Vino, il clima impazzito minaccia il settore. I produttori: «Siamo preoccupati»

Particolarmente colpite le coltivazioni in biologico. Al Nord Italia, nella zona del Prosecco, persi almeno 1500 ettolitri equivalenti in vino solo a causa della forte tempesta della scorsa settimana . Danni non solamente alle coltivazioni ma pure alle strutture. In Veneto distrutti gli impianti fotovoltaici

28 luglio 2023 | 05:00
di Alessandro Creta

LItalia è spaccata in due. Il clima impazzito delle ultime settimane sta mettendo in ginocchio l’intero Paese in due modi differenti: a Nord piogge torrenziali e grandinate hanno rovinato i raccolti, a Sud invece il caldo record e le temperature spesso oltre i 40 gradi stanno mettendo in ginocchio l’agricoltura e le coltivazioni. Qualche giorno fa avevamo parlato della difficile situazione per il settore olivicolo: la produzione di olio si prevede in calo non solo per l’Italia, ma per tutti i maggiori Paesi del bacino mediterraneo tra cui anche Spagna (maggior produttore mondiale) e Tunisia.

Minacce legate al clima anche per il comparto del vino: come gli eventi atmosferici delle ultime settimane (ma forse meglio parlare degli ultimi mesi, considerando i maggio e giugno freddi e piovosi) influiscono su coltivazione, raccolta, produzione ed eventualmente anche qualità del vino? A tal proposito abbiamo contattato varie cantine, dalla Campania al Veneto, cercando di fare il punto della situazione.

Vino e cambiamento climatico: pericolo parassitario

A questo proposito quindi abbiamo chiesto a vari produttori una loro opinione, e previsione, sugli effetti del clima dell'ultimo periodo sulle vigne, e di come (e quanto) tutto ciò potrà influenzare la prossima campagna di raccolta. Iniziamo dall'Irpinia, dove Milena Pepe della Tenuta Cavalier Pepe, spiega: «Ancora è presto per fare una previsione sulla raccolta e le sue tempistiche, ma la viticoltura irpina quest'anno è partita con un inverno caratterizzato da temperature nella media ed una primavera piuttosto anomala, in quanto all'inizio si sono registrate temperature più basse della media, mentre a partire dai primi giorni di maggio si è avuto un clima caldo umido e piogge abbondanti, che hanno causato non poche difficoltà alla viticoltura stessa».

«Lo scenario è mutato sul finire di giugno, quando temperature alte e mancanza di piogge hanno determinato le condizioni per terminare la fase erbacea dei grappoli per poi portarli alla prossima invaiatura. Questi cambiamenti repentini di umidità e temperatura possono portare ad eventi estremi, come siccità o grandinate, frutto di mutamenti climatici con cui occorre misurarsi mediante strategie innovative».

Strategie innovative con le quali si cerca di limitare, per quanto possibile, gli effetti di un clima sempre più incerto e imprevedibile. Tecnologia al servizio dell'agricoltura, anche a questo si fa ricorso per "salvare" i raccolti, come spiega Milena: «Nei nostri vigneti sono presenti tanti sensori che raccolgono molti dati climatici e tramite un software si elaborano schemi dettagliati e previsionali sullo stato fisiologico e patologico dei nostri vigneti. In questa maniera abbiamo informazioni dettagliate per poter intervenire con pratiche agronomiche mirate, quali: lavorazioni del terreno o inerbimenti, trattamenti, defogliazioni, diradamenti. Alla fine ci permette di interpretare le curve di maturazione delle diverse varietà di uva che coltiviamo in azienda».

Salendo nel Lazio abbiamo parlato con la cantina Le Lase, situata nelle campagne di Orte (VT) e a due passi dalle sponde del Tevere. La coltivazione in biologico, ci dicono, è messa a dura prova dal clima di questa estate: «La vite teme l’eccessivo caldo e lo scorso anno lo ha dimostrato. Ma ancor più del calore, teme la pioggia abbondante...  La primavera di quest’anno è stata davvero brutta, con piogge incessanti e qualche fenomeno di grandine, favorendo la presenza di molti parassiti e di malattie, come la peronospora. Nel Lazio, dove i danni stimati al raccolto dell’uva e alla produzione di vino vanno dal 20% fino al 90% per le coltivazioni biologiche, come la nostra, le violente precipitazioni di maggio e dei primi giorni di giugno, e le successive ondate di caldo e siccità, non hanno risparmiato il settore vitivinicolo, creando un ambiente fertile per la diffusione della peronospora. Questa malattia fungina causa gravi danni alle viti e compromette la capacità produttiva dei vigneti e con essa la tenuta economica delle aziende e delle strutture cooperative che operano nel comparto. Crediamo che sia molto difficile quest’anno produrre vino e produrlo di buona qualità, in quanto, almeno da noi, il vigneto è stato seriamente compromesso». 

 

Se al Centro e al Sud la preoccupazione in queste ultime settimane è legata al caldo record, unito alle piogge torrenziali che hanno colpito buona parte del Paese tra maggio e gli inizi di giugno, al Nord si fa la conta dei danni causati da grandine e precipitazioni. Come ci spiega infatti Luca Serena della cantina veneta Serena Wines: «Purtroppo ad oggi gli eventi naturali, come nubifragi e tempeste stanno mettendo in ginocchio l’agricoltura della nostra regione da due settimane con raccolti rovinati e compromessi fino al 50%. Purtroppo anche nel vino siamo di fronte ad una situazione grave ed allarmante di perdite stimate su queste percentuali. Questo clima così altalenante ed in forte cambiamento ci metteranno di fronte a sempre più incertezza e paura per le raccolte agricole, dando instabilità ed incertezza ad un mercato già in difficoltà per dei prezzi troppo alti e non più recepiti ed accettati dal mercato».

Nella zona del Prosecco lancia l'allarme anche Sandro Bottega, presidente di Bottega S.p.A.: «Situazione tragica, niente era mai stato così devastante nella zona del Prosecco, e nei nostri vigneti in particolare. Sono andati persi almeno 1500 ettolitri equivalenti in vino a causa della forte tempesta che si è abbattuta la scorsa notte, ma al tempo stesso molti vigneti sono stati anche sradicati e avranno bisogno di 2 anni per poter riprendere la loro normale attività vegetativa. Un danno grave, sia economicamente che di gestione; certo le assicurazioni rifondono parte dei danni, ma se il vino poi non c'è, non c'è denaro che tenga».

Danni non solamente alle coltivazioni, alle vigne, ma anche alle strutture delle aziende. Di vino così come, per esempio, di produzione di tappi di sughero, strettamente connessa quindi al settore enoico. Un esempio ce lo mostra Carlos Santos di Amorim Cork, i cui impianti fotovoltaici sui quali fa grande affidamento la ditta sono stati in buona parte rovinati dalle violente precipitazioni e grandinate della scorsa settimana. 

«Purtroppo anche la nostra azienda ha subito danni importanti per questa tempesta che ha isolato tutto il Nord Italia. Siamo stati colpiti da una grandine violentissima che ha distrutto oltre l'80% di tutta la nostra struttura di pannelli fotovoltaici installati 3 mesi fa e che riuscivano a soddisfare il 75% del nostro fabbisogno energetico. I problemi ci sono stati anche a livello di coperture, dove sono stati distrutti lucernari e intaccate guaine di protezione, provocando l'allagamento dei magazzini. Per fortuna non abbiamo dovuto interrompere la nostra produzione, e abbiamo ripreso subito la lavorazione dei nostri tappi, tuttavia i danni sono abbastanza ingenti in generale. Questo però non ci impedirà di raggiungere i nostri obiettivi di sostenibilità in merito all'utilizzo di energia pulita».

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Alberto Lupini


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