Il whisky made in Italy vive un momento d’oro grazie a distillerie come Puni, Poli, Exmu e Silvio Carta. Quattro aziende che abbiamo incontrato al Roma Whisky Festival 2024, che si è tenuto il 24 e il 25 febbraio.
Il salone del Roma Whisky Festival
Quattro realtà che, oltre al merito di aver portato l’Italia dentro la cartina globale del whisky, hanno il primato di aver introdotto un tocco mediterraneo nel re dei distillati, rendendolo un affascinante mix di innovazione, tradizione e cultura fusion.
Puni: il pioniere
In Italia è stata la prima. Siamo in Alto Adige, nel cuore delle Alpi italiane, in provincia di Bolzano. È qui che la Distilleria Puni ha aperto nel 2012 e iniziato a vendere whisky nel 2015. Dopo nove anni, oggi conta con diverse referenze sempre realizzate con acqua alpina. Fil rouge, whisky puri come le cime innevate dove nascono.
Lo whisky di Puni
Ecco quindi Gold, invecchiato in botti ex bourbon, raffinato ed elegante; Sole, con un invecchiamento misto in botti ex bourbon ed ex sherry, con note di agrumi e miele; Vina, invecchiato maturati in ex botti di marsala, con note liquorose e dolci. E ancora: ci sono Arte, appena 4930 bottiglie di un whisky di 48 gradi prodotto da cereale torbato per strascico e invecchiato in botti di merlot e, infine, Aura, invecchiato 8 anni in botti vergini, riconoscibile per la particolare nota mentolata.
Poli e "Segretario di Stato"
Le Distillerie Poli nascono nel 1898 in Veneto, a Schiavon, un paesino a due passi da Bassano del Grappa. E originario di Schiavon è anche Pietro Parolin, un sacerdote diventato prima cardinale e poi, nel 2013, Segretario di Stato del Vaticano. Ora, curiosità vuole che il 2013 sia stato anche l’anno della prima distillazione del whisky di Poli chiamato, in omaggio al cardinale, proprio “Segretario di Stato”.
Segretario di Stato di Poli
Maturato per cinque anni, gli ultimi due in ex barrique di Amarone, è un whisky fruttato e speziato, con note di malto e di legno fresco e con un retrogusto leggermente affumicato. Ottimo liscio, è un ingrediente molto interessante anche in miscelazione. E l'ultimo lotto è ancora più rotondo degli altri.
Exmu, la "Nouvelle Vague"
Tra gli ultimi arrivati in Italia c’è la sarda Exmu. Piccola distilleria sarda vicino a Sassari, nasce inizialmente come azienda agricola per poi diventare anche microbirrificio e infine distilleria. Il primo lotto di whisky, invecchiato per tre anni in botti vergini di rovere americano, è uscito a luglio 2023 e si contraddistingue per le note di caffè, nocciola e cioccolato. Il secondo imbottigliamento, lanciato a dicembre, è stato maturato in ex botti di bourbon e si caratterizza invece per un gusto morbido e dolce. Parliamo per ora di piccoli numeri, meno di 1000 bottiglie.
Il whisky di Exmu
Ma le idee non mancano, qui: «Abbiamo prodotto anche un distillato di birra. Per ora si tratta di un esperimento di appena un centinaio di bottiglie», spiega il co-fondatore di Exmu, Alessandro Cossu. Che poi ammette: «Ovviamente, il nostro obiettivo è crescere. Siamo appena partiti e la strada è lunga». E che infine tiene a puntualizzare: «I nostri whisky sono prodotti artigianalmente e in piccoli lotti con un tradizionale alambicco in rame. Vengono ottenuti mediante una doppia distillazione che consente prima la concentrazione dell’alcool e poi il taglio delle teste e delle code per ottenere solo il cuore del distillato e mantenere il sapore della materia prima. Tutti i distillati non sono filtrati e non contengono coloranti né aromi artificiali».
Silvio Carta e il "Whisky from Sardinia"
Dal cuore della Sardegna, più precisamente dalla provincia di Oristano, il whisky di Silvio Carta racconta senza filtri la propria terra. A partire dal nome, Whisky From Sardinia. Preparato con cereali e acqua locali, sia al naso che in bocca è un tuffo nel paesaggio e nella flora dell’isola. Vagamente salino, al limite del sapido, ha un gusto inconfondibile. E anche la bottiglia elegante e originale non si dimentica. Insomma, top.
Lo stand di Silvio Carta al Roma Whisky Festival
«Questo whisky è un omaggio alla nostra terra. È un prodotto premium a tiratura limitata (il primo lotto è stato di appena 600 bottiglie) che è stato invecchiato quattro anni in botti di castagno centenario sardo che un tempo avevano contenuto Vernaccia di Oristano», racconta il responsabile commerciale dell’azienda Nino Mason, nipote del titolare Elio Carta. Un prodotto d’eccellenza, con un prezzo in linea con la qualità. Alto, quindi. È distribuito da Bernabei.