Il mondo del rum secondo Leonardo Pinto
Leonardo Pinto, massimo esperto di rum in Europa e ideatore dell’Italian Rum Festival, ha sviluppato un corso formativo destinato a professionisti e appassionati a Milano presso il Circolo La Tortuca
04 dicembre 2018 | 16:47
di Emanuela T. Cavalca
Leonardo Pinto
Vent’anni di ricerche non sono certo pochi. Hanno fruttato a Leonardo Pinto riconoscimenti nel settore del rum e dei distillati. Grazie alla sua esperienza e passione sei anni fa ha ideato - oltre all’Italian Rum Festival - anche il corso formativo “RumMaster”, in grado di fornire ad appassionati e professionisti un approfondimento nel settore dei distillati, rum e cachaça.
Parlare di rum, significa aprire uno spaccato sulla storia e sulla coltivazione della canna da zucchero, infatti viene prodotto in tutta la fascia tropicale del mondo.
Si contano centinaia tipologie di canna da zucchero, che cambiano a seconda dell’annata, proprio come succede in un vitigno. L’andamento della fermentazione viene influenzato dalla presenza delle sostanze enzimatiche nel mosto. Passaggi in vasche d’acciaio, legno o altri materiali daranno al rum armonia e bouquet particolari. Dunque, non rimane altro che degustare in un bicchiere di cristallo in nostro rum.
Ma attenzione, dovrà essere “panciuto” per far emergere i profumi. I rum prodotti direttamente dal puro succo di canna da zucchero presentano la dicitura in etichetta “Agricole”. Una particolare menzione va data al Rhum Agricole di Martinica, protetto da una normativa specifica francese del 1996. La Cachaça? È a tutti gli effetti un rum di puro succo di canna da zucchero, prodotto esclusivamente in Brasile e regolata da un decreto del 2009.
Il rum è stato incoronato come distillato ideale da sorseggiare, perché evoca le spiagge caraibiche e l’allegria contagiosa di queste popolazioni. Secondo alcuni dati nove giovani su dieci quando escono la sera bevono drink o cocktail: sono nate nuove mode, che hanno spinto i bartender a proporre cocktail a base di rum, come il “mojito”, “cuba libre”, “mai-tai” o la “caipirinha".
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Alberto Lupini