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Langhe, terra di grandi vini apprezzati in tutto il mondo

Si tratta di uno dei distretti vinicoli più conosciuti, patria del Barolo e del Barbaresco, ma anche terra di Dolcetto e sede di alcuni centri enologici più famosi. Gli ettari vitati a denominazione sono quasi 10mila

di Piera Genta
 
14 ottobre 2021 | 09:30

Langhe, terra di grandi vini apprezzati in tutto il mondo

Si tratta di uno dei distretti vinicoli più conosciuti, patria del Barolo e del Barbaresco, ma anche terra di Dolcetto e sede di alcuni centri enologici più famosi. Gli ettari vitati a denominazione sono quasi 10mila

di Piera Genta
14 ottobre 2021 | 09:30
 

Sono un territorio riconosciuto dal 2014 come Patrimonio dell’umanità Unesco, situato nella parte sudorientale del Piemonte, un’area che si estende tra il bacino del fiume Tanaro e quello della Bormida, dal confine con l’Astigiano fino allo spartiacque alpino. Uno dei distretti vinicoli più conosciuti, patria del Barolo e del Barbaresco, ma anche terra di Dolcetto e sede di alcuni centri enologici più famosi della regione. Le Langhe, dal latino “lingua”, morfologicamente sono costituite da colline strette e ripide che dalla Liguria degradano verso il Tanaro, come tante lingue appunto, dando il fronte tendenzialmente a nord-est.

Langhe, terra di grandi vini apprezzati in tutto il mondo

Si possono suddividere in tre zone: Bassa Langa, compresa a nord tra il Belbo e il Tanaro, a quote che non superano i 600 metri, qui si trova Alba, considerata la “capitale” del territorio; Alta Langa, che confina con la Liguria, nell’area non si produce solo il vino, ma è possibile percorrere un tour artistico gastronomico a base di castelli, formaggi, antichi borghi e nocciole; Langa Astigiana, zona nel sud della provincia di Asti, che si chiama così perché dal 1935 è stata compresa nei confini amministrativi dell’Astigiano, ma soprattutto per l’antica appartenenza alla Contea di Asti.

Il clima è quello tipico della pianura padana, eccetto per le zone più elevate, dove è quello tipico degli Appennini. Il suolo langarolo è composto da marne sedimentarie argillo calcaree inframezzate da diversi tipi di arenarie, distinguibili in due grandi aree. La prima, di cui fanno parte i terreni di Barolo, La Morra e l’intera area di Barbaresco, con terreni più recenti di epoca tortoniana ricchi di magnesio e manganese che restituiscono vini di grande finezza ed eleganza a maturazione più rapida. La seconda, in cui rientrano i comuni di Serralunga d’Alba, Castiglione Falletto e Monforte d’Alba, con terreni di epoca elveziana più ferrosi e sabbiosi da cui nascono vini alcolici, di struttura e dal grande potenziale di invecchiamento.

Gli ettari vitati a denominazione nelle Langhe sono quasi 10mila. Il Barolo si attesta sui 2.200 ettari, il Barbaresco sui 780. Sono le uniche due denominazioni d’origine controllata e garantita (Docg) ad aver adottato una suddivisione interna in sottozone che godono di una menzione geografica aggiuntiva, sulla falsa riga della classificazione dei cru in Borgogna. Andiamo a conoscere i vitigni più diffusi.

Langhe, terra di grandi vini apprezzati in tutto il mondo

 

Vitigni a bacca nera

  • Nebbiolo: il primo documento scritto, che testimonia la presenza di una varietà di uva a bacca rossa, Nibiol, risale al 1268, riferito a una vigna nei dintorni di Rivoli. Dobbiamo attendere un paio di secoli per avere prova della coltivazione nell’Albese del Nebiolium, esattamente il 1431, quando appare il riferimento negli Statuti di La Morra di una varietà di vite che dava vini già allora molto apprezzati. Gli Statuti stabilivano, per chi avesse estirpato una di queste viti, pene dapprima solo amministrative, poi corporali per i recidivi e infine la messa a morte per chi avesse continuato a perpetrare il terribile crimine. Ma è dal XIX secolo che questo vitigno è considerato quello vocato alla creazione dei grandi vini di Langa. Questo vitigno si manifesta nelle sue massime espressioni nel Barolo e Barbabresco Docg, ma il vitigno viene prodotto su quasi un centinaio di comuni delle Langhe mentre il Nebbiolo d’Alba ha il suo comprensorio su 25 comuni a ridosso del fiume Tanaro.
  • Barbera: la presenza del vitigno nell’Albese risale alla seconda metà del ‘600 quando vengono introdotti dal conte Francesco Cotti alcuni tralci impiantati dall’astigiano. Il periodo di maggiore diffusione si registra invece verso la fine dell’Ottocento come testimoniato da Lorenzo Fantini, nella sua “Monografia sulla Viticoltura e Enologia nella Provincia di Cuneo”. Il vitigno ebbe particolare successo in seguito al reimpianto dei vigneti su piede americano a causa della filossera, dimostrandosi resistente e produttivo. La Barbera d’Alba si produce sul territorio del Comune di Alba e 39 comuni intorno per intero e su 13 comuni parzialmente.
  • Dolcetto: il nome tra origine dalla dolcezza dell’uva che fin dai tempi antichi era utilizzata per cure terapeutiche indicata quale piacevole ricostituente. In base alla località di origine, alla differente composizione, esposizione, giacitura ed altitudine dei terreni, il vitigno da vini che presentano tra di loro caratteristiche ben differenziate. La sua area di produzione si divide in due fasce principali che sono i territori verso la zona del Barolo e quelli che partono da Alba per salire verso la Valle Belbo dove la struttura geologica origina Dolcetti più fini e leggeri.
  • Pelaverga: una piccola produzione e si estende su tutto il territorio del comune di Verduno e su parte dei territori di La Morra e Roddi. Ritenuto da sempre vino afrodisiaco, vuoi per il suo nome allusivo vuoi per il carattere speziato del suo aroma. Nel passato veniva impiantato insieme alla Barbera e al Nebbiolo, ma a partire dagli anni Settanta hanno cominciato a coltivarlo e vinificarlo in purezza. Una ventina di ettari.

Langhe, terra di grandi vini apprezzati in tutto il mondo

 

Vitigni a bacca bianca e bollicine di qualità

  • Nascetta: i primi documenti che parlano della Nas-Cëtta raccontano di un vino straordinario citata alla fine dell’Ottocento dallo studioso Giuseppe dei Conti di Rovasenda nel suo Saggio di un’ampelografia universale. La tradizione orale di Novello conferma che il vino che si ricavava era utilizzato come vino da Messa, dolce e leggermente passito. I primi passi verso la riscoperta del vitigno risalgono agli anni Novanta grazie al produttore Elvio Cogno. Oggi si contano una quarantina di ettari. Si tratta di un vitigno semi aromatico.
  • Non mancano vitigni internazionali importanti per la produzione dei vini dell’Alta Langa: Pinot nero e Chardonnay che danno origine all’Alta Langa Docg, un metodo Classico che sosta sui lieviti non meno di 30 mesi, mentre per la Riserva ne sono necessari 60. Tutti i prodotti nascono millesimati, niente cuvée di anni diversi. Le uve provengono esclusivamente da vigne altamente vocate, poste sopra i 250 metri e destinate in esclusiva alla produzione di bollicine. Le tipologie sono Bianco (anche Riserva) e Rosa o Rosé (anche Riserva). Bollicina ufficiale per il sesto anno consecutivo della Fiera internazionale del Tartufo bianco d’Alba 2021.
  • Consorzio Alta Langa: nato nel 2001, proprio quest’anno celebra il ventennale. Le cantine associate oggi sono 70 con 70 etichette, circa 2,5 milioni di bottiglie, 300 ettari vitati, 40 case spumantistiche e 70 viticoltori. La quota di export si attesta intorno all’8%. Il presidente è Giulio Bava.

Langhe, terra di grandi vini apprezzati in tutto il mondo

 

I vini simbolo delle Langhe, apprezzati in tutto il mondo

  • Barolo Docg: il disciplinare della Denominazione di origine controllata e garantita del Barolo risale al 1980 e comprende il territorio di 11 comuni: Barolo, Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba e in parte i territori di Monforte d’Alba, Novello, La Morra, Verduno, Grinzane Cavour, Diano d’Alba, Cherasco e Roddi. 2.200 ettari, un potenziale di 14 mio di bottiglie, 181 menzioni geografiche aggiuntive, 80% della produzione viene venduta all’estero. Primi paesi di destinazione: Usa con il 20%, UK, Germania e Scandinavia. Barolo è il centro della produzione, il luogo che ha dato il nome alla denominazione per volontà della marchesa Falletti. Qui si trova forse la vigna più conosciuta in assoluto, Cannubi, dalla particolare composizione del terreno. Si tratta dell’unica zona nell’intero comprensorio nella quale si uniscono i terreni di origine Tortoniana ed Eleveziana, appartenendi ad ere geologiche diverse. Il nome Cannubi compare già in un’etichetta del 1752, prima della denominazione Barolo. La bottiglia si trova nel Comune di Bra presso la famiglia Manzone e reca la scritta “Cannubi 1752”. Il disciplinare del Barolo prevede che il vino debba essere sottoposto ad un periodo minimo di invecchiamento di 38 mesi di cui 18 trascorsi in botti di rovere o di castagno. Se l’invecchiamento si protrae per almeno 62 mesi il vino può avvalersi della menzione aggiuntiva Riserva. 
  • Barbaresco Docg: dalla storia relativamente recente. Il primo riferimento arrivato fino a noi sono tre bottiglie di “Barbaresco 1870”, ma con etichetta scritta a mano, conservate nella Cascina Drago di San Rocco Seno d’Elvio. La data di nascita ufficiale è il 1894 quando Domizio Cavazza, direttore della Regia Scuola Enologica di Alba, fondò la Cantina Sociale del Barbaresco, convincendo nove produttori a unirsi a lui. In quell’anno furono vinificati i primi 100 quintali di uva il cui succo fermentato avrebbe assunto il nome del vino su un’etichetta stampata. Dopo la costituzione all’inizio del ‘900 della prima associazione di tutela del Barbaresco, nel 1926 fu delimitata ufficialmente la zona di produzione. Una data sicuramente significativa è il 1961, quando l’azienda Gaja decise di vinificare solo le uve di proprietà rinunciando a quelle acquistate con le quali produceva Barolo. Il Barbaresco diventò così il vino bandiera dell’azienda, che in breve tempo sarebbe diventata famosa in tutto il mondo. Infine, nel 1961 fecero la loro comparsa le prime bottiglie di Barbaresco con l’indicazione del cru in etichetta. Nel 2007 si è concluso il decennale lavoro di delimitazione delle sottozone di questa Docg a cura dell’Enoteca Regionale del Barbaresco La zona di produzione del Barbaresco comprende i comuni di Barbaresco, Neive, Treiso e San Rocco Seno d’Elvio, l’ultima frazione di Alba verso nord. 780 ettari, un potenziale di 5 mio di bottiglie, 66 menzioni geografiche aggiuntive, 65% della produzione viene venduta all’estero. Primi paesi di destinazione: Usa, Germania e Scandinavia. Il disciplinare di produzione richiede l’invecchiamento minimo di 26 mesi di cui 9 mesi in botti di legno; se l’invecchiamento si protrae per almeno 50 mesi il vino può avvalersi della menzione aggiuntiva Riserva. 

Langhe, terra di grandi vini apprezzati in tutto il mondo

 

Consorzio di tutela del Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani

  • 527 cantine associate
  • 10mila ettari di vigneti tra i quali quelli delle denominazioni tutelate così suddivisi: Barolo 2.184 ettari; Barbaresco 725; Dogliani 813; Diano d’Alba 216; Barbera d’Alba 1.630; Nebbiolo d’Alba 1.020; Dolcetto d’Alba 1.013; Langhe 2.051 ettari (di cui 734 Langhe Nebbiolo)
  • 63 milioni di bottiglie
  • 10 denominazioni tutelate (Barolo, Barbaresco, Dogliani, Dolcetto di Diano d’Alba, Barbera d’Alba, Langhe, Dolcetto d’Alba, Nebbiolo d’Alba, Verduno Pelaverga, Alba)
  • Presidente: Matteo Ascheri

 

Barolo en primeur

Il 30 ottobre il Castello di Grinzane Cavour ospiterà la prima edizione di “Barolo en primeur”. Una gara internazionale di beneficenza realizzata con la collaborazione della casa d’asta internazionale Christie’s a sostegno di progetti di utilità sociale, a cui saranno abbinate 15 barriques, ancora in affinamento, di uve Nebbiolo da Barolo della storica vigna Gustava, posta ai piedi del castello, e donate ai maggiori sostenitori del progetto. Da ogni barrique saranno ottenute circa 300 bottiglie di Barolo Gustava 2020 (enologo Donato Lanati) numerate e “vestite” da un’etichetta creata in esclusiva dallo scultore Giuseppe Penone. Le bottiglie saranno consegnate, dopo il periodo obbligatorio di affinamento, a partire da gennaio 2024. Base d’asta 30mila euro.

L’asta sarà promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, in collaborazione con la Fondazione Crc Donare e con il Consorzio di tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, in collegamento simultaneo da New York, dove sarà presente Antonio Galloni, il critico enologico e ceo di Vinous che ha coniato un NFT (Non Fungible Token), certificato di autenticità digitale garantito tramite blockchain e annesso a ogni barrique. A battere l’astasarà Cristiano De Lorenzo, direttore di Christie’s Italia.

 

 

Cantine d’autore nelle Langhe

  • L’’Astemia pentita: suscita curiosità fin dal doppio apostrofo, non un errore. Si trova tra il crinale di Cannubi e il borgo di Barolo, due cassette da vino sovrapposteprogettata dall’architetto Gianni Arnuado (l’ideatore del famoso divano a forma di bocca. Voluta dall’imprenditrice piemontese Sandra Vezza, leader di un importante gruppo industriale nella produzione di gelatine e di una azienda che opera nei complementi di arredo. Per l’arredo interno immancabili alcuni dei prodotti iconici di Gufram, come il divano Bocca, disegnato nel 1970 (ha compiuto ben 50 anni), il Cactus di Guido Drocco e Franco Mello del 1972, ma anche progetti più recenti come la poltrona Roxanne di Michael Young del 2017 e la poltrona gigante Mikey dei Sogni disegnata nel 1972 da Studio 65 che sovrasta la stanza della barricaia.
  • Cantina Terre da vino: sede della cooperativa che riunisce oltre 2.500 piccoli conferitori. Un’altra cantina progettata dall’architetto cuneese Gianni Arnaudo. L'intero progetto architettonico si ispira nelle forme all'antica cascina di Langa e alle linee sinuose delle colline. I volumi del complesso sono collegati da una passerella aerea in acciaio e legno.
  • Cascina Adelaide di Amabile Drocco: progetto degli architetti Paolo e Ugo Dellapiana e Francesco Bermond Des Ambrois (2002). Una cantina ipogea scavata all’interno di una collina, lasciando sopra di sé esclusivamente la copertura della sala di degustazione, che prende la luce da un’ampia vetrata affacciata sulle vigne dell’azienda. ll suo profilo ricorda una collina, elemento tipico del paesaggio delle Langhe, che scende dolcemente verso valle.

 

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