Castello di Potentino rappresenta un unicum nel panorama produttivo toscano. Poco distante da Castelnuovo dell’Abate (e dunque dal distretto vinicolo di Montalcino), costituisce in realtà un avamposto del contesto amiatino che ne ispira perfino il nome del vino-bandiera, il Sacromonte.

Un unicum nel panorama vitivinicolo toscanoVado a descrivervi una per una le creature di
Charlott Horton.
Sacromontino 2019 nasce ispirato dalle vecchie usanze dei
contadini che, partendo dai primi rudimenti della vinificazione, ricavavano vini acerbi o stramaturi, enologicamente approssimativi, che potevano viaggiare solo in bottiglie da un litro con il tappo a corona (scelta in linea con il sens of umor della provenienza inglese di Charlott) e destinate ad un mercato squisitamente locale. È chiaro che qui le cose sono ben diverse: il
Sangiovese vinificato in acciaio per soli 6 mesi si esprime con la classica vena di frutto nero e un tannino pimpante ma non sgarbato, a tutto vantaggio della facilità di beva.
Jaspidem 2019 è una versione rosata del Sangiovese ottenuta utilizzando la tecnica del
salasso, stando 6 ore sulle bucce e 6 mesi in acciaio. Profumi di frutta rossa più che floreali, bocca in piena corrispondenza olfattiva e sorretta da un’acidità ben dosata che rende molto piacevole il sorso.
Sacromonte 2014 è una scommessa vinta. A dispetto di un’annata piovosa, Charlotte rischia il tutto per tutto e raccoglie il Sangiovese soltanto a fine ottobre. Ne nasce un vino integro nella sua maturazione con una filigrana tannica ben costruita da cui scaturisce una trama corposa e fine al tempo stesso. Il frutto rosso è nitido e pulito, lo sviluppo progressivo e senza cedimenti. Sulla stessa falsariga il Sacromonte 2011, solo appena più evoluto.
Nient’altro che la naturale espressione della terra del Monte AmiataIl
Balaxus 2012 a base Alicante, meglio nota come
Granache, viene raccolto da vecchie vigne recuperate con una tenacia ammirevole. Il risultato è un vino che dispiega una trama gustosa con note di confettura di frutti neri e melograno, dapprima timido ma poi scorrevole e persistente.
Winemakers Release 2010 è il frutto di una lunga attesa. Il vino aveva bisogno di stare in bottiglia più del consueto per addomesticare al meglio la spinta giovanile del Sangiovese. Adesso è risolto in tutte le sue sfumature, anche evolute ma sempre tese nei ritorni nitidamente floreali e mentolati.
Nient’altro che la naturale espressione della terra del Monte Amiata. Non è tutto ma il Piropo (un Pinot Nero) merita uno spazio a parte. Ne riparleremo.
Per informazioni:
potentino.com