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In Alto Adige

L’Italia del vino: la Valle Isarco, un tesoro nascosto della viticoltura italiana

La Valle Isarco rivela la sua attitudine vinicola con i ripidi terrazzamenti viticoli che abbracciano le montagne, evidenziando una cultura enologica ben radicata, ricca di vitigni autoctoni e vini plurimedagliati

di Eros Teboni
Miglior sommelier del mondo Wsa 2018
 
22 luglio 2023 | 09:30

L’Italia del vino: la Valle Isarco, un tesoro nascosto della viticoltura italiana

La Valle Isarco rivela la sua attitudine vinicola con i ripidi terrazzamenti viticoli che abbracciano le montagne, evidenziando una cultura enologica ben radicata, ricca di vitigni autoctoni e vini plurimedagliati

di Eros Teboni
Miglior sommelier del mondo Wsa 2018
22 luglio 2023 | 09:30
 

La vecchia statale segue tortuosa il corso del fiume Isarco, le montagne verdissime delle due sponde sono così vicine che quasi si sfiorano. Quella antica via di comunicazione che dal Brennero (Bz) conduce a Roma, ha visto passare davvero tutti, imperatori, sovrani, regine, insieme ad aristocratici in erba e a scrittori, desiderosi di vivere l’esperienza del Grand Tour. Alcuni raggiunto il cippo del Brennero hanno pernottato, ma molti dopo una breve pausa hanno ripreso il cammino, impazienti di andare alla scoperta del Garda e delle città d’arte italiane, ritenute dal ‘700 in poi ineludibili per la formazione di un giovane. Tuttavia non è un tratto che passa in second’ordine, non sono pochi i viaggiatori che hanno rallentato passando per la Val D’Isarco, annotando le loro impressioni, non di rado rimarcando la vocazione vitivinicola di questa area. Nel settembre del 1786 vi sosta Goethe, all’inizio del suo viaggio in Italia, che lo porterà a soggiornare nel Belpaese per quasi due anni, mentre ha appena cominciato a scrivere il Faust e alcuni capitoli del Prometheus. È spossato dal viaggio in carrozza, iniziato il quattro a Karlsbad e proseguito verso Monaco e la Valle dell'Inn, ma l’8 è al passo del Brennero: “finalmente in un luogo di riposo, in un cantuccio tranquillo come non avrei nemmeno osato sperare”, si ferma una notte e riprende il viaggio, il postiglione ha fretta di arrivare, ma Goethe vorrebbe fermarsi a ogni tornante per godere di quei panorami straordinari.

£$L’Italia del vino:$£ la Valle Isarco, un tesoro nascosto della viticoltura italiana

la Valle Isarco, un tesoro nascosto della viticoltura italiana
 

Nei pressi di Bressanone (Bz), annoterà: “Allo spuntar del giorno, scorsi i primi vigneti”, mentre giunto in vista della valle di Bolzano: “Tra i filari lunghi e bassi le uve brune pendono graziosamente dall'alto maturando al sole... La vite è coltivata in lungo ordine di filari”. Lo scrittore tedesco de “I dolori del giovane Werther” e “Viaggio in Italia” è in buona compagnia. Giovanni de Castro nel 1869 passa per la Valle Isarco in treno e scrive: “L'Isarco è un fiume operoso. Vi si attinge l’acqua necessaria all’irrigazione dei campi e delle vigne. E incollerito precipita di rupe in rupe, serpeggiando tra le rocce di porfido”. Fino ad Hans Christian Andersen, il maestro delle fiabe, che nel 1834 viene in Italia per il Grand Tour, anche lui in treno, tre anni prima di completare “La Sirenetta”, grazie a una borsa di studio. È inverno è la Valle Isarco è innevata, superato il Brennero farà tappa nella città vescovile: “Pranzammo a Bressanone, all’una e mezza, mangiammo zuppa di piselli e trota, bevemmo del vino rosso tirolese. Quanto più ci avvicinavamo a Bolzano, tanto più frondosa era la vite”. Densa di una natura rigogliosa, di scorci mozzafiato, villaggi tipici, manieri secolari e immensi boschi, la Valle Isarco rivela la sua attitudine al vino con i ripidi terrazzamenti viticoli che abbracciano le montagne, evidenziando una cultura enologica ben radicata, ricca di vitigni autoctoni e vini plurimedagliati, ma non così battuta dal turismo di massa e per questo da scoprire. È la zona vitata più settentrionale d’Italia, espressiva di una straordinaria tradizione vitivinicola che affonda le sue radici al V secolo a.C., attraverso pratiche in seguito dominate dai monaci delle abazie, poi diffuse alle famiglie, tutti accomunati dal medesimo approccio virtuoso, che pone al primo posto l’identità e il rispetto per l’ambiente. Una vocazione fino al XX secolo principalmente dedita ai vini rossi, che dalla seconda metà del ‘900 in poi ha saputo indirizzarsi verso vini bianchi, profumati, fruttati ed eleganti, scoprendone lo straordinario potenziale, favorito dal clima alpino, da precipitazioni relativamente poco frequenti, da terreni ricchi e minerali.

 Sylvaner “I” Alto Adige Valle Isarco - Cantina Strasserhof 

Varietà: Sylvaner 100% 
Forma di allevamento: guyot
Prezzo medio: 15 euro
Abbinamento consigliato: i Tortelli di erbe amare, pero Trentosso e Monte Veronese Dop e il Rombo in crosta, asparagi e salsa al beurre blanc, firmati dallo chef Mattia Bianchi del ristorante Villa Amistà, 1 stella Michelin di San Pietro in Cariano (Vr)

Un maso dell’XI secolo, a settecento metri d’altitudine, a pochi minuti da Bressanone (Bz), dove l’enologo Hannes Baumgartner produce con meditata innovazione i vini tipici della Valle Isarco, attenendosi a metodologie produttive attente all’ambiente. Cinque ettari di vigneti favorevolmente esposti a Sud-Ovest, con suoli ghiaiosi lievemente sabbiosi e viti vecchie tra 22 e 42 anni, che danno vini freschi, minerali, succosi, giovani, fortemente identitari, sintetizzati dai bianchi: Sylvaner, Müller Thurgau, Sauvignon, Grüner Veltliner, Riesling, Gewürztraminer, Kerner, Anjo e dal rosso Zweigelt. Entusiasmante il Sylvaner “I” di Strasserhof, una nuova etichetta di Hannes Baumgartner, la quale viene prodotta in un numero piccolissimo di bottiglie.

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Sylvaner “I” Alto Adige Valle Isarco di Cantina Strasserhof con la ricetta Burro e acciuga, tortello, misticanze, bergamotto di Enrico Marmo
 

Al naso un ampio spettro floreale e sentori fruttati e balsamici, camomilla, lime, pesca gialla, mela, incredibili sono le piacevolissime note di pietra focaia e polvere da sparo. Un vino che estrae magnificamente l’essenza del Sylvaner e ne racconta come pochi altri l’identità. Al palato fine, morbido, fresco, sapido, esprime una bella acidità e un gioco interessante tra riduzione e legno, con un piacevole ritorno di agrumi e un’inattesa persistenza. Una sorpresa. Uno dei Sylvaner più singolari e interessanti in questo momento.

Riesling Alto Adige Valle Isarco “Kaiton” - Cantina Kuenhof 

Varietà: Riesling 100%
Forma di allevamento: guyot
Prezzo medio: 21 euro
Abbinamento consigliato: il risotto bianco parmigiana, spugnole, salsa bianca e caffè; e la spigola di cattura,
con patata viola, asparagi bianchi, zabaione d’arancia sanguinella, firmati dallo chef stellato Luigi Taglienti del ristorante Io (Piacenza)

Tra i possedimenti dell’Arcivescovo di Bressanone (Bz), il maso Kuenhof, collocato nelle alture a Sud della cittadina, venne edificato nel dodicesimo secolo, per poi passare di mano alla famiglia Pliger circa due secoli orsono. Dopo essere stati per decenni conferitori di uve all’Abbazia di Novacella, nel 1990 Peter e Brigitte Pliger decidono di dedicarsi a una propria linea, con un approccio biologico e tanta attenzione all’ambiente, incoraggiati dal ristoratore ed esperto di vini Karl Mair. Grazie alla collaborazione con l’enologo Ignaz Niedrist, inizia un lavoro importante sulla cantina e sui vigneti, ridisegnando i terrazzamenti della tenuta, portando gli ettari da 2,5 a 6,5 fino alla produzione della prima annata. Dei tre figli è Simon il più giovane, a voler proseguire con i genitori nella gestione condivisa del maso e della vigna, diplomandosi enotecnico a Weinsberg.

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Riesling Alto Adige Valle Isarco “Kaiton” - Cantina Kuenhof con la ricetta Carnaroli in risotto al pomodoro, limone e bottarga di Antonio Danise
 

Kaiton, termine di origine celtica, è anche il toponimo che identifica l’area vocata intorno a Kuenhof e alla frazione di Tschötsch (Scezze - Bz), prodotto nel 1993, sarà il primo Riesling a essere coltivato in zona. Un Riesling a cui sono dedicati 2,5 ettari di ripidi pendii, esposti a sud-est, sud-ovest, tra i 550 e i 890 metri, con suoli pietrosi, a base di scisto, fillite, quarzo e poca argilla, mentre l’affinamento avviene in tini di acciaio e botti di acacia. Un grande vino rappresentativo della Valle D’Isarco, da bersi anche giovane, in convivialità, per celebrare un momento importante. Al naso tenui sentori floreali e fruttati di pesca, albicocca, papaia e note di idrocarburi. Al palato un sorso armonico, morbido, teso, dove prevalgono acidità, una bella parte citrica, una leggera sapidità e tanta mineralità, insieme a una piacevole lunghezza.

 

Pinot Grigio “K” Alto Adige Valle Isarco - Weingut Köfererhof

Varietà: Pinot grigio 100%
Forma di allevamento: guyot
Prezzo medio: 21 euro
Abbinamento consigliato: l’astice con limone salato, topinambur, frutto della passione; e il crudo di tonno con yuzu, ponzu, zenzero, dello chef Michael Mayr al Quellenhof Gourmetstube 1897, in Val Passiria (Bz)

Edificato nel '976, il maso Köfererhof rappresenta una delle più antiche realtà vitivinicole dell'Alto Adige, una realtà artigianale virtuosa, dedicata prevalentemente alla produzione di vini bianchi alpini della Val D’Isarco, guidata dai talentuosi Günther e Gaby Kerschbaumer, che sono la terza generazione. Sei ettari di vigneti terrazzati esposti a sud, a un’altitudine di 700 mt., che grazie a suoli minerali, sabbiosi, ricchi di granito e ardesia, a un clima rigido ma temperato e a una rilevante escursione termica tra giorno e notte, richiede maturazioni tardive. Le uve vengono raccolte e selezionate manualmente, la fermentazione avviene in vasche di acciaio inox, mentre l’affinamento si protrae per sei mesi in acciaio, prima di passare in bottiglia.

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Pinot Grigio “K” Alto Adige Valle Isarco - Weingut Köfererhof con la ricetta Jambonette di astice, cremoso di patate e asparagi di Keoma Franceschi
 

Il vignaiolo qui ha fatto un superlavoro, il sorso è vellutato, tutto piacevolezza e territorio, al naso esprime complessità e impercettibili sentori di fiori bianchi, pere Williams e agrumi, ma anche nocciole e miele. Al palato cremoso, pieno, minerale, sapido, fruttato, gioca su una leggera riduzione che gli trasmette una nota lieve di pietra focaia e polvere da sparo, insieme a grande freschezza e rotondità. Un calice attrattivo e seducente che induce al sorso successivo. Un Pinot grigio per certi versi atipico per l’Alto Adige, leggermente più fresco e acido, con meno corpo e molta più lunghezza, ma che si fa bere molto molto bene, grazie a un’eleganza e a una spinta non consueti.

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