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Vitigni ritrovati

Monti Lessini, dal passato i vini del futuro

L’enologo Aldo Lorenzoni, già direttore del Consorzio del Soave e del Lessini Durello, ci parla di Saccola, Gouais Blanc e Pontedara, i tre vitigni storici della Lessinia ritenuti scomparsi ma ritrovati e vinificati

 
11 dicembre 2021 | 18:15

Monti Lessini, dal passato i vini del futuro

L’enologo Aldo Lorenzoni, già direttore del Consorzio del Soave e del Lessini Durello, ci parla di Saccola, Gouais Blanc e Pontedara, i tre vitigni storici della Lessinia ritenuti scomparsi ma ritrovati e vinificati

11 dicembre 2021 | 18:15
 

I Monti Lessini (le Prealpi veronesi) costituiscono scrigno prezioso di biodiversità viticola. Otterremo così, dal passato, i vini del futuro? Domanda intrigante! Siamo in quel luogo fatato che è la Lessinia. Saccola, Gouais Blanc, Pontedara sono tre vitigni storici della Lessinia ritenuti scomparsi ma ritrovati e vinificati nell’ambito del progetto di recupero e valorizzazione del patrimonio viticolo dei monti Lessini avviato dal consorzio del Durello. La nostra piacevole e interessante conversazione è con l’enologo Aldo Lorenzoni, già direttore del Consorzio del Soave e del Lessini Durello, che ha seguito tutte le fasi del progetto.

Aldo Lorenzoni Monti Lessini, dal passato i vini del futuro

Aldo Lorenzoni


Caro Aldo, soddisfatto del lavoro svolto?
Certamente sì, caro Vincenzo. Sono molto soddisfatto e ti dico perché. Sono le caratteristiche peculiari di queste uve ritenute scomparse, a far percepire che il lavoro fatto sarà molto utile ai produttori nei prossimi anni. Sono vitigni coltivati a circa 800 metri di altitudine da almeno 120 anni. Molti di questi vitigni sono ancora su piede franco e hanno delle caratteristiche produttive molto interessanti: una buona resistenza alle principali malattie della vite ed una struttura acida incredibile.


Vorrai perdonarmi l’ignoranza, ma di quali vitigni stiamo parlando?
Stiamo parlando di Saccola, Pontedara e Gouais. Saccola e Pontedara hanno una componente polifenolica molto interessante mentre il Gouais sembra essere il fratello gentile della Durella.


Ce ne fai una descrizione, sebbene sintetica, caro Aldo?
La Saccola è un biotipo della pavana e ha dimostrato di essere molto interessante sia per una vinificazione in rosso per vini da lungo affinamento sia come base per un vino spumante rose’ dalle caratteristiche uniche. Il Gouais ha bisogno di più attenzione, matura due settimane prima della Saccola e può dare vini di grande finezza proprio in virtù delle sue caratteristiche. La Pontedara è invece una scoperta assoluta; le analisi del Dna fatte dal Crea di Conegliano non hanno trovato alcuna corrispondenza con vitigni conosciuti. Matura tardi come la Saccola e dalle prime vinificazioni sembra avere un carattere più mansueto pur mantenendo un patrimonio acido e di colore molto elevato.

Il vitigno Pontedara Monti Lessini, dal passato i vini del futuro

Il vitigno Pontedara


È da quando ti conosco, e quindi vorrei dire “da sempre”, che tu asserisci che la biodiversità della vite è a tutti gli effetti una risorsa culturale.
La diversità biologica della vite coltivata, risultato di migliaia di anni di selezione e determinata dalle mutazioni, dalla ricombinazione genica e dall’effetto delle pressioni selettive operate dal clima e dall’uomo, è un’eredità che la natura e i nostri antenati ci hanno lasciato e che non può essere ricreata in laboratorio. Una volta distrutto questo capitale non potrà essere ricostituito e sarà perso per sempre. Se si vuole conoscere la storia di un territorio viticolo attraverso l’affermazione dei suoi vini è necessaria una riflessione che parta dai suoi originari vitigni perché solo attraverso questi vitigni è possibile sviluppare la storia degli uomini, della loro cultura materiale, della loro evoluzione culturale, dei cambiamenti climatici e del sistema sociale.


I tre vitigni menzionati costituiscono ancora materia di ricerca?
Sì, certamente. Questi vitigni rientrano in alcuni progetti di sperimentazione attivati in sintonia con il Crea e con la Regione Veneto. Essi saranno presto oggetto di alcuni impianti sperimentali in aree vocate della Lessinia. Io sono ragionevolmente certo che questi antichi vigneti ancestrali dei monti Lessini possono riservarci altre importanti novità, e per questo il nostro lavoro di ricerca continua.


Grazie, caro Aldo e davvero possiamo così affermare che i vini della Lessinia avranno radioso futuro perché sorgono da un robusto passato. Un’ultima domanda. È quasi ora di cena? Cosa giunge in tavola? E cosa sarà versato nel calice?
Stasera qualcosa di importante, un piatto della Lessinia rivisitato ma nel solco della tradizione; sì, a cena, spezzatino di asino con patate di bolca ed erbette aromatiche di Sprea. E qui mi ci vuole un vino importante che canti fuori dal coro; e allora opto per un nocchianello nero annata 2018 fatto a Pitigliano dall’azienda Sassotondo di Carla Benini.


E così, nell’intreccio virtuoso di tradizione e innovazione, sorgono dal passato i vini del futuro.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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