“Le Azzorre… non è necessario essere matti per fare il vino da queste parti, ma aiuta.” La frase è attribuita al celebre sommelier/wine Critic scozzese Jamie Drummond, e a spiegarci il paradosso sono arrivati a Milano, presso il ristorante bistellato di Andrea Aprea, Filipe Rocha, direttore finanziario di Azores Wine Company, ed Edoardo Ligabue, fondatore de La Versione di Gunter, il primo e-commerce di vino che raccoglie etichette rare e particolari, con una tiratura limitata, provenienti da cantine sconosciute o da regioni vinicole emergenti in diversi luoghi del mondo, come appunto le Azzorre.
Filipe Rocha ed Edoardo Ligabue
Le Azzorre, un terroir unico
Le Azzorre, arcipelago di piccole isole di lava nera dominate dalle montagne, quasi a metà strada fra Portogallo e America del Nord, aprono a un’esperienza fuori dal comune: un santuario naturale in cui la biodiversità brilla di luce propria e il paesaggio è un continuo susseguirsi di meraviglie geologiche e fenomeni naturali.? Gli scenari spaziano dal vulcano dormiente come il Pico, il gigante che dà il nome a una delle isole dell’arcipelago e che si erge come il punto più alto del Portogallo, a lussureggianti foreste sempreverdi tropicali, fino a scintillanti lagune di origine vulcanica. Un santuario di biodiversità, dove la flora e la fauna, insieme a un ricco patrimonio geologico, attraggono ricercatori e appassionati di scienze naturali da tutto il mondo.
Le Azzorre presentano una ricca biodiversità
Ma l’ambiente che ospita i vigneti di Azores Wine Company merita qualche cenno in più. Fino all’inizio del XV secolo queste isole erano deserte, poi gli esploratori portoghesi le scoprirono e le popolarono con nobili, servi a contratto e galeotti a cui era stata data la possibilità di scegliere tra prigione ed esilio. Oggi qui vivono discendenti di balenieri e corsari diventati pescatori, agricoltori e produttori di vino, ma non è cambiata di molto la loro battaglia quotidiana con la natura. Il paesaggio ospitante la viticoltura, che non si fa fatica a chiamare “eroica”, spesso prende le forme di una distesa lunare: la pietra lavica alla base è di un buio profondo, quasi a evocare scene dimenticate tratte da un film in bianco e nero. Le onde che si infrangono sulla scogliera sono la colonna sonora del film, gli unici punti di colore sono dati dalle tonalità di verde della vegetazione, dagli steccati imbiancati e dalle imposte delle case. I vigneti piantati su terreni lavici sono inquadrati da stretti muri di pietra, chiamati “currais” o “curraletas”, che li proteggono dal vento marittimo ma lasciano passare il sole necessario alla maturazione.
Azores Wine Company, la storia
L’Adega (“cantina” in portoghese) di Azores Wine Company con i suoi piani di vetro, il cemento liscio e la pietra grezza sorge ai piedi del vulcano di Pico ed è circondata dai vigneti di proprietà, difesi da un labirinto di currais e distanti poche centinaia di metri dalla furia dell'Oceano Atlantico. È stata inaugurata nel 2016, due anni dopo la fondazione dell’azienda, e 6 anni dopo che il pluripremiato winemaker António Maçanita, socio di Filipe Rocha in questa impresa, recuperasse un vitigno autoctono praticamente estinto, il Terrantez do Pico, con il desiderio di fare qualcosa di diverso. Di qui comincia l’avventura. L'isola, racconta Filipe, un tempo vantava fino a 15.000 ettari di vigne e produceva vini celebratissimi, trovati persino nelle cantine di Thomas Jefferson, dell'aristocrazia europea e degli zar russi.
Uno dei vini di Companhia de Vinhos dos Profetas e dos Villões
Nel XIX secolo arrivò il disastro della fillossera anche alle Azzorre, come nel resto d’Europa, e i vigneti vennero spazzati via. La bonifica e il recupero dei vitigni sono all'origine della storia di Azores Wine Company perché sono il luogo di nascita della sua filosofia: recuperare i vitigni isolani autoctoni e restituirli al mondo. Un recupero che ha richiesto sacrifici e cambi di rotta: Filipe, difatti, non inizia la sua carriera come viticultore ma per anni è Direttore Esecutivo della Scuola di formazione alberghiera e turistica dell’arcipelago, contribuendo in modo determinante a cambiare la formazione professionale nella regione e a promuovere i vini delle Azzorre. Dal 2016 è Direttore Finanziario di Azores Wine Company e, insieme ad António Maçanita e Paulo Machado, è la mente dell’azienda ma prima ancora il cuore.
Azores Wine Company, i vini
E visto che le premesse non bastano, quando si tratta di vino, andiamo a vedere le conseguenze: il Terrantez do Pico, recuperato da António Maçanita quando ormai ne erano rimasti solamente 89 esemplari, offre note floreali ben presenti, un accenno di iodio e sapidità spiccata al palato. Il Vinha dos Utras D.O. Pico 2022, servito in abbinamento al risotto policromo “sub-marine” del bistellato Aprea, fa sentire subito i suoi agrumi affastellati, e il gioco sta nel dipanarli: non manca un tocco di affumicato. Altro esempio: Isabella a Proibida vive della sua originalità e del bel colore rubino. Gli aromi richiamano la frutta tropicale, al palato è subito fresco e in seconda battuta minerale, speziato ed elegante. Un biglietto da visita proveniente dal centro, o quasi, dell’Oceano Atlantico, che si farà fatica a dimenticare.
Azores Wine Company
Ilha do pico, Rua do Poço Velho 34 - 9950-054 Bandeiras (Portogallo)
Tel +351 918 266 989