Sicilia patria del vino bio italiano. Ecco tutti i numeri

Durante il convegno "Sicilia sostenibile per natura", il Consorzio dei vini Doc locali e la Fondazione SOStain hanno fotografato la produzione dell'isola. Due i vitigni top: il Grillo e il Nero d'Avola

17 novembre 2021 | 11:25
di Piera Genta

Sicilia sostenibile per natura, il convegno organizzato presso sala Basile di Villa Igiea a Palermo organizzato dal Consorzio di tutela vini Doc Sicilia e dalla Fondazione SOStain Sicilia con la partecipazione di Assovini Sicilia, ha aperto la due giorni di workshop e degustazione dei vini Doc Sicilia. Hanno preso parte: Antonio Rallo in veste di presidente del Consorzio di Tutela dei vini Doc Sicilia, Alberto Tasca nel ruolo di presidente della Fondazione SOStain Sicilia, Laurent Bernard De La Gatinais presidente della associazione di viticoltori Assovini Sicilia, Nicola Francesca del comitato scientifico fondazione SOStain, Benedetto Alessandro come rappresentante dei giovani enologi e Guido Robustelli, direttore vendite di O-I. Insieme a loro, Salvatore Malandrino, direttore Unicredit Sicilia e primo sostenitore della Fondazione. Moderatore del talk, il giornalista Umberto Gambino del Tg2.

 

Sicilia patria della produzione biologica italiana

Dal convegno sono emersi dati importanti: la Sicilia rappresenta il maggior distretto italiano dei vino bio, su una superficie di 98mila ettari, 30mila sono quelli certificati bio rappresentati da un 22% di aziende bio, che a conti fatti significa il 34% del biologico in Italia. Nel 2020 sono state prodotte quasi 10 milioni di bottiglie doc Sicilia da agricoltura biologica. Con la Fondazione SOStain la Sicilia diventa così la prima regione italiana a sviluppare, in modo unitario e condiviso, un protocollo integrato di sostenibilità. SOStain è un’istituzione nata da Assovini Sicilia e dal Consorzio di tutela vini Doc Sicilia al fine di agevolare la condivisione di best pratcices finalizzate al rispetto dell’ecosistema.

 

Le regole del disciplinare di produzione bio

Numerosi sono gli aspetti regolati dal disciplinare, messo a punto da un Comitato scientifico indipendente, a cui le cantine devono attenersi per ottenere un marchio di sostenibilità da apporre in bottiglia. Le pratiche prese in esame vanno dalla misurazione dei consumi di acqua e dell'impronta carbonica, al controllo del peso della bottiglia, dalla salvaguardia della biodiversità floro-faunistica alla valorizzazione del capitale territoriale, dal risparmio energetico alla salute degli agricoltori e dei consumatori. Ad oggi sono 24 le realtà associate, più di 4.600 ettari dedicati, e 40 milioni di bottiglie prodotte secondo i protocolli riconosciuti dalla fondazione.

Il progetto Cento Per Cento Sicilia

Durante la conferenza è stato presentato il progetto Cento Per Cento Sicilia, un’idea nata qualche anno fa nello stabilimento O-I di Marsala (unica vetreria presente sulla regione), per soddisfare e valorizzare le esigenze del mercato locale, fornendo contenitori in vetro sostenibili praticamente a km zero. In questo modo si riescono a produrre bottiglie per i produttori di vino siciliani, con il rottame raccolto utilizzando fino al 90% di materie prime provenienti dalla Sicilia.

 

 

I workshop sui vini del territorio

Al convegno si sono susseguiti quattro workshop di approfondimento dedicati a Grillo, Nero d’Avola ed agli altri vini bianchi e rossi della Doc. In totale 200 etichette.

Grillo

Si tratta di un vitigno a bacca bianca. Principalmente diffuso nel territorio di Trapani dove costituisce il vitigno base per produrre vini Doc Marsala. In costante crescita all’interno della piattaforma ampelografica siciliana. Si è passati dai 7.310 ettari del 2017 agli 8.444 del 2020, con una produzione di oltre 16 milioni di bottiglie nel 2021 e un incremento del 23% rispetto all’anno precedente. Studi molecolari hanno dimostrato che è il frutto di un incrocio tra Catarratto bianco e Zibibbo o Moscato di Alessandria. La sua paternità si attribuisce al barone Antonio Mendola nel 1874, l’obiettivo del barone Mendola era quello di poter fabbricare un Marsala più aromatico, per ottenere un ibrido con le virtù miste dell’uno e dell’altro progenitore.  

Tra i vitigni autoctoni a bacca bianca, in degustazione il Catarratto (chiamato anche lucido) che rappresenta ancora oggi la varietà più coltivata, con un’estensione complessiva vicina ai 30mila ettari. È presente soprattutto nella Sicilia occidentale, in particolare nelle province di Trapani, Palermo e Agrigento. Fino alla seconda metà del 19° secolo era utilizzato per la realizzazione del Marsala. Solo all’inizio del ‘900 viene sostituito dal Grillo, più produttivo e aromatico. Altro vitigno storico della Sicilia è l’Insolia, coltivata soprattutto nell’area occidentale, ma presente in tutto il territorio dell’isola. Oggi copre una superficie di 4.563 ettari, con un andamento di leggero calo negli ultimi anni. Il vitigno è coltivato con il nome di Ansonica anche lungo la costa e nelle isole dell’arcipelago toscano.

Nero d’Avola

È il vitigno a bacca rossa più importante della Sicilia. Un tempo era intensamente coltivato soprattutto in provincia di Siracusa, oggi è presente in modo esteso in tutte le provincie siciliane e rappresenta il vitigno più coltivato nelle provincie di Agrigento e Caltanissetta costituendo la base di alcune delle più importanti denominazioni siciliane. I suoi ettari vitati sono in netta crescita: dagli 11mila del 1950, nel 2020 ha raggiunto i 14.700 rappresentando il 49% dell’intera superficie vitata della regione. Si tratta di un vitigno vigoroso e generalmente molto produttivo, si  riconoscono tre biotipi  da cui nasce un tipo di Nero d’Avola diverso dall’altro, influenzato anche da altri elementi come la tipologia di terreno o il livello di precipitazioni. Per la sua sensibilità alle muffe, predilige le esposizioni asciutte e ben ventilate. Esprime al meglio le sue qualità su suoli poveri e ricchi di calcare.

Il biotipo A, individuato nell’area della Sicilia centro-meridionale, soprattutto nelle zone interne delle province di Agrigento e Caltanissetta, produce vini più strutturati, con un alto livello di alcol e tannini setosi, è caratterizzato da un’elevata acidità e sentori fruttati, in particolare di ciliegia e bacche rosse. Il biotipo B, maggiormente diffuso sul territorio, ma identificato nella Sicilia occidentale, ha un profilo aromatico più fresco, di facile bevibilità soprattutto nelle zone costiere. Sulle colline il naso riporta una ricchezza di frutta più decisa da croccante a matura. Infine, il biotipo C, proveniente dall’area viticola della sicilia sud-orientale, ha sentori molto più speziati, un grado alcolico piuttosto elevato, con trama tannica morbida e un’acidità, che ne garantisce un buon potenziale d’invecchiamento.

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Alberto Lupini


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