«Sulle bistecche di carne di Oleggio soffici e guerriere, vollero bere il Gattinara, vino compatto, profumato di gioioso colore, di severi propositi, illustre figlio di un nobilissimo ceppo, di quel padre Nebbiolo da cui scendono il Barbaresco, il Ghemme, il Lessona, il Valdengo, il Carema e i tre gemelli valtellinesi Sassella, Inferno e Grumello». Così scrive il giornalista Paolo Monelli descrivendo una colazione all’Isola dei Pescatori tra il premier francese Pierre-Étienne Flandin e il ministro degli Esteri francese Pierre Laval, durante la Conferenza di Stresa, summit organizzato nel 1935 per tentare di contenere le mire espansionistiche di Hitler.
Gattinara, un grande vino piemontese che già negli anni Trenta del ‘900, compare con orgoglio sulla tavola dei potenti ma che qualche decennio dopo non mancherà di entusiasmare anche lo scrittore Mario Soldati (1906-1999), che gli dedicherà un racconto: «Un sorso, ma neppure il più piccolo sospetto di sapore zuccherino, un asciutto, un amaro tutto amaro, di un amaro gradevolissimo. Avrebbe del Porto, un porto smagrito, prosciugato, fatto fluido, quasi etereo».
Un vino chiamato anche “Spanna” nel Vercellese, forse perché il grappolo di Nebbiolo è lungo proprio 20 cm. come una spanna, ma che certamente doveva piacere non poco all’intellettuale torinese: «Un sorso di Gattinara. Purché vero, s’intende. Non chiedo di più».
Tre Gattinara da non perdere
Si ottiene principalmente dal vitigno Nebbiolo, consentito dal 90 al 100%, a cui ormai pochi produttori aggiungono uve di Vespolina fino al 4% e/o Uva Rara o Bonarda di Gattinara, fino a un massimo complessivo del 10%. Nasce su terreni minerali ricchi di ferro, di antichissima origine vulcanica, in prossimità del Monte Rosa. Un vino dal colore «limpidissimo, rosso marroncino - continua Soldati - che tira al giallo: ma quando ce ne resta soltanto una goccia in fondo al bicchiere e lo guardi contro il bianco della tovaglia, ha il colore rosa scuro, rosa oro, rosa antico; la luminosità, a notte, dei portici di Gattinara».
Nel ‘500 si diffonderà nelle corti europee grazie al Cardinale Mercurino Arborio Marchese di Gattinara, che ne era produttore e ricoprirà a lungo il prestigioso incarico di consigliere del Re di Spagna, Carlo V. La Doc arriva nel luglio del 1967 e nel 1990 la Docg, quest’ultima può contare su un’estensione di quasi 100 ettari di vigneto con un disciplinare che prevede minimo 35 mesi di invecchiamento di cui 24 in legno, mentre per la versione Riserva i mesi diventano 47, di cui almeno 36 in legno. Vini austeri, potenti, strutturati, che si prestano a lunghi invecchiamenti, da riscoprire attraverso tre produttori che mi hanno colpito notevolmente.
Gattinara Docg “Tre Vigne” di Cantina Travaglini
Varietà: Nebbiolo 100%
Forma di allevamento: Guyot semplice
Prezzo medio: 32 euro
Abbinamento consigliato: Raschera e Castelmagno stagionati, selvaggina.
Gattinara Docg “Tre Vigne” di Cantina Travaglini con “Lombo di cervo, nespole fermentate, grano saraceno” di Stefano Masanti del Ristorante Il Cantinone (1 stella Michelin) di Madesimo (So), socio Euro-Toques Italia
Pochi vigneti e la cantina nel centro del paese frutto del lavoro del capostipite Clemente Travaglini negli anni ’20 del Novecento, poi nel 1958 Giancarlo Travaglini prende le redini dal padre Arturo. Sono anni di grandi cambiamenti in vigna e in cantina all’insegna dell’innovazione, a lui si deve la bottiglia “storta”, un involucro unico per l’epoca, disegnato e brevettato personalmente. Una bottiglia che svolge anche la funzione di decanter e caratterizzerà il Gattinara Travaglini negli anni a venire, diventando il biglietto da visita dell’azienda. La partecipazione a manifestazioni internazionali porta a riconoscimenti di rilievo, mentre la figlia Cinzia entra in azienda e si appassiona all’attività di famiglia, in seguito affiancata da Massimo Collauto, a cui nel 2019 si aggiungono Alessia e Carolina, che rappresentano la quinta generazione. 59 ettari di proprietà di cui 44 coltivati a vigneto, con suoli rocciosi e minerali, ricchi di graniti, porfido, ferro e assenza di calcare. Vigneti tra i 6 e i 45 anni, prevalentemente dedicati al Nebbiolo, a cui si aggiunge una piccola parte destinata alle uve Vespolina e Uva Rara. Destinato a un lungo invecchiamento e prodotto solo nelle migliori annate, il “Tre Vigne” è realizzato con il Nebbiolo di tre differenti vigneti storici. Conserva un colore granato intenso e riflessi aranciati, al naso frutta, confettura, suadenti profumi di viola, leggere note di ciliegia e oliva, grande mineralità, tannini ben definiti non troppo invadenti, lieve sapidità e una notevole profondità.
Gattinara Riserva Docg di Anzivino
Varietà: Nebbiolo in purezza (Lampia, Michet, Rosé)
Forma di allevamento: Guyot
Prezzo medio: 35 euro
Abbinamento consigliato: Montebore stagionato, Trippa di Moncalieri.
Gattinara Riserva Docg di Anzivino con “Animelle panate alla cacciatora, bagna cauda e agretti” di Andrea Pasqualucci del Ristorante Moma (1 stella Michelin), socio Euro-Toques Italia
Un’interessante realtà produttiva avviata nel 1998, da Sabrina (il cui nonno Luigi era bottaio e viticoltore) ed Emanuele Anzivino, quando decidono di lasciare Milano per l’Alto Piemonte, ristrutturando una vecchia distilleria in località Gattinara. Il Massiccio del Monte Rosa alle spalle delle colline di Gattinara favorisce un microclima con estati mediamente calde ed escursioni termiche rilevanti, che con la notevole acidità e mineralità del terreno di origine vulcanica, incidono positivamente sulla coltivazione del Nebbiolo, dell’uva Vespaiola e della Bonarda piemontese (chiamata anche Uva Rara), garantendo profili olfattivi unici. Una decina di etichette realizzate con la collaborazione dell’enologo Giuseppe Zatti, ispirate alla tradizione, che esprimono sperimentazione e ricerca, puntando su produzioni limitate. Notevole il Gattinara Riserva Docg, un Nebbiolo che affina almeno cinque anni, di cui tre in legno, lasciando immaginare un potenziale di invecchiamento ben oltre i 15 anni. Al naso profumi di frutti rossi intensi, con marcate note floreali di viola e speziate di cannella e chiodi di garofano. Al palato corposo, armonico, tannico, con una piacevole e inattesa freschezza e una grande profondità.
Gattinara Docg “Il Putto” di Cantina del Signore
Varietà: Nebbiolo
Forma di allevamento: Guyot
Prezzo medio: 25 euro
Abbinamento consigliato: bollito e brasato piemontesi.
Gattinara Docg “Il Putto” di Cantina del Signore con “Ossobuco” di Errico Recanati del ristorante Andreina di Loreto (An), stella Michelin e socio Euro-Toques Italia
I vigneti di proprietà della famiglia Nervi, attiva a Gattinara nel dopoguerra, si fondono con quelli del produttore Attilio Delsignore dopo le nozze con Elsa Nervi, diventando 5 ettari vitati. La visione lunga di Attilio e il desiderio di innovare portano la produzione vitivinicola verso l’invecchiamento dei vini e l’impiego del Nebbiolo in purezza, pratica non così usuale in quegli anni, fino al 1960 quando esce l’ottimo “Nervi-Delsignore”. La partecipazione alle competizioni e il desiderio di confronto conducono dopo 13 anni a un riconoscimento importante con il Gattinara Doc 1967, a cui viene assegnata la medaglia d’oro al concorso “Vini Pregiati del Piemonte e della Valle d’Aosta” di Stampa Sera. Il Gattinara “Putto vendemmiatore” nasce su rilievi tra i 350 e i 420 metri grazie a vigneti tra i 35 e i 70 anni di età, con un affinamento di 28 mesi in botte di rovere di Slavonia. Il vino si ispira alla pregevole decorazione in cotto della facciata quattrocentesca del Duomo di Gattinara, sottolineando quanto la coltivazione dell’uva in questi territori sia antica. L’eleganza e l’identità che ne caratterizzano l’approccio sono espressivi di un importante lavoro fatto in vigna e in cantina, a partire dall’accurata selezione manuale dei grappoli. Al naso complesso e speziato, con sentori di frutti rossi, viola, tabacco, conserva un coinvolgente approccio al palato che si caratterizza per intensità, sapidità e mineralità, elementi che si completano magistralmente, dando al vino struttura, profondità e corpo.