Il Fatto Alimentare ha lanciato una petizione online su Change.org rivolta a ministero della Salute, ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, ministero dello Sviluppo economico, oltre che alle principali aziende alimentari (Barilla, Bauli, Bistefani, Colussi, Galbusera, Kellogg, La Doria, Gruppo Mondelez, Nestlé, Heinz Plasmon, Vicenzi, Unilever) e alle catene di supermercati (Auchan, NaturaSì, Billa, Il Gigante, Iper, Eurospin, Conad, Lidl, Carrefour, LdMarket, Lombardini, Ikea, Supersigma, Pam, Pennymarket, Gruppo Selex, Sma, Unes, Finiper), per dire stop all'invasione dell’olio di palma nei prodotti. Una raccolta di firme a cui anche Italia a Tavola si associa: clicca qui per firmare.
Dal prossimo 13 dicembre milioni di consumatori italiani ed europei scopriranno la presenza di un nuovo ingrediente in migliaia di prodotti alimentari. Stiamo parlando dell’olio di palma, una sostanza fino ad oggi camuffata dietro la scritta “olii e grassi vegetali”. Per rendersi conto di quanto l’olio di palma sia diffuso basta dire che è il grasso principale di quasi tutte le merendine, i biscotti, gli snack dolci e salati, le creme... in vendita nei supermercati. L’ampio utilizzo di questa materia prima è dovuto sia al costo estremamente basso, sia al fatto di avere caratteristiche simili al burro. Il Fatto Alimentare dice “no” all’olio di palma per motivi etici, ambientali e di salute e invita le aziende a sostituirlo con altri oli vegetali non idrogenati o burro.
La produzione di palma è correlata alla rapina delle terre e alla deportazione di milioni di famiglie africane e asiatiche (land grabbing). È inoltre causa primaria della deforestazione di aree boschive (prima causa di emissioni di CO2 nel Sud-Est asiatico) e della devastazione degli “habitat” naturali per lasciare spazio alle monocolture come quelle della palma da olio. Queste operazioni comportano gravi violazioni dei diritti umani, l’eliminazione della sovranità alimentare e la riduzione della biodiversità. Per stemperare le problematiche e ripulire l’immagine dell’olio di palma esiste una certificazione sostenibile (Rspo), che tuttavia copre solo una quota minima della produzione, senza neppure mitigare i problemi denunciati.
L’olio di palma viene utilizzato dalla maggior parte delle aziende alimentari perché costa poco e si presta a molti utilizzi. Secondo i nutrizionisti l’assunzione giornaliera di dosi elevate di questo ingrediente può risultare dannosa per la salute a causa della presenza dei grassi saturi. Questa ipotesi si verifica più spesso di quanto si creda, visto che il palma si trova nella maggior parte degli alimenti trasformati, soprattutto in quelli più consumati dai giovani. Anche se in Italia non esistono studi sul consumo pro-capite, i nutrizionisti consigliano di limitarne l’assunzione, in particolare ai bambini che sono i più esposti.
Il Fatto Alimentare chiede al ministero della Salute e agli enti pubblici di disporre l’esclusione dalle pubbliche forniture di alimenti che contengano olio di palma. Questa clausola deve essere inserita in tutti i capitolati di appalto per l’approvvigionamento delle mense scolastiche, ospedaliere e aziendali, nonché dei distributori automatici collocati in scuole e pubblici edifici.
Si chiede al ministero delle Politiche agricole e agli altri Stati membri dell’Unione europea di aderire subito alle Linee Guida del CFS (Committee on World Food Security) - FAO, per una gestione responsabile delle terre, delle foreste e dei bacini idrici.
Si chiede ai supermercati di escludere dalle forniture dei prodotti con il loro marchio (private label) l’olio di palma, e alle industrie agroalimentari di impegnarsi a riformulare i prodotti senza l’utilizzo di olio di palma, affinché il cibo “made in Italy” possa davvero distinguersi come buono e giusto.
Questo è il link per firmare:
https://www.change.org/p/stop-all-invasione-dell-olio-di-palma