L'Autorità nazionale anticorruzione, presieduta da Raffaele Cantone (nella foto, a destra) ha chiesto al commissario unico per Expo, Giuseppe Sala (nella foto, a sinistra), dei chiarimenti su dieci punti del contratto pubblico che ha permesso a Oscar Farinetti, patron di Eataly, di ottenere, per l’Esposizione universale, due padiglioni da 8mila m², 20 ristoranti e circa 2,2 milioni di pasti da distribuire, senza che si sia svolta alcuna gara d’appalto.
Cantone aveva già chiesto la documentazione relativa al contratto lo scorso 29 gennaio, e Sala ha prontamente consegnato quanto richiesto, chiarendo che l’appalto era stato assegnato direttamente - quindi senza gara d’appalto - per “l’unicità” della catena di Farinetti, ma dopo aver svolto tutti gli accertamenti, lo scorso 7 aprile Cantone ha chiesto nuove precisazioni.
Come tiene a sottolineare Raffaele Cantone infatti, l'appalto in questione è stato deliberato dal Cda nel giugno 2013, quindi prima dell'istituzione dell'Autorità nazionale anticorruzione, e per questo motivo invita nuovamente la società a chiarire alcuni aspetti dell'affidamento diretto, sollevando più volte la violazione del Protocollo di legalità.
Tra i vari punti che il presidente dell’Autorità anticorruzione chiede di chiarire si trovano le circostanze che hanno portato alla proposta di collaborazione avanzata da Eataly; le valutazioni sulla base delle quali è stata determinata l'unicità tecnica della catena di Eataly; quale sia l'importo atteso dei ricavi; qual sia il valore stimato del contratto di concessione da determinarsi ai sensi dell'articolo 29 del decreto legislativo 163/2006, che regola gli appalti pubblici.
In base ai rilievi di Raffaele Cantone risulterebbe poi che l'inserimento della clausola per cui il contratto può essere modificato solo su accordo di entrambe le parti da stipularsi per iscritto, non apparirebbe ammissibile, trattandosi di un contratto pubblico.