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Bollicine simbolo del made in Italy Matteo Lunelli racconta lo stile Ferrari

La terza generazione della famiglia Lunelli alla guida delle Cantine Ferrari: Marcello, Camilla, Matteo e Alessandro gestiscono la casa spumantistica che rappresenta, attraverso le bollicine, lo stile italiano nel mondo. Il presidente Matteo Lunelli in un'intervista spiega la mission dell'azienda e il forte radicamento nel territorio

di Alberto Lupini
direttore
08 novembre 2013 | 15:14
Bollicine simbolo del made in Italy
Matteo Lunelli racconta lo stile Ferrari
Bollicine simbolo del made in Italy
Matteo Lunelli racconta lo stile Ferrari

Bollicine simbolo del made in Italy Matteo Lunelli racconta lo stile Ferrari

La terza generazione della famiglia Lunelli alla guida delle Cantine Ferrari: Marcello, Camilla, Matteo e Alessandro gestiscono la casa spumantistica che rappresenta, attraverso le bollicine, lo stile italiano nel mondo. Il presidente Matteo Lunelli in un'intervista spiega la mission dell'azienda e il forte radicamento nel territorio

di Alberto Lupini
direttore
08 novembre 2013 | 15:14
 

Matteo Lunelli«Siamo orgogliosi di essere ambasciatori dello stile di vita italiano nel mondo e con le nostre bollicine vogliamo raccontare la nostra terra, il Trentino, e la sua agricoltura di montagna». Non c’è enfasi, ma tanta convinzione e senso di responsabilità, nelle parole con cui Matteo Lunelli (nella foto) sintetizza la mission della famiglia nella gestione di Cantine Ferrari, il più celebrato marchio degli spumanti tricolore.

Un legame, quello dei Lunelli con l’azienda e il territorio, che è giunto ormai stabilmente alla terza generazione e sta alla base del successo del Trentodoc, una delle bandiere del Metodo Classico italiano. «Per noi - spiega il presidente di Cantine Ferrari - il territorio ha un valore fondamentale che posso descrivere con una bella frase di Mario Soldati: “il vino è la poesia della sua terra”. Ferrari, così com’è, l’ha voluto il fondatore Giulio Ferrari e dopo di lui mio nonno, mio padre e i miei zii, nasce solo da uve coltivate sui monti del Trentino. È questa la regola anche oggi in Casa Ferrari».

La ragione di questa insistenza è molto semplice. Le pendici di quelle montagne costituiscono un habitat unico per produrre eccellenti Chardonnay e Pinot nero base spumante. «La forte escursione termica tra giorno e notte a fine estate - aggiunge Matteo Lunelli - garantisce una corretta maturazione aromatica e il mantenimento di un’acidità bilanciata che conferisce freschezza alle nostre bollicine. Il risultato è un vino unico, elegante e capace di vincere la sfida contro il tempo, come si richiede a un grande Metodo Classico. Tutte le nostre etichette sono frutto di un’agricoltura di montagna e sono la bandiera di una denominazione, la Trentodoc, che oggi riunisce 40 produttori ed è stata la prima in Italia esclusivamente dedicata al metodo Classico».



Gli spumanti Ferrari rappresentano uno stile che pervade tutta la provincia...
«Il nostro Trentodoc è creato con uve dei vigneti di proprietà della mia famiglia, ma anche con quelle di centinaia di conferenti che collaborano con noi da molti anni e che fanno con passione un lavoro di eccellenza sotto il costante controllo di un team di 8 agronomi Ferrari. Abbiamo fatto formazione e istituito dei protocolli per un’agricoltura di montagna sostenibile, che sono diventati patrimonio di tutti e contribuiscono in modo significativo alla tutela dell’ambiente e della salute dei viticoltori, innalzando al tempo stesso la qualità delle uve prodotte. Da tempo non si usano più insetticidi o acaricidi e ci stiamo dirigendo verso un’agricoltura biologica».

Come dire che Ferrari è un’azienda radicata e motore del Trentino enologico...
«Noi siamo orgogliosi, come già detto, di essere trentini e produttori di Trentodoc, non a caso la denominazione del vino di punta della provincia. Oggi c’è una visione comune e la volontà di promuovere insieme la denominazione. Rappresentiamo un territorio straordinariamente vocato e che ha ancora grandi possibilità di crescita».

Una zona vinicola che oltre a essere ottimale per la produzione di certe uve, lo è anche considerando come cambia il clima.
«In effetti in Trentino ci sono dei vantaggi competitivi. Sulle nostre montagne possiamo puntare a vigneti ad altitudini sempre maggiori, contrastando l’incremento delle temperature medie. Sotto il Monte Bondone a 700 metri stiamo realizzando ad esempio un nuovo vigneto di Chardonnay di 12 ettari».



Unicità, identità, eccellenza. Per Ferrari è facile usare questi termini, ma per quanto importanti, sul mercato siete una “parte” del più vasto mondo delle bollicine italiane dove c’è di tutto, dall’Asti dolce ai brut del metodo Classico, passando per il Prosecco. Come vi ponete rispetto a questa realtà complessa?
«In effetti nel mondo esiste ancora una scarsa conoscenza della diversità delle bollicine italiane e spesso notiamo una certa confusione da parte dei consumatori. Negli ultimi mesi sto viaggiando molto: Giappone, Usa, Hong Kong, Mosca, Londra... e spesso mi trovo a dover spiegare la varietà delle bollicine italiane con i suoi territori, i diversi stili e metodi. In questo contesto ritengo sia fondamentale parlare della propria identità spiegando ciò che ci unisce e ciò che ci differenzia. La complessità del mondo degli spumanti italiani può essere un elemento di debolezza, ma può forse essere una ricchezza e dobbiamo tramutarlo in un fattore critico di successo».

Parlando di fascia alta di mercato, il confronto è inevitabilmente con lo champagne. Come ve la giocate oggi?
«I francesi hanno tre secoli di marketing alle spalle e alcuni prodotti eccellenti. Noi proponiamo il nostro territorio, la nostra identità e la distintività di un marchio che ha oltre un secolo di storia, con l’unicità di rappresentare le bollicine di montagna e di essere simbolo dello stile di vita italiano nel mondo. Con otto milioni di bottiglie il Trentodoc oggi è certamente una nicchia di mercato rispetto ai numeri dello champagne, ma sono convinto vi siano grandi prospettive e ampio spazio di crescita sul mercato mondiale per i nostri vini».

La cover del numero 214 di Italia a Tavola che ritrae, da sinistra: Marcello, Camilla, Matteo e Alessandro Lunelli

“A tutto pasto” ed eccellenze per ogni abbinamento
«Le bollicine metodo Classico, in particolare il Trentodoc, sono estremamente flessibili negli abbinamenti: è un vino ideale da abbinare a tutto pasto, dove lo si apprezza a pieno». Matteo Lunelli non ha dubbi: la destagionalizzazione dei consumi di spumante in Italia procede e cresce la cultura dello sparkling menu, oltre che dell’aperitivo. «Il periodo più importante delle vendite restano le festività, dove si concentra il 40% delle vendite. Quei consumi subiscono meno l’impatto emotivo del ciclo economico negativo perchè ai brindisi importanti non si rinuncia. Ma ormai le bollicine si bevono tutto l’anno grazie anche ai tanti ristoratori che sempre più spesso le propongono, anche al bicchiere (soprattutto all’estero) in abbinamento ai loro menu».

Sugli abbinamenti fate sperimentazioni in proprio con Locanda Margon...
«Si, Locanda Margon è un luogo di sperimentazione in cui il nostro executive chef Alfio Ghezzi crea abbinamenti sempre nuovi col Trentodoc. Ma sono tanti gli chef che hanno raccolto la nostra sfida. Tra i più rcenti ricordo Nino Di Costanzo, stellato del Mosaico di Ischia, con un meraviglioso menu di pesce abbinato a tutto pasto con Giulio Ferrari Riserva del Fondatore annata 1993».

Del resto le bollicine Ferrari coprono una gamma molto ampia di abbinamenti.
«In Italia siamo la cantina con la più ampia gamma di millesimati, frutto di un’attenta ricerca avviata negli anni ‘80 e ‘90, con etichette uniche e diverse anche se tutte in stile Ferrari. L’armonia e la freschezza del Perlé, per un aperitivo con parmigiano e salumi; il Perlé Rosé per pesce crudo ma anche per agnello e tartare; il Perlé Nero con la sua personalità complessa per piatti corposi come il baccalà e infine la ricchezza gustativa della Riserva Lunelli insuperabile anche per pasti importanti, grazie al suo affinamento in legno».



Com’è la ripartizione dei Ferrari?
«La nostra bandiera resta il Ferrari Brut, di sole uve Chardonnay, frutto di 111 anni di storia e a cui da sempre dedichiamo massima attenzione. Rappresenta il brindisi per eccellenza degli italiani e incide per circa il 50% dei nostri volumi. Ci sono poi i millesimati, invecchiati oltre i 5 anni, che raccontano la capacità del Trentodoc di affinare nel tempo acquisendo complessità ma mantenendo freschezza ed eleganza: vini moderni, adatti ai cibi leggeri oggi richiesti dai consumatori, che incontrano anche il gusto femminile».


Cantine Ferrari
via Ponte di Ravina, 15 - 38122 Trento
Tel 0461 972311 - Fax 0461 913008
info@cantineferrari.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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13/11/2013 16:18:49
1) Bella sintesi
Bella sintesi, caro. La famiglia Lunelli mi è amica da una cinquantina d'anni (i padri) e da una ventina i "muli" e le "mule" (diciamo noi istriani) hanno raccolto il testimone e costruito sempre nuovi percorsi mantenendo il pieno controllo nell'amore per la tradizione Ferrari. Si, fanno ed hanno fatto percorsi armonici di-vini, per il piacere loro e nostro. Ci siamo visti pochi mesi fa a Maranello con Franco e abbiamo promesso di non dichiarare mai più "no-ve no vegno anca mi" ad accompagnare il percorso di-vino: parteciperemo ogni volta che ci verrà concesso! Domani sarò con gli amici di Bayer CropScience a RhoFiera, meeting di contenuto ma rivestito di amicizia e comvivialità, sabato della prossima settimana a Catania. Ci sarà la schiuma della scienza agroalimentare e della civiltà del buon gusto. Intanto, forza Matteo! Alla prossima! AgoràAmbrosiana
Vincenzo Lo Scalzo
Libero comunicatore
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