Il panino casalingo, il pasto della mamma hanno vinto la battaglia contro le mense scolastiche. Lo ha deciso un tavolo del ministero dell'Istruzione e di quello della Sanità emettendo una circolare che norma la possibilità di consumare alimenti portati da casa con le stesse modalità dei cosiddetti "pasti speciali" dando precise indicazioni ai presidi che dovranno evitare la contaminazione dei cibi e lo scambio di alimenti.
La "libertà di panino" riconosciuta dai giudici di Torino è dunque legittima, come legittimo è l'uso dei refettori per il consumo del pasto da casa. Nonostante i ricorsi ancora in Cassazione, il testo sancisce che sono le singole scuole a dover valutare come far consumare il pasto domestico negli spazi comuni e invita presidi e dirigenti degli uffici scolastici regionali a chiedere il supporto del servizio di Igiene degli alimenti e della nutrizione delle Asl per individuare le modalità che garantiscano la salute di tutti gli studenti.
In questo senso Torino ha fatto da apripista: «Siamo di fronte ad un elemento molto significativo. I bambini che portano il pasto da casa - conferma Giorgio Vecchione, l'avvocato che ha portato avanti la battaglia legale per ottenere la possibilità di portarsi il baracchino in mensa - potranno mangiare accanto ai compagni, con i controlli del caso, un risultato che chiediamo da mesi».
La decisione del Miur è una vittoria per i comitati contro il "Caro mensa" e ora dopo Torino anche a Roma prende posizione con una nota il dipartimento del Sistema educativo che chiede che il pasto da casa sia garantito. E il Ministero si spinge anche più in là normando i pasti negli stessi locali della mensa e annunciando un «tavolo con i soggetti istituzionali coinvolti per rendere la normativa applicabile su tutto il territorio nazionale».
Nei prossimi mesi si potrebbe dunque arrivare ad un decalogo nazionale. Mamme italiane, è arrivata la "Schiscetta"!