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Vino italiano in calo nei top 5 mercati mondiali: ecco perché

Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Canada e Giappone a picco: -4,4% volume e -7,3% valore. Frescobaldi (Unione italiana vini): «Ampliare raggio di azione, siamo troppo legati ai mercati consolidati»

di Alberto Lupini
direttore
 
21 febbraio 2024 | 16:13

Vino italiano in calo nei top 5 mercati mondiali: ecco perché

Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Canada e Giappone a picco: -4,4% volume e -7,3% valore. Frescobaldi (Unione italiana vini): «Ampliare raggio di azione, siamo troppo legati ai mercati consolidati»

di Alberto Lupini
direttore
21 febbraio 2024 | 16:13
 

Brusco stop del vino italiano nel 2023 nei top 5 mercati mondiali. Lo rileva l'Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv), grazie ai dati finali delle importazioni da Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Canada e Giappone. Paesi che, insieme, valgono il 56% dell'export complessivo del Belpaese. Per il vino made in Italy il 2023 si è chiuso infatti con un calo tendenziale del 4,4% nei volumi e del 7,3% nei valori, a 4,45 miliardi di euro. L'analisi, realizzata da Uiv su base doganale, vede decrementi nei volumi in tutti i Paesi della domanda a eccezione della Germania, che chiude l'anno a +7% per effetto del boom di ordini di vino sfuso (+16%).

Vino italiano in calo nei top 5 mercati mondiali: ecco perché

Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Canada e Giappone a picco: -4,4% volume e -7,3% valore per il vino italiano

Particolarmente negativo, «anche a causa di un eccesso di scorte detenute dai distributori che hanno condizionato gli ordini di tutto il 2023», il mercato negli Stati Uniti, che totalizzano un -13% a volume. Ma anche in Canada e Giappone, entrambe a -11% e in Uk (-9%). In contrazione, nonostante il surplus di costi produttivi per le imprese, il prezzo medio (-3%), per effetto della crescita import di sfusi (+9%, dove però i listini crollano a -11%) e grandi formati (+6%) e al contestuale minore impatto di prodotti imbottigliati (-7%) e spumanti, giù dell'11% nei volumi ma unica tipologia a crescere nel prezzo medio (+5%).

Il 2023 del vino italiano

«È innegabile - commenta Lamberto Frescobaldi, presidente Uiv - che il 2023 abbia sofferto di fenomeni congiunturali, soprattutto il destocking di prodotto accumulato in eccesso in Nordamerica, ma è altrettanto vero che il nostro Paese ha l'esigenza primaria e non più rinviabile di allargare la propria base clienti: questi cinque Paesi rappresentano quasi il 60% del valore delle esportazioni italiane, contro il 50% della Francia e il 40% della Spagna. Il 2024 si annuncia molto complesso e sfidante: con una produzione italiana ai minimi storici, le nostre imprese avranno l'esigenza vitale di alzare il valore unitario dei propri prodotti, in un contesto macroeconomico che non è dei più favorevoli. Si è visto già l'anno passato, con le difficoltà patite nei circuiti retail dei principali Paesi, dove ad aumenti di prezzo anche limitati sono corrisposti in maniera quasi automatica cali degli acquisti a volume».

Secondo l'Osservatorio Uiv, l'anno si è però rivelato negativo per tutti i Paesi produttori, complice l'obiettivo destocking degli importatori unitamente alla crisi inflattiva e al conseguente minor potere di acquisto. L'import globale di vino dei 5 top buyer ha chiuso infatti a 16,9 miliardi di euro, il 7,5% in meno sull'anno precedente, con i volumi a -6,7%. Il principale Paese esportatore, la Francia, si è attestata su un trend volumico ancora peggiore rispetto all'Italia (-10%), ma meno deficitario in termini valoriali (-5%).

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