A Milano la fermentazione dei vigneron Gens De Métier. Tra gli italiani c’è Cantine Vajra
Dopo 11 anni, la prestigiosa Associazione Union des gens de métier è tornata in Italia per una degustazione all’hotel Principe di Savoia. Il denominatore comune ad unirli è la fermentazione oltre che l'amicizia
Dopo dodici anni dall’ultima occasione, una masterclass tenutasi al Vinitaly del 2011, torna in Italia la prestigiosa Associazione Union des gens de métier, per una degustazione nelle magnifiche sale dell’hotel Principe di Savoia, a Milano. L’Unione nasce alla fine del secolo scorso quando, durante un pranzo tra viticoltori al ristorante dello chef Alain Passard (oggi titolare de L’Arpège di Parigi, premiato con tre stelle Michelin), Didier Dagueneau, vignaiolo della Loira, lancia l’idea di riunire persone e aziende legate al mondo della fermentazione e uniti dalla passione, dalla curiosità, dall’approccio naturale alla cultura e all’ambiente ma soprattutto dall’amicizia. Tra i primi ad abbracciare la proposta Alois Lageder, noto produttore altoatesino, e il “filosofo agrario” Rainer Zierock.
Denominatore comune la fermentazione
Che tipo di métier-mestiere accomuna gli associati? Il denominatore comune è la fermentazione: partecipano infatti i vignaioli in rappresentanza delle Aoc francesi – Appellation d’origine contrôlée (corrispondono alle nostre Doc), ma anche un viticoltore italiano, un produttore di sidro da vecchie varietà di mele e pere e un panificatore.
La famiglia Vaira unici italiani
L’unica componente italiana delle “Gens de métier" è costituita dalla famiglia Vaira, langaroli Doc e dunque per tradizione produttori di Barolo, Nebbiolo, Barbera e Dolcetto. A fianco di queste eccellenze, fin dagli anni ’80 sono state promosse varietà meno note, come la Freisa, o addirittura alloctone, come il Riesling. I Vaira hanno inoltre aperto la strada alla riscoperta del Chiaretto di Nebbiolo e dei vini del XVII secolo attraverso due referenze a produzione limitata: il N.S. della Neve (Metodo Classico Extra Brut Rosé) e il Claré JC, Nebbiolo in purezza con parziale fermentazione a grappolo intero.
«Più che il vino - apprendiamo da Francesca Vaira, figlia del fondatore Aldo - quel che ci accomuna è il fermento: il mestiere a cui si riferisce il nome dell’associazione è proprio quello di fermentatore. Il secondo fattore comune è l’amicizia, il conoscersi tra persone e perseguire gli stessi valori, vale a dire minimo intervento sulle colture e grande attenzione all’ambiente, con un approccio principalmente biologico e in alcuni casi biodinamico. Questa giornata di degustazione vuole essere aperta ad altri amici ed ospiti italiani che non sono membri dall’associazione ma si ritrovano oggi a Milano, proprio per condividere valori e prospettive delle gens de métier. Siamo qui non solo per degustare e scambiare informazioni, alimentando una cultura tecnica, ma anche per farci domande e ritrovare tutti insieme il senso del nostro mestiere. Siamo qui per allargare i confini delle nostre amicizie, non rinchiuderci in un gruppo, vivere uno spirito di comunità che valorizzi le diverse storie personali e aziendali che stanno dietro a ognuno».
La storia di Aldo Vaira
A proposito di storie, è nel 1968 che inizia l’avventura di Aldo Vaira, desideroso di riprendere in mano i vigneti di famiglia a Barolo: pioniere della coltivazione biologica, ottiene nel 1971 una delle prime certificazioni conferite in Piemonte e fonda nel 1972 quella che è l’attuale azienda vitivinicola G.D.Vajra: la “j” è un omaggio all’antica trascrizione del cognome di famiglia. Gli anni successivi vedono la selezione di biotipi di Nebbiolo e Dolcetto, nonché l’apertura a vitigni che in Piemonte vanno recuperati (Freisa) o reinventati (Riesling Renano): «Mi sorprendeva - dichiara Aldo Vaira - come un bianco tedesco e un rosso piemontese potessero, in fondo, quasi cercarsi fino ad assomigliarsi nel trascorrere del tempo».
Quanto alle etichette Vajra che supportano un’identità, il Barolo Docg Bricco delle Viole è probabilmente il vino che ha tracciato lo stile dell’azienda. Un prodotto che sa come tradurre in liquido la scommessa dell’altitudine, la finezza e la notevole complessità che ne derivano, l’attesa del momento perfetto per la raccolta, il silenzio sospeso dei figli che osservando imparano; e sa poi come regalare la piccola felicità di un buon calice di rosso.
I produttori francesi membri dell’Ugm
Questi i produttori francesi membri dell’Ugm, con le relative Aoc.
- Philippe Alliet – Domaine Philippe Alliet (Chinon)
- Eric Bordelet – Château de Hauteville (Calvados, Sydre et Poiré)
- Manuéla e François Chidaine – Domaine Chidaine (Montlouis–sur–Loire et Vouvray)
- Olivier Clape – Domaine Clape (Cornas)
- Véronique Cochran – Château Falfas (Bordeaux Côtes de Bourg)
- Alex Croquet – Boulangerie Alex Croquet (Lille)
- Louis Benjamin Dagueneau – Domaine Didier Dagueneau (Pouilly Fumé, Jurançon, Sancerre)
- Elian Da Ros – Domaine Elian Da Ros (Côtes du Marmandais)
- Nady Foucault – Clos Rougeard (Saumur, Champigny)
- Létizia & David Duband – Domaine Duband (Nuits St Georges)
- Maxime Graillot – Domaine Alain Graillot (Crozes–Hermitage)
- Marc Imbert – Domaine de Torraccia (Corse)
- Olivier Jullien – Mas Jullien (Terrasse du Larzac)
- Charlotte e Antoine Kreydenweiss – Domaine Marc Kreydenweiss (Alsace)
- Christophe Peyrus – Clos Marie (Pic Saint Loup)
- Myriam e Bernard Plageoles – Domaine Plageoles (AOC Gaillac)
- Jacques Puffeney – Domaine Jacques Puffeney (Côtes du Jura, Arbois)
- Daniel Ravier – Domaine Tempier (Bandol)
- Thérèse e Michel Riouspeyrous – Domaine Arretxea (Irouléguy)
- Jean Marc Roulot – Domaine Roulot (Meursault)
- Corinne e Anselme Selosse – Domaine Jacques Selosse (Champagne)
- Stéphanie e Michel Théron – Clos du Jaugueyron (Haut–Médoc et Margaux).
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Alberto Lupini