Terre Nere: una storia familiare che racconta l'anima autentica di Montalcino

Fondata da Pasquale Vallone, oggi guidata dai figli, l'azienda toscana produce vini biologici come il Brunello e il Rosso di Montalcino, simboli di un territorio autentico

05 dicembre 2024 | 15:46
di Fosca Tortorelli

L'amore per la terra toscana è il cuore pulsante della storia dell'azienda Terre Nere, situata a sud-est di Montalcino (Si), a Castelnuovo dell’Abate, ai piedi del Castello della Velona. Una storia che affonda le radici alla fine degli anni Novanta, quando Pasquale Vallone, dirigente bancario di origini siciliane, decide di investire nel mondo vitivinicolo. Ispirato dalla passione trasmessagli dal padre Salvatore, che aveva trasferito la famiglia in Toscana acquistando un podere a Radi, nel Senese, Pasquale dà vita a un progetto che unisce tradizione e innovazione.

Terre Nere, la nuova generazione

Oggi, a guidare Terre Nere insieme a Pasquale ci sono i figli Francesca e Federico, che dal 2010 hanno portato un nuovo slancio all’azienda. Francesca, laureata in Scienze del Servizio Sociale, si occupa della gestione commerciale e della cantina. Federico, laureato in Giurisprudenza, lavora in vigna accanto al padre dal 2018. Le vigne sono state piantate nel 1997 a Sangiovese, con il supporto di Gaetano, fratello di Pasquale.  L’azienda si estende su 15 ettari, di cui 13 vitati, 10 dei quali nell’areale di Montalcino e 3 nel podere del nonno a Radi; con una produzione totale di 50.000 bottiglie, di cui 30.000 dedicate al Rosso di Montalcino e circa 18.000 al Brunello, un suolo con prevalenza di galestro. La prima annata di Brunello Terre Nere vede la luce nel 2002. Il nome dell’azienda si ispira alla caratteristica "terra scura" dei vigneti esposti verso il Monte Amiata, una scelta che riflette l’attaccamento di Pasquale alla forza del territorio.

Terre Nere, innovazione continua

Nel corso degli anni, Terre Nere ha compiuto grandi passi avanti, consolidando la sua identità. Una svolta importante arriva nel 2018 con l’ingresso dell’enologo Giuseppe Gorelli, che ha sposato la filosofia aziendale: rispettare l’essenza del Sangiovese, lasciandolo esprimere appieno in ogni annata. Questo approccio ha portato anche a una maggiore attenzione alla biodiversità e alla conversione al biologico, culminata con la certificazione biologica del Rosso di Montalcino nel 2021.

Tra le novità più recenti c’è un restyling delle etichette e del logo, pensato per segnare un passaggio generazionale, mantenendo però salda la connessione con i valori artigianali e familiari che contraddistinguono Terre Nere. Come spiega Francesca, si tratta di un “cambio di passo” che guarda al futuro senza tradire le radici. Un altro progetto ambizioso è la costruzione di una nuova cantina accanto ai vigneti. Attualmente, la cantina si trova nella località Casato, a nord di Montalcino, ma presto nascerà una struttura più moderna e funzionale, perfettamente integrata nel paesaggio. Terre Nere è oggi simbolo di un legame profondo con il territorio e di un impegno familiare che guarda avanti, promuovendo un’agricoltura sostenibile e vini che raccontano l’anima autentica di Montalcino.

I vini di Terre Nere

Riguardo i vini si parte con il loro Igt Toscana Rosso Ribelle 2022, un Sangiovese in purezza, lavorato solo in acciaio, prodotto dalla vigna più basse da cui viene prodotto anche il loro rosso, vuole essere un vino di maggiore slancio e immediatezza, piacevole, dal sorso agile e fruttato. Interessante assaggiare per il Rosso di Montalcino sia l’annata 2020 che 2021, entrambe interessanti e decisamente diverse nella loro espressività. il loro Rosso 2020 esprime toni più scuri, con sentori balsamici e speziati con ritorni fruttati di amarena e ciliegia. Il sorso è deciso con un tannino ben presente. Maggiore eleganza e freschezza nel Rosso 2021, che si distingue per freschezza e godibilità.

Si continua con il Brunello di Montalcino, anche qui nelle annate 2019 e 2020, che anche in questo caso mettono bene in evidenza la differenza climatica delle due annate. Ogni vigna viene lavorata separatamente e poi assemblate, con un affinamento di oltre 36 mesi in botti grandi. Il calice del Brunello 2019 esprime invitanti note di frutta scura e speziate di pepe nero e cenni di cuoio. Al sorso si evidenzia una trama tannica ben delineata, diretto e succoso, travolgente, deciso e persistente. Il Brunello 2020 racconta le sue potenzialità, ma si evidenzia la sua giovinezza, anche se appare leggermente più disponibile, caratterizzata da una maggiore timidezza olfattiva. In entrambi la linea comune è caratterizzata da eleganza e intensità. Si chiude con i Brunello Riserva anche qui nelle annate 2016 e 2019, entrambe affascinanti, soprattutto la 2019 seppur anche questo giovane, vigoroso e di grande espressività.

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Alberto Lupini


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