Da oggi 1 aprile 2015 l’etichettatura delle carni europee sarà finalmente più chiara e trasparente. Con l’entrata in vigore del regolamento Ue n.1337/2013, che applica parte della normativa comunitaria in materia di informazioni alimentari ai consumatori, le carni suine, ovi-caprine e dei volatili non potranno più essere vendute in forma anonima senza che ne sia indicato il luogo di provenienza e di macellazione. Una conquista importante che completa e arricchisce di contenuti un percorso lungo e difficile avviato dall’Unione europea 15 anni fa con l’etichettatura delle carni bovine in risposta alla crisi della “mucca pazza”. Restano fuori dall’obbligo dell’indicazione d’origine solo i conigli, per i quali non esiste ancora un riferimento normativo.
Ci sono dei distinguo, ma sempre nella logica della trasparenza, come quello tra il prodotto dove viene indicata l'origine del Paese, che riguarda l'intero ciclo produttivo dalla nascita all'allevamento fino alla macellazione, e quello che specifica l'importazione dell'animale ed il suo allevamento in un altro Paese, indicazione che dovrà rispettare determinate condizioni come i tempi concernenti l'import e il peso. In generale la norma va nella giusta direzione ed apre la strada a nuove iniziative per la sicurezza alimentare e la qualità.
«Ora partire da questo risultato - dichiara il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino - per continuare a tutelare la sicurezza e la trasparenza alimentare iniziando dalle produzioni che, a oggi, restano ancora escluse dalla normativa europea sull’origine dei prodotti agricoli. Una scelta obbligata e non più rinviabile sia per assicurare competitività agli agricoltori e per premiare i loro sforzi, attraverso l’indicazione esclusiva del luogo di origine e il divieto di etichette anonime, sia per rispondere alle attese dei tanti consumatori che sono sempre più interessati a fruire delle informazioni che accompagnano i prodotti al momento della loro scelta di acquisto».
I cittadini, infatti, sono sempre più attenti all’etichettatura. Se in Europa è considerata prioritaria da 7 cittadini su dieci, secondo i nostri dati la percentuale in Italia arriva al 92%. «Per essere trasformata in valore - conclude il presidente della Cia - la distintività della produzione agroalimentare italiana, che ha pochi eguali nel mondo, necessita di riconoscimento da parte dei consumatori e trasferimento lungo la filiera produttiva. In questa direzione le forme di tutela, come quella dell’etichettatura del luogo di origine delle carni che da oggi sarà obbligatoria su tutto il mercato unico europeo, possono rappresentare un importante strumento di valorizzazione e di sviluppo economico per imprese e aree rurali».
«Questa positiva novità introdotta dall’Europa è una tappa di un lungo percorso per garantire scelte di acquisto consapevoli ai consumatori - ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare però che - la battaglia continua perché in una situazione di difficoltà economica bisogna portare sul mercato il valore della trasparenza a vantaggio dei consumatori e dei produttori agricoli. L’Italia che nell’alimentare ha conquistato primati qualitativi e sanitari deve essere capofila nell’Unione Europea nel sostenere le politiche di tutela della sicurezza alimentare che sono al centro dei lavori dell’Expo».