Continua la ricerca d’avanguardia di Michele Chiarlo, ambasciatore del vitigno Barbera e pioniere della denominazione Nizza Docg. Nel decimo anniversario dal riconoscimento della nuova denominazione d’origine controllata e garantita (2014-2024) la cantina di Calamandrana (At) si propone come partner attivo del progetto Ageba, condotto dal Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato per l'identificazione e lo studio delle vecchie viti. Un modo per indagare il patrimonio genetico del vitigno Barbera e i suoi tratti di resistenza, offrendo una promettente svolta per il futuro della viticoltura locale. Ed esponendo una nuova visione della varietà, attraverso la selezione degli esemplari che meglio si sono adattati al cambiamento climatico.
Uno dei vigneti di Barbera di Michele Chiarlo, Montemareto
«Il progetto Ageba - spiega Stefano Chiarlo, enologo e titolare insieme al fratello Alberto - è uno studio molto affascinante perché indaga le viti vecchie con il patrimonio genetico più resistente. Partendo dallo screening dei vigneti, si selezionano campioni considerati sani in quanto esenti da virus o flavescenza, dimostratisi resilienti nel corso di 80-90 anni, in quanto in grado di superare annate calde, fredde, siccitose, o ancora, in grado di produrre meno alcol. Attraverso lo studio dei genotipi di ogni vite vecchia, l’obiettivo del progetto è di individuare gli esemplari più auto resistenti al cambiamento climatico o alla resistenza a nuove malattie, così da ottenere materiale condivisibile anche ai vivaisti, da utilizzare nei rimpianti del futuro».
«Si è partiti dalla Barbera - spiega Chiarlo - perché ha sentito molto l’influenza del cambio climatico, oltre ad essere maggiormente suscettibile ad alcune problematiche come la flavescenza dorata. Sarebbe interessante però, in futuro, realizzarlo anche sul nebbiolo, perché è sempre curioso ripercorrere la storia delle vecchie viti. Da questo studio poi emergono molte altre curiosità, come il ritrovamento di portainnesti abbandonati nei decenni più piovosi e freddi, perché producevano parametri non positivi, e che ora possono tornare utili». Ecco dunque che il vitigno Barbera, storico cuore pulsante della viticoltura piemontese, si intreccia con l'innovazione, da sempre pilastro fondante della Michele Chiarlo.
Il Nizza Docg 2021 Montemareto
Non solo ricerca, ma anche vino. La cantina presenta infatti in questi giorni l'ultima vendemmia di Montemareto, Nizza Docg 2021. Un’etichetta che prende il nome dalla collina di Montemareto, nel comune di Castelnuovo Calcea (At). Trecento metri di altitudine per le uve Barbera e suolo di origine sedimentaria marina, formato da marne chiare sabbiose-limose caratterizzato da una notevole presenza di magnesio e calcio. Il vigneto Montemareto si trova all’interno di una delle sei zone che compongono il cinquantesimo sito Unesco d’Italia, “I paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato”, dichiarati Patrimonio dell’Umanità nel 2014. Possiede una pendenza estrema, anticamente famosa per la sua attitudine a produrre vini di straordinaria qualità ed oggi è una maestosa collina con i vigneti piantati nel 2000 ad una densità superiore a 5.500 piante per ettaro.
Il Nizza Docg 2021 Montemareto di Michele Chiarlo prende il nome dall'omonima collina-cru
L’esposizione a sud consente di avere durante il periodo estivo ed autunnale molte ore di luce. Nasce così un Nizza Docg dalla struttura importante, che conserva notevole freschezza e si distingue per note di violetta piccoli frutti rossi e neri ed una leggera dolce speziatura. Le rese molto basse e gli importanti diradamenti consentono di raccogliere solo cinque, sei grappoli per pianta, vinificati alla ricerca di un carattere che privilegia la ricchezza della struttura supportata da una robusta spina dorsale di acidità, tipica del vitigno Barbera. Un delicato affinamento tradizionale prevede un anno in botte grande per preservare la fedeltà al vitigno d’origine, che si esprime in note di frutti scuri e una ricchezza che lascia presagire un’importante longevità.