La Valle di Cembra diventerà la Champagne d'Italia?
Secondo gli esperti intervenuti al 4° Simposio della Confraternita Amici Dom Pérignon i cambiamenti climatici favoriranno la messa a dimora di nuovi impianti di Chardonnay e Pinot Nero a quote sempre più elevate
La Valle di Cembra potrebbe diventare la Champagne d'Italia. In particolare, Palù di Giovo (Tn), ribattezzata la Epernay del Trentino, sede della Confraternita Amici di Dom Pérignon, nume tutelare degli spumantisti dell'intero pianeta. È questa la conclusione emersa dal dibattito tra enologi, sommelier, critici enogastronomici ed appassionati di bollicine che nei giorni scorsi si sono ritrovati a Palù di Giovo in occasione del 4° Simposio della Confraternita. Il tema, di stringente attualità, era focalizzato sui cambiamenti climatici che stanno modificando il panorama vitivinicolo del Vecchio Continente.
Vino: le conseguenze dei cambianti climatici in Italia, Francia e Spagna
Le conseguenze sono già in atto. La Francia ha deciso di espiantare oltre 10mila ettari di vigneto a Bordeaux mentre stanno spuntando come funghi nuovi vigneti nell'Alta Savoia. Evidentemente il fenomeno Prosecco sta facendo proseliti anche in Francia, in particolare tra i vigneron e gli amanti delle bollicine Crémant alsaziane e savoiarde. Anche in Spagna, nel Priorat, lungo la Ribera del Duero e soprattutto nelle zone vocate per le bollicine "Cava" (Vilafranca del Penedés e Sant Sadurnì d'Anoia) i vigneti di pianura vengono abbandonati per far posto a nuovi impianti sulle colline dell'Alto Penedès.
In Trentino i nuovi vigneti a quote sempre più elevate
L'Italia non è esclusa da questi cambiamenti epocali, ma con un vantaggio rispetto ad altre nazioni: la conformazione geografica del nostro Paese: le Alpi al Nord e la dorsale appenninica al Centro-Sud. Il Trentino, ad esempio, può guardare al futuro con un certo ottimismo grazie alle condizioni pedoclimatiche delle nostre vallate che consentono la messa a dimora di nuovi impianti a quote sempre più elevate fino a raggiungere anche i mille metri di quota.
In particolare, la Valle di Cembra, terra vocata alla produzione di grandi spumanti con le vigne terrazzate e i muretti a secco che si affacciano sull'Avisio.
Ma anche l'Alta Valsugana, la Valle di Non, le Giudicarie, la Val Rendena, la Valle del Chiese, il Bleggio possono giocare una carta importante. Vedi, solo per fare qualche esempio, i vigneti di Maso Rella (Pojer&Sandri) che sfiorano il cielo a Grumes o i nuovi impianti di Chardonnay e Pinot Nero in quota per la base spumante che in Valle di Cembra stanno progressivamente sostituendo il Müller Thurgau. O, ancora, il vigneto in alta quota di Nicola Biasi alla Predaia, i vigneti della famiglia Sartori in Val di Ledro, la tenuta Filanda de Boron a Tione, le vigne "eroiche" di Morandell (Lieselehof) al Passo della Mendola, alla proibitiva quota di 1250 metri.
Quelle bollicine ancestrali sboccate "a la volée" a Palù di Giovo
Un esempio illuminante della vocazione spumantistica della Valle di Cembra lo abbiamo toccato con mano, meglio con il palato, assaggiando le bollicine ancestrali presentate a Palù di Giovo in occasione del 4° Simposio della Confraternita degli Amici di Dom Pérignon dai quattro soci fondatori della Confraternita: il Gran Maestro Riccardo Pellegrini (270 bottiglie), il maestro Valentino Pellegrini (250 bottiglie), Antonio Paolazzi (270 bottiglie) e Ferruccio Pellegrini (100 bottiglie). Bollicine sboccate "à la volée" al pari del Blanc de Blancs della Confraternita (400 le bottiglie prodotte) e degli spumanti proposti - un vero e proprio battesimo di fuoco - da due giovani confratelli (Sonni e Patrick Pellegrini) e da un goliardico cenacolo di amici cembrani amanti delle bollicine: Giorgio Pellegrini, Luca Dallona e Cristian Callegari. Tre moschettieri che, con l'aiuto dei confratelli Antony Pellegrini e Stefano Tiefenthaler, hanno fondato la "Processionaria", nome d'arte che è tutto un programma e che nel 2019 si sono cimentati nella realizzazione del loro primo spumante.
Lusinghiero il giudizio degli esperti: enologi, sommelier, enogastronomi
A questo punto i nostri lettori chiederanno come sono state giudicate queste bollicine ancestrali (annate 2019 e 2020). Incredibile, ma vero: il giudizio da parte degli esperti presenti alla degustazione è stato oltremodo lusinghiero con parole di plauso, in particolare dall'enologo Luciano Groff (Fondazione Edmund Mach), dagli enologi Salvatore Maule, Paolo Tiefenthaler, Mattia Clementi e Diego Bolognani, da Luciano Rappo, direttore della casa spumantistica Cesarini Sforza, e dal prof. Francesco Spagnolli, preside emerito dell'Istituto Agrario di San Michele all'Adige. Il cattedratico trentino ha intrattenuto il pubblico con i suoi aneddoti legati, in particolare, a Palù di Giovo, paesino di poche anime che vanta il record di "maglie rosa" conquistate al Giro ciclistico d'Italia (86) dalla dinastia dei Moser (Francesco, Enzo, Aldo) e da Gilberto Simoni. Va precisato altresì che oltre ad essere terra di campionissimi delle due ruote (Francesco Moser in primis), Palù di Giovo è anche il paese con più spumantisti d'Italia: oltre 50, ovvero la quasi totalità delle famiglie.
L'omaggio di Francesco Moser al nume tutelare degli spumantisti
Notata in sala la presenza del fotografo Remo Mosna, Spagnolli ha ricordato un episodio del 1987 quando un giovanissimo Francesco Moser, reduce dalla Parigi-Rubaix, invitato a Epernay, all'ingresso della Moët & Chandon, salì sul piedistallo dell'imponente statua dedicata a Dom Pérignon per abbracciare il monaco benedettino (1638-1715), «cellerario» ed economo dell'abbazia di Hautvillers situata nel cuore della Champagne. Al mitico abate, padre della rifermentazione in bottiglia, è legato uno degli Champagne più conosciuti al mondo: Sua Maestà il Dom Pérignon, unanimemente considerato il campione dei campioni delle bollicine, cui si sono ispirati alcuni vignaioli di Palù di Giovo, amanti delle bollicine, per fondare nel 2017 la Confraternita degli Amici di Dom Pérignon.
Freschezza, sapidità, eleganza per un brindisi... spumeggiante
Tornando al 4° Simposio della Confraternita degli Amici di Dom Pérignon, alle sette bollicine ancestrali dei confratelli è seguita la degustazione di 15 spumanti metodo classico di varie annate presentati da altrettante cantine della Val di Cembra. Freschezza, sapidità, mineralità, eleganza: queste le caratteristiche distintive, notate in particolare nelle versioni "pas dosé", brut nature, senza aggiunta, dopo la sboccatura, della famosa "liqueur d'expedition". Caratteristiche che consentono ai vignaioli della Val di Cembra di guardare al futuro con ottimismo e un pizzico di giustificato orgoglio. In alto i calici. Prosit!
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Alberto Lupini