Premiato ai Mapic Awards 2023 nella categoria “Food & beverage concept of the year”, il format happy casual Doppio Malto continua la sua cavalcata in crescita costante. Dopo un 2023 scoppiettante, con una decina di nuovi locali tra cui quello di Roma e un fatturato di 70 milioni di euro, il fondatore e ceo Giovanni Porcu annuncia altrettante aperture tra Italia e Francia, nel 2024.
L'ingresso di Doppio Malto a Trento, primo locale dell'insegna in Trentino
La prima dell'anno sarà in una località turistica importante come Madonna di Campiglio: «Una location più che mai suggestiva per iniziare l’inverno all’insegna della felicità» recita il comunicato. «Happy casual è una definizione perfetta per ciò che siamo: luoghi dove si sta bene, ci si rilassa, si trascorrono momenti divertenti e felici», afferma Giovanni Porcu, che in questa intervista a Italia a Tavola tira le somme (positive) dell’anno appena archiviato e anticipa le strategie di sviluppo nel breve e medio termine.
Giovanni Porcu, come si è chiuso il 2023 per Doppio Malto?
L’anno si è chiuso bene. Abbiamo aperto una decina di locali nuovi e ora, con l’inaugurazione a Madonna di Campiglio, seconda località in cui investiamo in Trentino dopo Trento, siamo a quota 45 per un giro d’affari che nell’anno supererà i 70 milioni di euro. Considerato che nel 2017 il nostro fatturato era a 2,5 milioni e in mezzo c’è stato il Covid, direi che possiamo dirci soddisfatti
Dunque le performance sono state buone nonostante l’impatto inflattivo sui consumi?
Per noi sono state molto buone. I numeri sono robusti, avendo superato 1,5 milioni di euro (netto Iva) di fatturato medio per locale e complessivamente la produzione va oltre 1,5 milioni di litri di birra.
Tutta prodotta in Sardegna?
L’intera produzione è stata accentrata sul nuovo stabilimento produttivo di Iglesias. È una struttura grande e ipermoderna, dove la qualità è presidiata all’ennesima potenza. E ci consente di fare economie di scala.
Gli interni di Doppio Malto a Milano-Bicocca
Come riesce Doppio Malto a performare in un mercato brassicolo che ha perso smalto?
Io dico sempre che noi siamo una fabbrica di birra con un canale distributivo di proprietà. Siamo industriali della birra artigianale con un canale distributivo che controlliamo, dunque lavoriamo rovesciando il cannocchiale e la differenza rispetto ad altri produttori è che il nostro prodotto è automaticamente già venduto. In quest’ottica non abbiamo lavorato partendo dal lato industriale, ma dal retail. E il format Doppio Malto funziona, giocando sulla vision di un “posto felice” in cui bere buona birra, mangiare cose buone, ma soprattutto vivere un’esperienza sociale in compagnia. Questo mix ha un equilibrio chimico quasi miracoloso, che si riflette sui numeri.
Voi avete locali in proprietà e altri in franchising?
La maggior parte è in proprietà, anche se alcuni sono in franchising.
Ci sono dei modelli che vi hanno spinto a lavorare in questa direzione?
L’unico modello comparabile è quello della Guinness, che non è retail ma caratterizza radicalmente i pub per poi lasciare autonomia nel modello di servizio. Per noi il grande valore sta nel presidiare il lato food e hospitality, con una lunga permanenza nel locale. Se i microbirrifici aprivano una o due tap room, ma erano poco organizzati, io ho aggiunto l’expertise del mondo retail… in fin dei conti ho sviluppato il format Old Wild West per anni e conosco bene il modello.
«Birra, cucina e felicità» è la formula vincente del format Doppio Malto
Previsioni per questo 2024? Il rallentamento congiunturale potrebbe farsi sentire?
Noi non abbiamo subito alcun calo di fatturato, tanto che nel 2023 replichiamo i numeri de 2022. Questo fa ben sperare, ma siamo cauti. È evidente un momento di frenata dei consumi, ma noi puntiamo a crescere ancora: apriremo altri 10 locali o forse qualcuno in più, in ogni caso non più di 15. Alcuni saranno in gestione diretta e altri in franchising, sia in Italia che in Francia.
L’apertura a Madonna di Campiglio rafforza la spinta sulle località turistiche?
Avevamo già aperto due locali a Villasimius e a San Teodoro, mentre in Trentino abbiamo aperto il primo locale in una zona montana. Il format funziona molto bene in contesti turistici. Ecco, rispetto alle località di mare, quest’ultimo poterebbe non esser stagionale ma aperto tutto l’anno.
Come riesce Doppio Malto ad esser così adattabile?
“Una volta che lavori di birra buona e valori distintivi, puoi funzionare con un bancone da 20 spine in un aeroporto o in via Liguria a Milano dove si nasce un villaggio. Dalle traffic road ai quartieri storici, funzioniamo dappertutto perché abbiamo trovato l’alchimia di un’esperienza che sta sotto il cappello della birra”.
Doppio Malto sui Navigli di Milano: gli spazi dedicati agli scacchi e al calciobalilla
Pensate di aggiungere altri pezzi al vostro format?
Il modello non si cambia, dato che vince e cresce. È vero comunque che in alcuni contesti integriamo nei locali spazi particolari, come un campo di bocce o gli scacchi giganti o anche un campetto di street soccer. Tutti i locali hanno un’identità differente.
Quali sono i vostri obiettivi in Italia?
Puntiamo a superare i 100 locali come numero minimo e lo faremo agevolmente.
E sul fronte internazionale?
Oggi siamo presenti in Francia e UK. Nei prossimi anni ci andremo a concentrare soprattutto sulla Francia, dove abbiamo già tre locali e il mercato risponde molto bene, anche se quei tre sono troppo pochi per valutare le performance e puntiamo a superare quota 10 locali. In UK invece, dove ne abbiamo due, ci sono maggiori fibrillazioni legate all’inflazione e vanno considerate anche le complicazioni legate alla logistica e al personale, complicatissimo da trovare. In generale, la mia idea è di procedere con cautela partendo dall’Europa. Certo, avremmo potuto già aprire in dieci capitali nel mondo, perché la richiesta esiste, ma bisogna concentrarsi per fare le cose bene. Se aprendo un locale apri un paese, lo sforzo è immane e non va sottovalutato.