Federdistribuzione, l'associazione che rappresenta negozi alimentari e non alimentari su grandi superfici, ha nuovamente deciso di abbandonare Confcommercio, la confederazione che coordina tutto il settore. La motivazione, che periodicamente genera tensioni, è sempre la stessa: la capacità di un'associazione così grande, attualmente guidata da Carlo Sangalli, di difendere allo stesso tempo piccoli negozi e grande distribuzione, un problema più volte segnalato anche da Italia a Tavola. Infondo se a lamentarsi di questa situazione sono i 'grandi” si può ben immaginare le difficoltà dei 'piccoli” come ad esempio i ristoratori che nella Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) sono spesso schiacciati dai colossi come Autogrill e McDonald's. Ma la decisione di Federdistribuzione è un segnale forte che può preannunciare novità per il settore commerciale.
è così, complice probabilmente il momento di crisi e la battaglia in corso sulle liberalizzazioni, Federdistribuzione, presieduta da Giovanni Cobolli Gigli, ha deciso l'ennesima uscita, annunciando di voler «operare in forma autonoma rispetto a Confcommercio-Imprese per Italia». Nessun accenno polemico nelle spiegazioni fornite dal presidente: «Ciò che noi vogliamo fare è diffondere i principi sui quali si fonda l'azione del retail moderno, nella convinzione di riuscire in questo modo a dare un impulso positivo all'intero sistema economico». Al punto che si ipotizzano future «forme di collaborazione nell'interesse di entrambe le organizzazioni e dei settori rappresentati, sia a livello centrale che locale».
Da Confcommercio, una replica altrettanto diplomatica in cui si esprime «dispiacere» per la decisione, perché «in questi anni, la confederazione ha lavorato per fare valere il pluralismo distributivo», cioè «una vitale compresenza di piccole, medie e grandi superfici di vendita».
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