Ci vuole tenacia, tecnologia e voglia di innovare. La famiglia Brazzale, che da tempo opera nel settore caseario, dieci anni fa ha deciso di investire in Brasile, per rivoluzionare l’allevamento bovino senza intaccare l’equilibrio ecologico. Il progetto del pascolo riforestato è stato presentato ufficialmente a Milano in perfetta linea con la filosofia dell’Expo. Una risposta concreta alla crescente domanda di carne.
Dopo avere individuato una vasta area con una condizione climatica idonea, il gruppo Brazzale ha realizzato una filiera integrata su base agricola e zootecnica. C’è voluta la collaborazione di docenti dell’Università del Mato Grosso del sud (Uems) e l’Università Anhanguera Uniderp per completare gli studi. È stata individuata una zona di 5mila ettari nel Mato Grosso per creare un sistema chiamato “Silvi Pastoril”, dove il pascolo e la coltura di alberi si sommano.

«In Brasile è obbligatorio mantenere il 20% di bosco per non creare squilibri ambientali», interviene Roberto Brazzale, presidente del gruppo. «La nostra scelta è caduta sull’eucalipto, perché cresce rapidamente: la legna meno pregevole serve per la combustione, il resto è utilizzabile nell’edilizia e recinzioni».
Sono stati piantati 600mila alberi ad alto fusto, pari a circa 300 per ogni bovino allevato, che si estendono su un’area di 650 ettari, dove pascolano liberamente 2mila capi. Il bestiame vive pascolando tra gli alberi in una condizione simile allo stato brado e senza stress. Dopo una decina di anni si è passati a tagliare la prima parte e in contemporanea a ripiantarne altrettanti. Nel mercato c’è molta richiesta di cellulosa e dunque questo progetto si sposa perfettamente con la richiesta. Gli alberi sono stati messi a filare, controllando attentamente la posizione, per non fare ombra. Sono stati orientati verso est-ovest, grazie all’aiuto del Gps e a mano, il che consente all’energia solare la massima fotosintesi.
«Quando il pascolo non riceve luce, rende meno», rileva Vittorio Maronese, direttore di Agropecuaria Ouro Branco e responsabile del progetto. «Tutto questo non fa che aumentare il benessere dell’animale, il pascolo è più verde, più abbondante e il pelo più folto. Ogni elemento del sistema ne trae vantaggio. La scelta è caduta su una razza bovina, che si adatta bene a queste temperature e agli attacchi di parassiti. Tanto è vero che riforniamo la carne al Carrefour Brasil, che ha rigidi protocolli».
Silvi Pastoril riduce 10 volte l’impatto ambientale, incrementando di oltre il doppio la produzione di carne rispetto a quello convenzionale. La produzione di foraggio e di materia organica è aumentata. Certamente il clima sub tropicale permette di avere il pascolo verde tutto l’anno: il modello è ripetibile in grandi aree, ma con approfondimenti e studi potranno essere declinati in modo diverso. Una dimostrazione concreta come si possa trasformare un terreno utilizzato in modo inefficiente.
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