Il responso finale sul Vinitaly 2023: convince la svolta internazionale
Produttori e consorzi promuovono l’edizione ripensata da Veronafiere con l'approccio più orientato ai mercati globali. Sforzo supportato da Ice e Governo per il made in Italy. Nel confronto con Prowein sembra vincere Verona
Il percorso di “ripensamento” di Vinitaly era iniziato già durante la crisi pandemica, quando la cancellazione dell’edizione 2020 e poi della 2021 (quando Verona ha ospitato solo l’evento OperaWine) aveva costretto Veronafiere a una brusca accelerazione nella direzione della digitalizzazione e dell’internazionalizzazione delle relazioni. E dopo un 2022 che segnava di fatto la riapertura, la bellezza di rincontrarsi, archiviato con un risultato buono ma non buonissimo, non mancavano i profeti della debacle per il salone annuale del vino e dei distillati di Verona. L’edizione numero 55 di Vinitaly ha invece mostrato un colpo di reni. Una riscossa, si può ben dirlo, per Veronafiere e per il sistema-vino dell’Italia nel suo complesso. Ci hanno puntato gettoni importanti non solo il sistema imprenditoriale veronese e veneto, ma anche l’Agenzia Ice e il Governo stesso, che non a caso (con quel po’ di sobria invadenza che caratterizza i politici di ogni colore) ha monopolizzato l’attenzione in fiera con il lungo passaggio della premier Giorgia Meloni e con le comparsate di un buon numero di ministri.
Svolta internazionale
Una delle linee evolutive principali per Vinitaly è senza dubbio l’apertura internazionale. Se, infatti, fino al 2019 la fiera veronese aveva una caratterizzazione principalmente interna, oggi - pur rimanendo intatto il focus sul vino e sui distillati italiani - la progettualità del management è orientata all’attrazione di buyer e operatori da vari continenti.
Vinitaly 55 si è chiuso, infatti, con 93mila presenze complessive, di cui poco meno di 30mila straniere. La crescita rispetto all’ultima edizione è stata quasi totalmente determinata dagli ingressi di buyer esteri (+20% circa) provenienti da 143 Paesi, che in questa edizione hanno rappresentato un terzo del totale degli operatori accreditati. Di questi, oltre mille top buyer selezionati e ospitati da Veronafiere e da Ice-Agenzia.
«Gli investimenti fatti in favore dell’incoming estero - conferma l’amministratore delegato di Veronafiere Maurizio Danese - hanno dato un primo concreto risultato a un Vinitaly che vogliamo sempre più decisivo per il business degli espositori che per la manifestazione riservano risorse importanti. Un matching domanda-offerta che ha funzionato, come dimostrato anche dagli oltre 11mila appuntamenti pianificati tra espositori e buyer della piattaforma Vinitaly plus che si aggiungono a quelli fissati direttamente dalle aziende. Il nuovo corso è iniziato ma non è certo terminato: Vinitaly sarà sempre vettore del Made in Italy, sia qui che all’estero, se ragionerà in termini di sviluppo del settore e delle sue imprese. È quello che stiamo cercando di fare».
Ecco che, confrontandosi con le aziende e con i Consorzi, il responso è pressoché unanime: performance migliore per Vinitaly che per Prowein. E proprio grazie alla presenza internazionale.
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Vinitaly oltre la fiera
«Archiviamo un Vinitaly finalmente a pieno regime - ha rimarcato in chiusura il presidente di Veronafiere Federico Bricolo - che ha visto una partecipazione corale di operatori, stampa e istituzioni. Siamo particolarmente soddisfatti per il riscontro che stiamo riscuotendo dalle aziende e dai territori, che rappresentano la vera forza di questa manifestazione. L’obiettivo è quello di costruire con i partner istituzionali una piattaforma promozionale permanente e coordinata in grado di attrarre da un lato gli investimenti dell’incoming sull’Italia, dall’altro sul prodotto italiano all’estero con un radicamento di Veronafiere, dopo Brasile e Cina, negli Stati Uniti e nel Far East».
Ecco la svolta che quasi tutti i referenti dei Consorzi presenti a Verona si attendono. «Le fiere restano fondamentali per il settore vino» secondo il presidente del Consorzio Collio David Buzzinelli, che auspicherebbe però un’alternanza tra Verona e Parigi. Anche per Christian Marchesini, presidente del Consorzio Valpolicella «le fiere sono così tante che sicuramente nei prossimi anni ci sarà una selezione, ma dopo un Vinitaly così importante credo che Verona rimarrà una tappa fondamentale per la promozione del vino».
Per Giorgio Savini, presidente del Consorzio Vini Piceni «il sistema fiere continua a supportare il vino, la risposta è stata importante» e sulla stessa linea anche il presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci riferisce di produttori molto soddisfatti: «va detto che Veronafiere ha espresso un impegno importante per far arrivare buyer e operatori, c’è stato molto movimento», dice. Anche per Francesco Cambria, presidente Etna Doc ed Emanuele Bizzi, presidente del Consorzio Trasimeno, la presenza di operatori specializzati e preparati è stato un plus importante.
Contestualmente Giacomo Pondini, Alessio Durazzi e Alberto Mazzoni, direttori rispettivamente di Asti Docg, Morellino di Scansano e del superconsorzio marchigiano Imt (Istituto marchigiano di tutela vini), confermano il buon risultato in quel di Verona, ma ricordano come a promozione debba integrare le fiere in una progettualità più ampia. E il Covid sembra aver cambiato in parte i giochi, anche se per tutti le fiere sono essenziali per i consorzi.
Per Tullio Galassini, presidente della Doc Roma, il Vinitaly è stata un’occasione per intercettare nuovi interlocutori per la promozione del territorio, ma il presidente della Doc Maremma Francesco Mazzei ricorda che si deve andare alle fiere programmando il lavoro, anche se la vicinanza tra gli eventi europei più importanti affatica i produttori.
Per il Consorzio Soave «le fiere si devono rinnovare, ma il Vinitaly è la fiera che sta dando maggiori soddisfazioni» e il presidente del Consorzio tutela Prosecco Doc Stefano Zanette evidenzia come le fiere stiano cambiando, «con Parigi in crescita, Prowein in una fase di riflessione, mentre il Vinitaly è a parte perché presenta le eccellenze italiane».
Diletta Tonello, presidente del Consorzio Lessini Durello, dichiara un sì netto al Vinitaly: «abbiamo visto un evento sempre più internazionale e sono convinta che questa fiera sia cambiata rafforzandosi, tanto che gli importatori al Prowein ci hanno detto: ciao, ci vediamo a Verona».
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