Nella foto, da sinistra: Matteo, Camilla, Alessandro e Marcello Lunelli.
«La nostra famiglia ha sempre voluto essere garante della cultura e dei valori di casa Ferrari sin da quando mio nonno acquistò l’azienda nel 1952». Così Matteo Lunelli (nelle foto), presidente di Cantine Ferrari, risponde alla domanda di cosa comporta chiamarsi Lunelli. «Non potremmo fare nulla senza una squadra di collaboratori straordinari, ma è sempre importante che la nostra famiglia porti avanti quei valori che hanno determinato il successo della nostra Casa: ricerca dell’eccellenza in ogni dettaglio, il controllo produttivo in ogni fase, dalla terra alla tavola e il legame intimo con il territorio trentino».
Ma sul piano manageriale come si regolano i rapporti in famiglia? Dai fratelli siete passati ai cugini...
«All’interno della terza generazione siamo in sei cugini, di cui quattro hanno cariche e ruoli specifici all’interno dell’azienda. È importante che siano rispettati i diversi ruoli, di azionista e di manager, che possono coesistere in una stessa persona ma che non vanno confusi. Vogliamo essere un’azienda familiare capace di attrarre talenti e fare crescere le competenze. Nei rapporti tra noi quattro cugini tutto parte da un affetto e da una stima reciproca. Con competenze e ruoli diversi cerchiamo di essere all’altezza delle sfide attenendoci anche a regole che ci siamo dati per tempo. Finora le decisioni importanti sono sempre state condivise, ma abbiamo la consapevolezza che si tratta di equilibri da preservare con attenzione. Per questo la nostra famiglia ha deciso di siglare dei patti di famiglia e abbiamo definito un sistema di corporate governance che disciplini il rapporto tra famiglia e impresa».
Come famiglia avete due compiti in realtà: fare crescere l’azienda e rappresentare al meglio una delle eccellenze italiane riconosciute in tutto il mondo...
«È una responsabilità che tutti in famiglia sentiamo molto forte. Ferrari non è solo la più nota azienda spumantistica italiana, ma vogliamo essere anche simbolo dell’arte di vivere italiana nel mondo. Basti qualche esempio. Prada sceglie le nostre bollicine nei suoi eventi. Nei giorni scorsi a Eataly a New York abbiamo accompagnato i brindisi per il Columbus Day, una serata all’insegna della cultura e della tavola italiana a cui hanno partecipato tra gli altri Alessandro Baricco, Isabella Rosellini e Renzo Arbore. Ad Harvard, per le celebrazioni dell’anno della cultura italiana in America, ho avuto l’onore di raccontare il legame tra cultura e impresa Made in Italy. Siamo dove è importante rappresentare il nostro Paese e lo facciamo con orgoglio».
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