Il presidente della Federazione italiana panificatori, Luca Vecchiato (nella foto), commenta il problema dello spreco del pane in evidenza in questi giorni sugli organi di stampa. «Sulla questione del pane buttato i panificatori artigianali sono l'anello debole della catena, in quanto scontano l'approccio consumistico dato dalla Gdo. Ma la questione fondamentale è economica oltre che etica e culturale: la Gdo è il maggior centro di spreco di pane e nonostante questo non ci rimette un euro, secondo una politica di acquisto e vendita da padre padrone».
«La Gdo – ha proseguito Vecchiato - pretende infatti che i suoi fornitori (i panificatori artigianali) consegnino pane fresco in abbondanza, per avere gli scaffali sempre pieni sino all'ora di chiusura quando - per contratto - il panificatore è costretto a ritirare l'invenduto a prezzo pieno e a buttare il pane. Oltre a ciò il panificatore paga il contributo fiscale come se il pane fosse venduto: una beffa che nei panifici si misura entro margini limitati ma che aumenta a dismisura quando entra in gioco la fornitura alla Grande distribuzione».
La Fippa stima infatti che il pane reso a causa delle politiche di vendita della Gdo può arrivare fino al 15% del prodotto fresco presente sugli scaffali, mentre in panificio la quota raggiunge al massimo al 4-5%. «Una dinamica da cane che si morde la coda, da fermare in parte attraverso una nuova messa a sistema di iniziative solidali. Siamo i primi - ha concluso Vecchiato - a renderci disponibili a collaborare con organizzazioni come Il Banco alimentare, associazioni esperte in "logistica della solidarietà" con cui si potrebbero riunire in serata le rimanenze produttive dei panificatori artigianali».
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