Ruchè Montalbera, il 1° certificato Vegan Morando: «Siamo vicini al consumatore»

05 febbraio 2016 | 15:20
di Alberto Lupini
Vegan nel piatto e vegan nel bicchiere. Confermando di essere spesso un passo avanti rispetto ad altre cantine, Montalbera ha bruciato le tappe e ha presentato sul mercato il primo Ruchè vegano. Di fatto un vino assolutamente naturale, che alla concimazione organica accettata anche dai protoccoli bio (che contiene spesso tracce di animali) sostituisce il “sovescio”, l'antica tecnica di rigirare le zolle (in questo caso di terreno sciolto e gaioso), e l'uso della trinciatura per alimentare le radici del vigneto. Con l'aggiunta di pochi elementi “certificati” vegan (dai lieviti autoctoni alle chiarifiche naturali fino alla filtrazione su cellulosa) ecco nascere un vino assolutamente di altissima qualità e, quel che più conta, buono.



Dato che “Vegano” è ormai un termine entrato a far parte delle nostre vite, anche il mondo del vino si confronta con questo tema, spesso controverso e misconosciuto. Da quest’anno Montalbera, con l’etichetta La Tradizione 2014, propone quindi sul mercato il primo Ruchè vegano al mondo, presentato al ristorante Joia di Milano, con la presenza del titolare della cantina Franco Morando (nella foto) e del miglior sommelier Ais al mondo, Luca Martini.

L’azienda di Castagnole Monferrato (At), una delle più grandi in Piemonte coi suoi 175 ettari di vigneti (15 dei quali a Castiglione Tinella destinati a Moscato d'Asti) ha scelto così di investire sulla certificazione Vegana a fronte di una specifica richiesta del mercato puntando sulla ristorazione di lata qualità, sia in Italia sia all'estero, dove il fenomeno vegano è più forte che da noi. E per un'azienda fortemente proiettata su mercati importanti, dove il Rouchè è l'apripista come vera novità dell'enologia italiana (autoctono e fra i vini più bevibili e graditi oggi dai winelovers) puntare su Vegan è un atout importante.

Un vino vegano è un vino nel cui processo produttivo non vengono utilizzati prodotti di derivazione animale, né in vigna né in cantina. Si fa riferimento, per esempio, a prodotti come caseina e albumina, spesso usati nella fase di chiarificazione. Montalbera ha scelto di intraprendere questo percorso partendo dal Ruchè di Castagnole Monferrato Docg La Tradizione, un vino che nasce da una vinificazione tradizionale, da un passaggio in vasche d’acciaio inox e da un affinamento di tre mesi in bottiglia.

Un’etichetta che è espressione purissima del territorio e che Luca Martini ha sintetizzato con “identità riconoscibile” e “leggerezza e sensualità”. Del resto la bevibilità dei Rouchè, e di quelli di Montalbera in particolare, il maggiore produttore di questa Docg (sono sue circa il 60% delle bottiglie) è oggi riconosciuta da tutti gli esperti e gli appassionati, al punto che si può anche parlare di un vino di tendenza. Oggi doppiamente perchè una delle cinque etichette di questa cantina è diventato appunto vegano.



Franco Morando ha creduto fortemente in questa scelta. «Il vino vegano - ha commentato - è un vino nato dal frutto, dalla vigna, dal lavoro e dalla passione. Abbiamo voluto anche in questo caso interpretare al meglio parte delle esigenze di un nuovo segmento di consumatori vegani annualmente in crescita. Con la certificazione vegana sull’etichetta Ruchè La Tradizione 2014 diamo la serenità e la tranquillità che, in tutta la filiera produttiva, il vino non sia stato intaccato da nessun elemento di origine animale. Questo tipo di vino non è un capriccio. Esistono intere culture nel mondo che non mangiano animali o derivati di animali (si calcola che in India siano circa il 30% le persone vegane, ovvero oltre 300 milioni di persone)».



I numeri di Montalbera
  • 160 ettari a Castagnole Monferrato (Piemonte/Monferrato)
  • 15 ettari a Castiglione Tinella (Piemonte/Langhe)
  • 82 ettari coltivati a Ruchè di Castagnole Monferrato Docg
  • 28 ettari coltivati a Barbera d'Asti Docg (fra i più tipici e con personalità sul mercato)
  • 8 ettari coltivati a Barbera del Monferrato Doc
  • 3 ettari coltivati a Nebbiolo da Barolo Docg
  • 38 ettari coltivati a Grignolino d'Asti Doc
  • 15 ettari coltivati a Moscato d'Asti Docg
  • 6 ettari coltivati a Viognier (che al Vinitaly presenterà delle novità)
  • 6 le generazioni di passione a cura di Montalbera
E in più si aggiungono ora 3 ettari di Barbaresco, con il che l'offerta di vino Piemontese è fra le più ampie.




Montalbera
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