L'Italia del vino: tre interpretazioni della Schiava da bere in estate

La provincia di Bolzano vanta sette aree vitivinicole con tradizioni secolari, ognuna con una personalità distinta. Una chiesetta a nord-est di Bolzano è circondata da vigneti di Schiava destinati al vino Santa Maddalena

30 luglio 2024 | 09:30
di Eros Teboni

Tra le più antiche regioni del vino d’Europa, l’Alto Adige conserva pratiche enologiche che risalgono al V secolo a.C. e al popolo dei Reti e dei Romani, da sempre produttori di uva. La Provincia di Bolzano si fregia di sette aree vitivinicole, dense di tradizioni immutate da secoli, ognuna con una sua personalità ben distinta e un’autenticità e un terroir con pochi eguali.

Tradizioni di cui è intrisa la memoria, che non di rado si ispirano al sacro, come quella devota a Santa Maddalena, a cui è dedicata una chiesetta sui pendii scoscesi a nord est di Bolzano, una posizione unica, cerniera tra l’area germanofona e quella mediterranea. Uno dei più interessanti e ameni luoghi di culto della regione, ma probabilmente con un significato divino già in epoche preistoriche, così radicata nella tradizione popolare da dare il nome a una frazione e al famoso vino che qui si produce, il Santa Maddalena.

Ristrutturata nel 1300, riporta affreschi nordici che insieme a Cristo, mettono al centro, non Maria come è usuale, ma Maddalena, tanto che anche il ciclo pittorico realizzato settant’anni dopo da un secondo artista, metterà in risalto Gesù che dopo la resurrezione, non appare agli Apostoli, ma bensì a una Maddalena dai tratti nordici, forse richiamando ad essa come alla vera evangelizzatrice delle Alpi occidentali e della Francia.

E il 22 luglio, nel giorno di Santa Maddalena, si celebra l’antica ricorrenza del “Kirchtag”. Un folto numero di persone raggiunge la chiesetta, dal capoluogo, dalla Provincia e dal vecchio Tirolo, per la devozione alla santa, che verrà festeggiata di prima mattina con una messa, insieme alla banda musicale di Dodiciville e ai tradizionali krapfen accompagnati ai vini prodotti nei dintorni e ancora nel pomeriggio, al Maso Trogerhof si festeggerà con la più classica delle merende alto atesine, a base di speck, formaggi, pane nero, cetriolini e vino spillato da una botte grande, per concludere con l’assaggio del Magdalener dei viticoltori della zona. Un appuntamento che ricorre da secoli e si lega a doppio filo con il Santa Maddalena, che su questi pendii a nord di Bolzano, in prossimità dell’altipiano del Renon, esprime i vigneti più antichi e meglio esposti alla luce del sole dell’Alto Adige, fregiandosi della denominazione “zona classica” di produzione del Santa Maddalena.

Schiava: il vitigno cuore del Santa Maddalena

Il vitigno principe del Santa Maddalena è la Schiava, che non è una sola. Per Schiava si intende una famiglia di vitigni a bacca nera, di rado coltivati separatamente, che si caratterizzano per peculiarità ampelografiche differenti. La Schiava (Vernatsch in tedesco), potrebbe essere giunta in Alto Adige dalla Slavonia o dalla Croazia, portata dai Longobardi e nel suo nome cela la forma di coltivazione in filari, sostenuti da un supporto, con cui veniva allevata, in modo diverso dalla vite selvatica che cresceva libera. Il vino che se ne ricava è sempre stato apprezzato dagli imperatori d’Austria, tanto che rappresentava un efficace merce di scambio paragonabile alla moneta, con cui si acquistavano i prodotti austriaci.

Il Santa Maddalena si ottiene grazie alla Schiava, che dal Cinquecento rappresenta la varietà di riferimento in Alto Adige ed è conosciuta fin dal tardo Medioevo. Diffusa principalmente tra Bolzano, Oltradige, Bassa Atesina e Merano, la Schiava incide per il 13,9% della superficie vitata della regione, mentre il Santa Maddalena ha produzioni annue che si aggirano su 1,6 milioni di bottiglie.

Antheos Santa Maddalena Classico - Waldgries

Lo scorrere del tempo non è un’opinione e il preservare tutto ciò che è stato, con una visione prospettica, è un valore. Sono i principi a cui si ispira Christian Plattner, continuando sulle orme del fondatore Roblinus de’ Waldgries, che pose la prima pietra della Cantina Waldgries a Santa Giustina e oggi viene ricordato con l’intitolazione di un vino. Una narrazione fatta di tradizioni antiche e buone pratiche in vigna e in cantina, da scoprire durante la visita all’azienda, percorrendo il sentiero didattico che guida il visitatore attraverso i vigneti, culmina su un belvedere panoramico da cui si vedono i tetti di Bolzano, la frazione di Santa Maddalena e i manieri vicini, per proseguire nelle cantine storiche dalle suggestive volte a tutto sesto e scoprire gli otto secoli di storia della Tenuta Ansitz Waldgries, i cui primi cenni storici risalgono al 1242. 

Antheos è una vigna altamente vocata, che riporta indietro il tempo, grazie alla geniale intuizione di Christian, di coniugare otto storiche varietà di Schiava e Lagrein quasi estinte, ispirandosi alle pratiche che erano in uso quando c’era il bisnonno. La terra è morenica, sabbiosa, ghiaiosa, porfirica, di origine glaciale e il clima è così mite, che insieme alle vigne crescono palme, ulivi e fichi. La vinificazione si svolge in grandi tini e il 20% delle uve viene lasciata a lungo in macerazione con i raspi, per un grande Santa Maddalena, proposto per la prima volta nel 2010, di cui possiamo godere la piacevolezza, divertendoci ad abbinarlo a piatti non scontati. Ci regala leggeri profumi floreali, intensi sentori di frutta rossa, ribes, mirtillo, mora, ed erba appena tagliata, che ci guidano a un sorso appagante, tutto eleganza, corpo, tannini avvolgenti in rapporto a una interessante acidità e a lievi note speziate di pimento e tamarindo.

Varietà: Schiava gentile, Schiava grigia, Schiava Tschaggel, Schiava media, insieme ad altre varietà antiche di Schiava e Lagrein.
Forma di allevamento: Pergola
Prezzo medio: € 24-28
Abbinamento consigliato: Spalla di agnello a bassa temperatura, salsa all’aglio e carote colorate del ristorante Salvo Cacciatori di Imperia

Vernatsch Galea 2023 - Nals Margreid

Le radici di questa cantina che oggi conta 160 ettari, 14 vigneti e 138 soci, riportano al 1764, quando a Nalles venne edificata l’azienda vitivinicola Von Campi, i cui pavimenti originali in sasso sono ancora visibili nei locali che oggi ospitano l’enoteca. Ma sarà grazie alla presidenza di Alois Busetti, forte di 34 soci, se nel 1932 nascerà la Cantina Nals, per consolidarsi nei decenni successivi e nel 1963 esportare la prima bottiglia in Germania. Il 1985 si prende una decisione importante, per affrontare le sfide globali le cantine Nals e Margreid-Entiklar decidono di unire le forze, dandosi il nuovo nome “Cantina Nals Margreid”, una scelta che frutterà successi, partecipazioni di rilievo e riconoscimenti in questi anni, come lo scettro di “Miglior bianco d’Italia 2012” attribuito dal Gambero Rosso al Pinot Bianco Sirmian.

E si arriva al 2019, quando l’edificio storico diviene oggetto di un importante ristrutturazione che ne fa la sede dell’azienda. Linee futuribili con materiali naturali e tonalità materiche magnificamente inserite nel contesto, con il reparto vinificazione e la barricaia al centro, frutto di un’architettura contemporanea pluripremiata, che porta la firma dell’Architetto Markus Scherer. I vigneti di Nals Margreid prosperano su terroir unici, ricchi di biodiversità, estesi principalmente sulla sponda destra del fiume Adige, tra Nalles e Magrè, caratterizzando produzioni accurate. Il Vernatsch Galea prevede vendemmie con raccolta manuale, fermentazioni in tini di acciaio e affinamenti di 7 mesi in botti di legno grandi. E l’assaggio non disattende. Un’esperienza organolettica ad alto tasso di piacevolezza, che conferma il valore dei produttori di questa regione, siano essi imprenditori di quinta generazione, giovani promesse dell’enologia o cantine sociali. Una Schiava classica tra le più versatili dell’Alto Adige, che al naso offre inebrianti sentori di piccoli frutti rossi poco maturi ma più croccanti e ciliegie di Vignola, con lievi note di levistico, macis, mandorla. Al palato, un sorso delicato, caldo, succoso, vellutato, persistente, relativamente poco acido e tannico, ma molto morbido, con leggere speziature.

Varietà: Schiava 100%
Forma di allevamento: Pergola
Prezzo medio: € 15-18
Abbinamento consigliato: Filetto di manzo, broccoli, aringhe e salsa acidula di Luca Marchini del ristorante L'Erba del Re di Modena

Vernatsch Gschleier 2022 - Girlan

Nel 1923 erano solo 24 i viticoltori guidati dal presidente Johann Kofler Krautschneider, i quali partendo da un maso storico del XVI secolo, fondarono la Cantina Girlan. Nel 1975 Hartmuth Spitaler, un vero e proprio precursore, riuscirà a intuire il potenziale della sottozona “Gschleier”, dando vita alla prima Schiava/Vernatsch prodotta unicamente in quella sottozona. In quell’anno si stringe una collaborazione con l'artista Paul Flora, a lungo collaboratore di importanti quotidiani tedeschi, che con la sua pregevole grafica ispirata a Paul Klee, caratterizzerà le etichette del brand altoatesino, fino al 2009, anno della sua scomparsa, quando gli è stata dedicata la linea più importante dell’azienda di Cornaiano “Le Selezioni”. Nel 2023 la Cantina Girlan ha festeggiato i 100 anni di vita e oggi conta oltre duecento soci viticoltori, che si riconoscono nell’agricoltura sostenibile e nella tensione comune di rivalutare gli antichi vitigni altoatesini. Il nome “Gschleier”, dato a questa particolare selezione di Schiava, che si coltiva a nord-ovest di Cornaiano, nei pressi di Gschleier, riporta al ritrovamento in quell’area di un insediamento militare della Roma imperiale, scoperta dagli archeologici nel 1950.

Un cru leggendario, notevolissimo. Si ottiene solo con uve locali da vigne vecchie di 80-100 anni, limitando le rese, senza usare concimi minerali e irrigazioni artificiali, ma impiegando sistemi a goccia a risparmio idrico e un approccio corretto verso l’ambiente grazie al fotovoltaico aziendale, alla tecnologia Led, all’uso di tappi naturali non sbiancati e bottiglie Light-Weight. I filari esposti a meridione, su suoli calcarei, ghiaiosi, argillosi, hanno una pendenza media del 12% e si estendono su una collina morenica tra i 390 e i 450 metri di altezza. Le vendemmie sono manuali, le fermentazioni durano circa 20 giorni, le maturazioni nove mesi in grandi botti di rovere e 6 mesi l’affinamento in bottiglia. Una Schiava da bere assolutamente alla prima occasione, che si palesa per l’approccio identitario, la complessità, ma anche per la notevole bevibilità. Al naso un bel floreale e lievi sentori di sottobosco, piccola frutta rossa, mandarancio. Al palato rivela una fine trama tannica, un’acidità importante e un sorso fresco, snello, corposo, pieno, che diverge un po' da ciò che ci si aspetta da questo vitigno, con un finale sapido che prelude a una notevole longevità.

Varietà: Schiava 100%
Forma di allevamento: Pergola
Prezzo medio: € 20-23
Abbinamento consigliato: Bottoncini ripieni di piccione, burrata e finocchietto selvatico di Giorgia Ceccato della Nazionale Italiana Cuochi

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Alberto Lupini


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