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Olio di palma, record di importazioni 1,7 miliardi di kg nel 2014 in Italia

L'import di olio di palma in Italia è aumentato del 19%, raggiungendo un record storico negativo, visto il preoccupante impatto sulla salute che il prodotto, ad alto contenuto di acidi grassi saturi, può provocare. Dal 13 dicembre in etichetta non è possibile utilizzare la dicitura generica “olio vegetale”

02 marzo 2015 | 10:58
Olio di palma, record di importazioni 
1,7 miliardi di kg nel 2014 in Italia
Olio di palma, record di importazioni 
1,7 miliardi di kg nel 2014 in Italia

Olio di palma, record di importazioni 1,7 miliardi di kg nel 2014 in Italia

L'import di olio di palma in Italia è aumentato del 19%, raggiungendo un record storico negativo, visto il preoccupante impatto sulla salute che il prodotto, ad alto contenuto di acidi grassi saturi, può provocare. Dal 13 dicembre in etichetta non è possibile utilizzare la dicitura generica “olio vegetale”

02 marzo 2015 | 10:58
 

Aumentano del 19% le importazioni di olio di palma in Italia per un quantitativo record che ha superato addirittura 1,7 miliardi di chili nel 2014, un primato negativo mai raggiunto prima. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti che lancia l’allarme sull’invasione di un prodotto sotto accusa dal punto di vista nutrizionale e ambientale, proprio nella patria dell’olio extravergine di oliva e della dieta mediterranea. Lo scorso novembre Il Fatto Alimentare aveva addirittura lanciato una raccolta firme, alla quale si è unita anche Italia a Tavola, per per combattere l’utilizzo smodato di olio di palma negli alimenti confezionati e invitare le aziende a sostituirlo con altri oli vegetali non idrogenati.



L’olio di palma per il basso costo e la scarsa informazione tende a sostituire grassi più pregiati praticamene ovunque ed anche in alimenti per bambini come biscotti, merendine, torte e addirittura nel latte per neonati, con quantitativi importati in Italia che sono aumentati di dieci volte negli ultimi 15 anni, ma che ora si possono riconoscere dall'etichetta.

Alle preoccupazioni per l’impatto sulla salute a causa dell'elevato contenuto di acidi grassi saturi si aggiungono peraltro quelle dal punto di vista ambientale perché l’enorme sviluppo del mercato dell’olio di palma sta portando al disboscamento selvaggio di vaste foreste senza dimenticare l’inquinamento provocato dal trasporto a migliaia di chilometri di distanza dal luogo di produzione.

Per consentire scelte di acquisto consapevoli da parte dei consumatori è stato introdotto il 13 dicembre 2014 nella legislazione comunitaria l’obbligo di specificare in etichetta la natura dell’olio eventualmente utilizzato nei prodotti alimentari confezionati. Non è più possibile pertanto utilizzare la dicitura generica olio vegetale, giocando sul fatto che nella nostra tradizione quando si pensa all’olio si pensa a quello di oliva, ma si deve indicare con precisione di quale olio si tratta. Per i prodotti venduti sfusi al forno o in panetteria deve essere sempre esposto e a disposizione dei consumatori, l’elenco degli ingredienti utilizzati.

Una vittoria nei confronti delle grandi lobby che tuttavia continuano a far sentire il proprio peso come dimostra ad esempio la decisione dell’Unione europea di ricorrere all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) per la costituzione di un comitato di arbitraggio riguardo ad alcuni dazi di importazione della Russia, che ritiene eccessivi per diversi prodotti tra i quali l’olio di palma. In altre parole l’Unione europea decide di intervenire per far aumentare le importazioni di un prodotto di dubbia qualità che peraltro fa concorrenza sleale al burro e all’olio extravergine di oliva europei sostituendoli nei dolci, nelle pizze, nella panetteria, industriale ed artigianale

Una decisione paradossale dopo che i produttori agricoli dell’Unione europea sono strangolati da mesi di embargo russo che hanno provocato direttamente solo all’Italia più di 50,7 milioni di euro di mancate esportazioni agroalimentari in soli 4 mesi, da agosto a novembre, più un calo generalizzato dei prezzi sui mercati di tutta Europa per i prodotti colpiti dall’embargo e per quelli che, anche indirettamente, possono essere considerati sostituti.

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