Il 13 dicembre è entrato ufficialmente in vigore il Regolamento europeo n. 1169/2011, il quale sancisce che tutti i pubblici esercizi (ristoranti, bar, ma anche agriturismi e aziende agricole) devono informare per iscritto i propri clienti sui possibili allergeni presenti negli alimenti somministrati. Innanzitutto è bene precisare che si parla di bar, pizzerie, ristoranti, trattorie, pasticcerie ma anche esercenti ambulanti, sagre, mense e catering. Dovunque si degusti un prodotto fresco, preparato in loco, sfuso e non pre-imballato ci sarà dunque l’obbligo di mostrare una sorta di etichetta che elenchi gli eventuali allergeni presenti.
«Nel nuovo regolamento - ha dichiarato il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina (nella foto) - ci sono delle novità importanti che vanno nella direzione giusta. Mi riferisco per esempio alla dimensione dei caratteri che dovrà essere adeguata alla dimensioni del prodotto e alla specifica di alcuni ingredienti come gli oli e i grassi vegetali. Per noi garantire un’informazione corretta e adeguata ai consumatori è una questione cruciale e per questo in Italia vogliamo andare ancora oltre, in particolare sull’origine delle materie prime».
«Con questo obiettivo - continua Martina - dal 7 novembre scorso, abbiamo aperto sul sito del Ministero una consultazione pubblica per sapere cosa i cittadini vogliono leggere sull’etichetta. Il sondaggio sarà aperto fino a fine gennaio e sono già 15mila le persone che hanno dato le loro risposte. Le useremo per proporre a Bruxelles nostre norme nazionali che rafforzino ancora la tutela del consumatore».
Una questione che sta molto a cuore a Italia a Tavola, da sempre impegnata a favore di una trasparenza che tuteli il consumatore, ma che allo stesso tempo non danneggi i pubblici esercizi. A questo proposito nell'ultimo periodo si sono sollevate delle lamentele da parte dei ristoratori e di tutti i gestori di pubblici esercizi che somministrano cibo fresco, che in base alla suddetta normativa dovranno provvedere al più presto a modificare i menu e le etichette dei prodotti alimentari in vendita, in modo compaiano tutte le sostanze utilizzate nel corso della preparazione.
«In discussione - commenta Vicenzo Tamborra, presidente di Confesercenti Vicenza - non c’è la normativa, che va a tutela dei cittadini, ma la poca chiarezza sul metodo con cui dovrebbe essere applicata. Si tratta di una nuova normativa europea che viene recepita in modo esclusivamente burocratico e che proprio per questo provoca disappunto e preoccupazione tra gli operatori interessati. Il successivo Decreto applicativo del presidente del Consiglio del ministri dovrà servire a chiarire i reali adempimenti e contenere indicazioni sul ruolo che anche lo Stato, oltre ovviamente alle associazioni di categoria, dovrebbe svolgere per favorire la diffusione di una maggiore conoscenza su di una materia che interessa il benessere e la salvaguardia di un numero sempre maggiore di persone».
Il rischio è che in Italia ci si trovi di fronte ad un buco legislativo. Sono 14 gli alimenti in questione e stiamo parlando di cereali contenenti glutine, di crostacei e prodotti contaminati, uova, pesce, arachidi, soia, latte, frutta a guscio, sedano, senape, semi di sesamo, anidride solforosa e solfiti se superiori ai 10 mg/kg o litro, lupini e molluschi e ovviamente tutti i derivati di queste sostanze.
Non sarà necessario indicare la percentuale degli allergeni e per il primo periodo, in attesa di avere un decreto legge che stabilisca i dettagli pratici ma essenziali di applicazione, non sono previste sanzioni. Il ministero dello Sviluppo economico ad oggi pensa di prevedere l’indicazione scritta degli allergeni su menu o registro o apposito cartello o altro sistema equivalente, da tenere bene in vista, ma nulla è ancora definitivo né ufficiale. La specifica delle informazioni solo su richiesta del cliente non è assolutamente accettata.
Valutando poi l’aspetto puramente pratico, molti esercenti utilizzano prodotti freschi, stagionali e del territorio, offrendo così una varietà di piatti di qualità, in continuo aggiornamento non solo di alimenti ma anche di fornitori, questo complica esponenzialmente l’aggiornamento della necessaria guida agli allergeni. Al di là dell’aspetto dispendiosità, c’è in discussione la qualità, grande punto critico, infatti gli esercenti possono acquisire informazioni esaustive sui prodotti e materie prime, solo riferendosi a fornitori di prodotti industriali confezionati, rinunciando ai prodotti freschi.