell’avvenuta consumazione.
In attesa che ciò avvenga, ricordiamo a tutti gli esercenti che vogliano prendere le distanze da questo sistema di classifiche truccate e recensioni inattendibili, coperte dall’anonimato, che possono aderire alla campagna di Italia a Tavola #NoTripAdvisor, come hanno già fatto i cuochi Tano Simonato, Filippo La Mantia, Marco Blasi e Matteo Scibilia (per informazioni CLICCA QUI).