Su Italia a Tavola, qualche settimana fa, è apparso un comunicato stampa edito dal comitato promotore del medesimo, coordinato da un gruppo di professionisti barman iscritti all’Aibes, per informare che l’Associazione italiana barman e sostenitori ha ricevuto notifica dalle autorità competenti, di cancellare molte nuove regole in quanto non coerenti con lo statuto vigente e che di fatto non permettono più lo svolgimento regolare delle attività associative a partire dalle modalità di gestione e di nomina delle varie cariche, “questa la cronaca”.
Mi è stato chiesto di esprimere un'opinione, e la mia è stata quella di dire le cose che dico e penso da anni, senza offendere nessuno, valutando solo fatti. Chi ricorda quello che Aibes è stata dal 1949 fino ai più recenti anni di questo decennio, comprende ciò che dico, senza accusare o avercela con nessuno. La storia che rimane è il giudice di tutte le situazioni, l’importante è non manipolarla o stravolgerla.
Aibes è sempre stata una istituzione nel mondo professionale dei barman, il riferimento per tutti coloro che volevano avvicinarsi al mondo del bar, un riferimento per le aziende produttrici e distributrici di liquori, un riferimento per le molte aziende alberghiere e ristorative per la professionalità da dove attingere i migliori professionsiti che venivano formati. Cosa è rimasto di tutto questo?
Sicuramente nel periodo dalla fondazione ai primi anni 80 si fece un gran lavoro di radicamento e attaccamento all’associazione in tutta Italia e all’estero, vedi la fondazione di tutte le sezioni, il numero dei soci passati da poche decine a oltre tre mila, l’inizio di una proficua collaborazione con le aziende sostenitrici, l’avvio di una scuola di formazione, tutte cose che dagli anni ottanta e per i successivi 30 anni circa diedero un grandissimo sviluppo all’associazione, formando la futura classe dirigente al suo interno, persone che muovevano i passi all’interno della medesima e ne apprendevano le regole di classe e stile, nel rispetto delle tradizioni e delle persone, dove pur senza contrasti si lavorava tutti insieme.
La novità di Aibes Promotion
Poi con l’avvento di Aibes Promotion, si ebbe la svolta, venne introdotto questo fattore economico che all’epoca sembrava la panacea di tutti i problemi e il futuro dell’associazione verso nuovi traguardi. Ricordo che la cosa fu fortemente ostacolata dai dirigenti dell’epoca, cito due nomi per tutti, che non so quanti possano ricordare, Rino Diani e Ferruccio Bocus, (entrambi presidenti) i quali continuarono a ripetere insieme a molti altri che l’avvio di Aibes Promotion sarebbe stato l‘inizio della fine dell’Aibes, dell’Aibes che conoscevano loro, certo, ma un Aibes fatta di valori e rispetto per l’essere umano innanzitutto, dove nessuno doveva rimanere indietro e dove si collaborava tutti insieme, come precedentemente detto non senza discussioni, ma con grandissimo rispetto reciproco.
Aibes Promotion, che fu una grande idea di modernità e di innovazione, solo che doveva rimanere una entità interna all’Aibes, gestita solo e sempre comunque dai soci cresciuti negli anni all’interno dell’associazione con una storia professionale fatta di grandi alberghi, di posizioni lavorative importanti, di rispetto per le persone, ma principalmente per la storia che una associazione come Aibes aveva, e non di professionisti del marketing o pseudo tali, fatta di piccole attività sempre collegate al mondo del barman, il marketing lo facevano e lo fanno le aziende specializzate al riguardo, a cui serviva solo il lavoro professionale del barman Aibes.
Dalla fondazione fino agli anni '90
I fatti sono quelli che contano, e del primo periodo dell’Aibes dalla fondazione, fino agli anni settanta, uscirono persone come Angelo Zola, Stefano Preti, Luigi Parenti, Rino Diani, come presidenti, e soci grandi professionisti barman dal grande carisma, come Mirko Stocchetto, Ernesto Pecchioni, Pierino Dellavo, Elio Cattaneo, Mario Belotti, per citarne solo alcuni fino agli anni.
Da loro uscirono e ne cito solo alcuni, dagli anni 70 in poi, Umberto Caselli, Camillo Bosco, Oscar Cavallera, (oggi presidente di Master Consulting) Gianmario Artosi, Fabrizio Dallavalle, Tonino Palazzi, Angelo Campora, tutti cresciuti alla scuola dell’Aibes, i quali pur con i cambiamenti in atto nella società italiana, riuscirono a mantenere e continuare la tradizione professionale, la missione dell’Aibes.
E poi? Bè la scuola che lasciarono questi grandi nomi per un certo periodo fu ancora perseguita dai primi anni novanta fino ad anni recenti, fino a quando, come citato prima iniziò l’epoca di Aibes Promotion, la quale nell’arco dei 15 successivi anni avrebbe radicalmente cambiato la storia e la faccia dell’Aibes, facendo subentrare lentamente, gli interessi economici a quelli professionali.
Dagli anni novanta comunque, in un periodo in cui personalmente ebbi l’opportunità di crescere all’interno di questa grande scuola che essenzialmente era fatta di stile e rispetto delle persone, insieme ad altri colleghi dell’epoca, di cui cito solo alcuni, grandi giovani barman che oggi comunque cinquantenni o quasi, che con me hanno dato continuità all’Aibes fino ad anni recenti, nonché esempio e formazione alle nuove leve, ne cito solo alcuni ma sarebbero molti di più.
Dario Comini forse il più illustre, Daniele Dagradi, Fabio Bacchi, Leonardo Cisotto, Annalia Fontanini, Daniele Immovilli, Fabio Padulazzi, Stefano Penna, Tommaso Bernabeo, Fiorenzo Detti (oggi presidente Ais Lombardia) Franco Gasparri (oggi Manager di Diageo) Fabio Firmo, Carlo Canevari, Silvio Borghesan, Riccardo Picotto (oggi manager dell’Hotel Rege a Milano) etc. siamo riusciti a far crescere e dare professionalità ai principali barman che calcano oggi le scene, in modo diverso rispetto a quello che avveniva negli anni passati con discrezione ed eleganza, oggi si è più orientati all’immagine e all’apparire, ma questo è il cambiamento dei tempi, ma ciò non toglie che comunque vi sia una grande professionalità alla base.
I trofei che premiano la professionalità
E chi sono questi nostri allievi, si chiederà qualcuno? Cito solo alcuni, ma sarebbero molti di più, quelli diciamo più rappresentativi, che negli anni hanno mantenuto e mantengono tuttora il legame d’amicizia, stile e rispetto per le persone, e di umiltà, elemento che li contraddistinguerà sempre, che è stato tramandato loro e oggi stanno cercando a loro volta di trasferire alle nuove leve. Tutti ragazzi oggi ormai trentenni o quasi che hanno partecipato alla nostra formazione.
Francesco Cione, Daniele Della Pola, Mattia Pastori, Alessandro e Massimo Melis, Tony Grimaldi, Paolo Rovellini, Lorenzo Bianchi (oggi manager Illva) Salvatore Damiano, (oggi fiduciario in una sezione in Inghilterra della Ukbg) Angelo Canessa, Cinzia Ferro, Sarah Schiavi e mi scusino coloro che non menziono e che sono tanti.
Particolarmente vorrei citare uno di questi nomi, Mattia Pastori, il quale oggi sta raccogliendo un importante testimone, organizzando un concorso storico ed impegnativo, come il trofeo Nino Cedrini, insieme a Fabio Firmo suo maestro e proprietario del Bar Pozzo, gara da cui sono usciti molti dei nomi citati, un concorso che continua la tradizione di questo grande barman del passato, maestro di tutti i nomi citati, maestro di stile, eleganza e classe, la sua benedizione professionale continua oggi con il concorso a lui dedicato dal 1992 con la prima edizione di Stresa.
Oggi Il trofeo Cedrini sarà a Pavia, il marchio è stato registrato dal gruppo Nino Cedrini e sarà svolto presso il locale di uno dei suoi allievi Fabio Firmo, il Pozzo American Bar. Anche se non si partecipa vale pena andare a respirare questa magica atmosfera, fatta di continuità e professionalità.
Questa è l’eredita professionale di cui si deve andare fieri, aver imparato a rispettare le persone e le diverse idee, senza pensare che la propria sia sempre e solo l’unica verità infallibile, solo perché si detiene il potere, concludo con una frase e con la ricetta di un cocktail che pur essendo nato da un errore, hanno entrambi fatto storia, la frase di Ferruccio Bocus negli anni novanta, il cocktail di Mirko Stocchetto del Bar Basso, senza più nulla aggiungere: «Servire l’Aibes e non servirsi dell’Aibes», “Negroni Sbagliato”.